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Gentilezza e cortesia: sono la stessa cosa o c’è una sottile differenza?

12 Novembre 2018
Gentilezza e cortesia: sono la stessa cosa o c'è una sottile differenza?

Gentilezza e cortesia sono la stessa cosa?

No, è la risposta più ovvia. E anche la più comune.

Ci penso spesso, al tema della gentilezza e, condivido la richiesta di non perdere la capacità di essere gentili. Tuttavia:

Che cos’è la gentilezza?
Come si fa a riconoscerla e a distinguerla dalla cortesia?
Perché se ne parla tanto?

Per cortesia o per gentilezza: per convenienza o per semplice disinteresse?

  • Piccolo aneddoto su gentilezza e cortesia.

Torno a una scena del passato, nella sala da pranzo dell’albergo scelto per ospitare le classi in gita scolastica. Passo a fianco a un gruppetto di ragazze che sta mangiando. Tra queste, quella vista dai più come chiassosa e antipatica sta fissando i condimenti per l’insalata e non riesce a distinguere l’olio dall’aceto. Le sembrano uguali e ride e scherza ipotizzando che uno o l’altro siano andati a male. Mi sembra, però, che sia anche preoccupata nel servirsene, per paura che le facciano male. D’istinto, le chiedo di passarmi quello che sembra aceto. Ne verso qualche goccia sul dorso della mano, lo assaggio. È aceto, non proprio buonissimo ma è aceto. Glielo dico e passo avanti. Mi rimane impressa la sua espressione ammutolita, seguita da un grazie imbarazzato detto con gli occhi rivolti al piatto, come se fosse stata rimproverata. La persona testimone di tutta la scena mi dice che sono stata molto gentile ma, allora perché mi sembra di aver commesso un torto? Non ne avevo alcuna intenzione.

L’aneddoto mi ha fatto pensare che non ero tenuta a fare quello che ho fatto. Non conoscevo la ragazza, non mi interessava quello che si diceva di lei e non avevo alcuna intenzione di relazionarmi con lei. Mi sembrava solo preoccupata, giustamente, di correre un rischio.

Se avessi voluto ottenere qualcosa, sarebbe stato più semplice e conveniente mantenermi sul piano della cortesia dicendole cosa fare cercando di ridimensionare le preoccupazioni che stava affrontando e adattandomi al suo modo di affrontare le cose. Sarei stata accondiscendente, come le ragazze che le facevano compagnia al tavolo.

Probabilmente il rischio più grande nel riflettere sulla differenza tra la cortesia e la gentilezza si nasconde nelle intenzioni, non nel loro significato.

Sul vocabolario gentilezza e cortesia sono sinonimi però sono convinta che un gesto di gentilezza:

  • è reale quando ti spiegano che una cosa è sbagliata e perché,
  • ti insegna a volerti bene per quello che sei, senza giudicarti o prenderti in giro facendo leva sui bisogni o sui desideri che lasci trapelare attraverso i tuoi comportamenti,
  • non ti esclude e non ti fa sentire in debito,
  • è anche far sapere che esistono persone che non hanno avuto la possibilità di essere gentili, né il tempo di comprenderne la natura spontanea e disinteressata.

Le persone gentili si riconoscono ma non si notano. Sono trasparenti, difficilmente nascondono intenzioni. Si notano di più le persone che esprimono il bisogno di ricevere un po’ di gentilezza e questo le mette a rischio perché paiono influenzabili, manipolabili, vulnerabili. Bersaglio perfetto alle quali sembra bastare rivolgersi con cortesia per ottenere da loro tutto ciò che serve.

gentilezza o cortesia o entrambe?

immagine via Instagram

Alla gentilezza viene attribuita un’intenzione che non c’è e, sulla base di questa percezione, si adotta un comportamento cortese, di convenienza. Questo si riconosce più facilmente nel mondo reale ma, in quello virtuale, rendersene conto sembra impossibile.

Lo scrivente che condivide un’immagine o un pensiero può avere mille motivi per farlo o può non averne nessuno se non quello di esprimersi per quello che è. Ci hai mai pensato che non tutti si affacciano al web con uno scopo preciso?

