Il mestiere dello scrittore è un mestiere del quale non si smette mai di leggere per imparare come si fa a scrivere un romanzo o, semplicemente, per comprendere cosa voglia dire scrivere.
Sono tanti i manuali di scrittura dai quale trarre diversi insegnamenti ma, questa settimana, mi sono dedicata alla lettura de Il mestiere dello scrittore di Murakami.
Un libro che, come quasi tutti quelli raccolti e letti all’interno di questo blog, si collega ad altri libri, anche diversissimi fra loro.
Il mestiere dello scrittore di Haruki Murakami: monologo da lettore a scrittore e viceversa
L’aspetto più interessante de Il mestiere dello scrittore di Murakami è che si tratta di un monologo dove si alternano domande e riflessioni. È un po’ come entrare, non visti, nello studio dell’autore e ascoltarlo mentre parla da solo (o così ti porta a crederlo) dei vari aspetti legati alla sua professione. Un monologo interiore condiviso ma non autoreferenziale, anche se opere ed esperienze personali vengono adottate come esempio.
Lo scrittore è una persona generosa? porta il lettore a distinguere tra personalità, carattere e abilità degli scrittori. Per quanto riguarda la figura del romanziere, i pregi e i difetti ne delineano luci e ombre e si arricchisce di particolari quando si sposta da un genere letterario all’altro causando reazioni contrastanti da parte di chi è del settore.
La rivalità è alta ma, per quanto riguarda il romanziere, la risposta è positiva. Tra i tanti specialisti è tra gli scrittori più generosi poiché è consapevole che tutti possono cimentarsi in questo mestiere ma pochi sono quelli che riescono a sostenere la fatica che comporta scrivere un romanzo.
L’impressione che se ne riceve a leggere il primo capitolo de Il mestiere dello scrittore è che ogni nuovo romanziere è il benvenuto perché ci sarà sempre qualcuno abbastanza generoso da incoraggiare, o almeno a non contrastare, il neofita che si avventura nel percorso, impervio e spesso frustrante, della narrativa in prosa.
Il capitolo intitolato Come sono diventato romanziere è narrazione nella narrazione e un voltarsi indietro, alla ricerca del momento esatto in cui Murakami ha deciso di scrivere Ascolta la canzone del vento. Uno degli elementi più suggestivi di questa parte è che sembra che tutto sia accaduto per caso.
In realtà, dopo aver accumulato tutta una serie di esperienze di vita e svolto diversi lavori, l’autore ha sentito la necessità di scrivere un romanzo partendo da zero, senza un metodo in particolare e senza conoscere i criteri sui quali il pensiero comune si basa quando si discute di letteratura.
Ascolta la canzone del vento ha permesso Murakami di intraprendere il mestiere dello scrittore confermato e incentivato dalla vincita di un premio per scrittori esordienti. Una vincita che però non sembra avere un grande peso né particolare importanza nel percorso di un romanziere.
A proposito dei premi letterari è una sezione che, pur ribadendo più volte la loro funzione di biglietto d’ingresso nel mondo della scrittura, riflette sul fatto che queste realtà non determinano né mantengono il successo letterario sul lungo periodo.
“[…] per un vero scrittore ci sono cose molto più importanti che vincere un premio letterario. Una di queste è la capacità di creare qualcosa che abbia un significato, un’altra l’esistenza di lettori – pochi o molti che siano – in grado di dare il giusto valore a quel significato. A uno scrittore che ottenga queste due cose dei premi letterari non importa assolutamente nulla. I premi sono soltanto conferme formali da parte della società e degli ambienti letterari.”
Delineati i tratti del romanziere tipo, trovata una voce narrativa e vinto un premio letterario, Il mestiere dello scrittore si interroga Sull’originalità.
Il tema viene introdotto menzionando Oliver Sacks ed è il capitolo più musicale del libro perché è attingendo alla musica e alle sensazioni provate durante l’ascolto di certe canzoni che Murakami spiega cosa significhi per lui essere originali e mantenersi tali.
A leggere le ultime righe dedicate all’originalità si può provare una sensazione simile alla gioia che si tramuta un po’ in ansia quando si arriva al Dunque, cosa scrivere?
La risposta non è definitiva e anche qui quel che più conta non è trovare qualcosa per cui vale la pena scrivere ma come approcciarsi alla scrittura e attivarne il processo. In questa parte, Il mestiere dello scrittore si concentra su due attività preparatorie essenziali, leggere e osservare. Attività che vengono incamerate nel tempo per poi essere estratte nel momento in cui si scrive.
