Prima di augurarti Buon Natale con Blade Runner siediti e fai un respiro profondo o viceversa perché ti devo confessare una cosa.
Non l’avevo mai visto prima.
È che la massima:
“Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare”
mi aveva stufato prima ancora che potessi capire, a distanza, quali sono i dettagli narrativi che conducono a questa citazione e, se c’erano altre proposte tra le quali scegliere.
Alla fine, Blade Runner l’ho visto.
Dopo Il Grinch, non mi vengono in mente altri film da vedere durante le feste natalizie.
Una faccenda ben strana, perché?
Blade Runner: davvero è un film natalizio?
A volte fruire di un prodotto culturale come Blade Runner diventa quasi una scelta obbligata.
Abituata a vedere a ripetizione un pallido e sanguinante Roy Batty (Rutger Hauer) percorrere i tetti di una città futuristica e consumistica, poco prima di esordire con il suo celebre monologo, ho voluto togliermi la curiosità di guardare le premesse sulle quali si costruisce il film.
La trama è semplice e complessa.
Sei replicanti evadono da colonie extraterrestri e si nascondono a Los Angeles mescolandosi alla gente comune. La polizia terrestre ha il compito di individuarli ed eliminarli perché costituiscono un pericolo per la società umana e per l’ordine naturale delle cose.
Sono pericolosi perché sembrano essersi appropriati delle loro abilità, create a beneficio di una comunità che ne ignora l’esistenza, per determinarsi come individui a sé.
I replicanti hanno una data di scadenza e ne sono consapevoli. La fuga e i crimini che commettono diventano una lotta contro il tempo, un furioso tentativo di trovare una soluzione che gli consenta di renderli artefici del loro destino. Esseri artificiali che pretendono di scegliere cosa fare e di come disporre della loro vita.
Il compito di eliminare questi individui senzienti e privi di emozioni spetta al Blade Runner Rick Deckard (Harrison Ford) il quale, nel suo percorso di distinzione tra ciò che è vero e ciò che non lo è, incontra Rachel (Sean Young) l’ultima creazione del dottor Tyrell (Joe Turkell).
Rachel è convinta di essere vera perché le sono stati innestati dei ricordi, una storia, un passato. È così convinta di non essere una replicante che a Rick sorgono dei dubbi che mettono in discussione tutto ciò in cui crede o dovrebbe credere.
Al di là della storia dei personaggi e del mondo in cui si muovono, Blade Runner affascina per il ruolo non ruolo del Detective Gaff. Presente anche quando non compare in scena, il personaggio interpretato da Edward James Olmos è meno marginale di quanto possa apparire, per la cura che ha di lasciare piccoli artefatti in miniatura realizzati a mano.
Parla poco, il Detective Gaff ma, è preciso nel tenere il conto dei replicanti da distruggere. È talmente puntiglioso e attento nel svolgere le sue mansioni che, in una massa di umani, umanoidi e padreterni, ha una parvenza mefistofelica.
Una sembianza che si fa concreta nei dubbi e nelle paure di Rick quando, sotto la pioggia che accompagna gli ultimi rintocchi del tempo concesso a Roy, Gaff esclama:
“Ottimo lavoro, Blade Runner! Peccato che lei non vivrà. Sempre che questo sia vivere!”
Perché augurare Buon Natale con Blade Runner, dunque?
Forse perché nel presente in cui siamo sovraesposti all’immagine che abbiamo o vogliamo dare di noi stessi Blade Runner ci ricorda che stiamo perdendo l’attenzione per i particolari che intrecciano o danno una svolta ai fili dell’esistenza. Quelli che sono in grado di farci capire quando siamo reali e quando stiamo semplicemente indossando una qualche maschera pirandelliana.
Forse perché stiamo perdendo la capacità chiederci cosa ci distingue dalle repliche di noi stessi. Perché il tempo virtuale alimenta l’illusione di poter vivere (e consumare) una vita senza data di scadenza.
La vita è un dono potenziale. In quanto tale, sarà sempre provvisto di una data di scadenza e non si può cambiare con uno nuovo, per questo è unico. La scelta si riduce a cosa ne faremo di questo dono per far sì che si perpetui, sia come persone reali sia come replicanti.
P.S. Blade Runner è un film uscito nel 1982, parla di una realtà datata 2019 e si ispira al romanzo di Philip K. Dick, Il cacciatore di androidi pubblicato nel 1968.
Forse è per questo che il genere della fantascienza non è nelle mie corde. Perché è molto presente e preveggente nel descrivere il mondo (o i mondi) in cui viviamo o nel quale non immaginiamo di vivere e toglie un po’ l’effetto sorpresa.
Ad ogni modo,
Buon Natale,
🙂
Photo Credits: immagine in evidenza via lukedowding.com
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