Può succedere ed è tendenza generale distorcere i contenuti facendo passare le persone che li creano o condividono per qualcosa che non sono.

Se tu scrivi questo, vuoi dire quest’altro e quindi sei quello che scrivi sono i nuovi luoghi comuni di oggi. Niente si legge per quello che è e tutto, tutto può essere soggetto a libera interpretazione.

Quando leggo un determinato contenuto mi sorprendo a chiedermi se nasconda uno più intenti e quali potrebbero essere e a fare mente locale nell’archivio dei pregiudizi che, volente o nolente, traspongo anche sul web.

Quando scrivo uno status su Facebook o carico un’immagine su Instagram mi scopro a ragionare su tutte le sfumature di interpretazione che un lettore potrebbe trarne.

Prima di aprire questo blog o di iscrivermi a varie piattaforme social, non era così. Volevo solo esercitarmi nell’arte di narrare per il puro piacere di farlo e per andare al cuore delle cose che si presentano in superficie.

Poi è successo che ho cominciato a rimuovere e bloccare tutti i richiedenti amicizia che, senza provare ad instaurare una conversazione con me, mi hanno invitato a mettere un like a pagine ipotizzando cosa potesse interessarmi o a inserirmi in gruppi che non avevano nulla a che fare con i miei interessi, bisogni o desideri ma che potevano essere utili per soddisfare un egocentrismo ed esibizionismo generalizzato.

È successo che mi sono allontanata da persone conosciute online che, senza mia esplicita richiesta, si sono sentite in diritto di dire come dovevo gestire il mio blog, come dovevo comportarmi sui social, come essere professionale. Come, come, come.

È successo che, tutto sommato, ho fatto esperienza delle ipocrisie amplificate dalla realtà virtuale e delle quali non ci si rende conto perché si presentano con raffinatissima cortesia.

Una persona gentile dovrebbe saper riconoscere queste sfumature. Spesso evita di smascherarle per non urtare la sensibilità (o indebolire le difese) di chi si espone in buonafede con il rischio di essere frainteso o manipolato. Se lo fa, non lo fa pubblicamente e non è mosso da secondi fini se non quello di sviare l’attenzione dai rischi ai quali qualcun altro sta andando incontro.

Una persona cortese riconosce le intenzioni, si adegua all’immagine del suo interlocutore e, se gli conviene, esaudisce un suo eventuale bisogno e/o desiderio sotterraneo giocandolo a suo vantaggio.

Una persona gentile e cortese è rarissima e credo che sia quello di cui l’umanità e il web ha realmente bisogno.

La distinzione tra gentilezza e cortesia è sottilissima. Non ci sono dei contrasti sufficientemente netti per distinguerle e molto spesso si cade nell’errore di confondere l’una con l’altra.

Scrivere questo post è un rischio che ho voluto correre per dare un senso alle distinzioni fatte e lo condivido sia per cortesia sia per gentilezza.

Lascio a te la scelta di dargli un’intenzione o di accettarlo per quello che è o dovrebbe essere e, al limite, esprimere il tuo pensiero nei commenti. 🙂

Photo Credits: immagine in evidenza via Pixabay

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4 Comments

  • Reply Priscilla 13 Novembre 2018 at 12:37

    A volte le persone gentili vengono equivocate e questo a lungo andare crea incomprensioni e malumori che degenerano in antipatie anche malcelate

    • Reply Rita Fortunato 13 Novembre 2018 at 12:45

      Concordo, Priscilla.
      Solo che, a me sembra che più che a volte il fraintendimento capiti spesso e dopo un po’, ti stanchi a dover ripetere e rettificare.
      Nonostante ciò, si continua ad aspirare alla gentilezza perché, per quanto rara, non se ne può fare a meno. 🙂

  • Reply Marilu 7 Gennaio 2019 at 22:51

    Spesso per sottolineare indico entrambe.
    Mi domandavo se si poteva? Ho cercato e trovato questa premurosa spiegazione.

    • Reply Rita Fortunato 7 Gennaio 2019 at 23:54

      Grazie, Marilu, per la rarità del tuo quesito. Mi hai lasciato un commento prezioso, 🙂

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