Molto bella è la metafora dei cassetti della memoria da aprire in caso di necessità e che segue lo stesso procedimento spiegato da Stephen King in On Writing quando parla di fossili sepolti. Metafore a parte, per far sì che succeda la magia, Murakami ricorda anche che il mestiere dello scrittore richiede:
- tempo e
- costanza.
Nel primo caso, è rassicurante cambiare mentalità nei confronti del tempo pensandolo come a un amico che ti accompagna e non ti incalza durante il percorso.
Nel secondo caso, il mestiere dello scrittore riflette fino a che punto scrivere è un’attività mentale e fisica. Sempre osservando quelle che sono le sue abitudini personali, Murakami pone l’accento sui benefici che si possono trarre dalla pratica sportiva e spiega anche come gestisce a sua volta la solitudine e le fatiche dello scrittore. Questa parte è un po’ come avere un esempio pratico del detto latino mens sana in corpore sano con l’aggiunta che, per una volta, viene ridimensionata l’idea (certo più affascinante) dello scrittore visto come un individuo in bilico tra genio e sregolatezza.
Una parentesi A proposito della scuola non poteva mancare in un libro dedicato al mestiere dello scrittore che però, come luogo di formazione e sviluppo delle potenzialità dei discenti, non ci fa una bellissima figura. È tuttavia interessante per il lettore vedere come il sistema scolastico, in quanto segnale indicatore della salute del contesto sociale in cui si inserisce, porta lo scrittore ad afferrare le problematiche della realtà al punto da suggerire anche delle possibili soluzioni.
“Riguardo ai profondi problemi educativi che ingenera una società di questo tipo, priva di sufficienti ‘vie di fuga’, dobbiamo trovare soluzioni nuove. Cioè, andando con ordine, creare dei luoghi in cui cercarle, queste soluzioni.”
Quali personaggi mettere in scena riprende alcune delle dinamiche accennate in Dunque, cosa scrivere utilizzando altre metafore, più pertinenti al tema che sta al lettore approfondire. Quel lettore al quale Murakami si rivolge in Per chi scrivere?
Tra le righe sembra riemergere il mai esaurito discorso che vede schierarsi in due parti contrapposte chi scrive per sé stesso e chi pensando al lettore o, almeno, avendo in mente un’idea chiara e complessiva della tipologia di lettori al quale ci si rivolge.
Lo scrittore scrive sostanzialmente per sé stesso e, partendo dalla sua interiorità, crea un’opera attraverso la quale esprimersi, da rivolgere verso l’esterno per instaurare una relazione con chi legge. Se il medium (libro) funziona non dipende dal grado di piacevolezza della narrazione (non si può piacere a tutti o scrivere per piacere a determinate persone) ma da quanto chi legge si sente coinvolto e riesce comprendere quell’interiorità che lo scrittore ha tanto faticato ad estrarre.
Per chiudere Il mestiere dello scrittore Murakami racconta, in Andare all’estero Una nuova frontiera, un altro aspetto dei tratti che delineano la sua carriera di romanziere. L’autore racconta come le critiche ricevute in Giappone lo abbiano indotto a concretizzare la felice collaborazione con la rivista The New Yorker. Una collaborazione che gli ha permesso di introdurre sue opere sul mercato americano prima e, come una reazione a catena, su quello europeo poi. Si tratta di una bella panoramica del contesto in cui l’autore si è mosso prendendo nota anche in quali luoghi le sue storie hanno riscontrato maggior successo:
“Questa è soltanto una mia impressione, e se mi chiedessero di indicare una ragione precisa o di fare un esempio pratico mi metterebbero in difficoltà, ma considerando il corso della storia, mi sembra che i miei libri abbiano avuto successo a partire da quei paesi dove erano avvenuti cambiamenti sociali enormi”.
In conclusione, Il mestiere dello scrittore di Murakami può essere utile per comprendere cosa vuol dire scrivere? Per rispondere non si può fare a meno di tornare a Il mestiere di scrivere di Raymond Carver e, nello specifico, a quando suggerisce di raccogliere gli insegnamenti dei più grandi in schede 6×12.
Il mestiere di scrivere può benissimo far parte di questo archivio dell’aspirante scrittore assieme a I ferri del mestiere di Fruttero & Lucentini anche perché uno dei motivi che hanno favorito l’ingresso di Murakami in America è il suo ruolo di traduttore delle opere di Carver per far sì che potesse essere letto anche in Giappone.
Che curiosa coincidenza, vero?
Autore: Haruki Murakami
Titolo: Il mestiere dello scrittore
Titolo originale: Shokugyō toshite no shōsetsuka
Traduzione: Antonietta Pastore
Casa editrice: Einaudi
Collana: Super ET
Anno di pubblicazione: febbraio 2018
Pagine: 186
Prezzo di copertina: € 12
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