Questo fine settimana avevo bisogno di disfarmi di qualcosa per fare spazio ad altro.
Per un attimo (spaventoso) ho guardato la mia libreria pensando che forse avrei dovuto separarmi da qualche titolo. Scattato l’istinto di conservazione del lettore ho stornato lo sguardo verso la parte dedicata ad appunti e documenti. Di sicuro qualcosa da buttare ci sarà e questa è stata l’occasione per rinvenire la cartella dove avevo riposto un elenco delle case editrici italiane vecchio di 10 anni.
È stato come dissotterrare una capsula del tempo e si è rinfocolata una vecchia curiosità, sapere il motto delle case editrici affastellate lungo gli scaffali della mia libreria.
Che cos’è un motto però? Solo una battuta di spirito o qualcosa di più importante e più antico?
Che cos’è il motto per una casa editrice? È da tenere, da buttare o da coltivare?
Il motto è un detto o una battuta di spirito per stupire e affascinare chi la recepisce e per far ricordare chi la pronuncia. Ha un grande potere suggestivo perché identifica, rende riconoscibile le caratteristiche distintive di una persona (essere) che a sua volta, si orienta verso le scelte e i percorsi da fare per costruire, definire e rinsaldare la sua identità. In pratica, il motto potrebbe benissimo essere l’equivalente antico della moderna mission aziendale.
Nel significato etimologico del termine il motto è:
“una breve frase sentenziosa”
e va intesa come letteralmente come parola.
Sempre consultando il dizionario etimologico, il modo di dire “far motto” o “non far motto” equivale all’azione del parlare o del tacere. Un po’ come il raccomandare mettendoci una buona parola o confidare un segreto e affidarsi al proprio interlocutore di custodirlo attivamente senza farne parola.
Ci avevano visto giusto i primi tipografi già alla fine del 1400 quando, all’aumento della concorrenza e delle pubblicazioni, alcuni degli questi embrioni di coltivazione e diffusione del sapere hanno salvaguardato la loro attività tramandandola ai posteri. Tra questi, un veneziano, arguto come il Florian menzionato ne Il signore della paura, decise di stampare assieme al suo logo il motto Festina lente:
“Affrettati, con calma”
E chi si scorda più Aldo Manuzio, con un motto così!
Spinta da questi ricordi sono andata a cercare online i motti delle case editrici che mi hanno fornito i libri che più ho amato leggere, alcuni dei quali sono stati recensiti su questo blog.
Della Mondadori il motto dantesco In su la cima ha un che di profetico mentre è stato istruttivo scoprire che il logo dell’Einaudi è stato disegnato da Picasso riportando la dicitura latina Spiritus durissima coquit (lo spirito digerisce le cose più dure).
Sulla Feltrinelli il motore di ricerca mi ha riportato una frase decisa e incisiva:
“Cambiare il mondo con i libri, combattere le ingiustizie con i libri”.
Più delicato ma non meno d’impatto è la storia che ruota attorno al logo simboleggiante la morte e la rinascita di Adelphi il cui nome è una parola greca che significa fratelli. Una casa editrice che è riuscita a trovare un equilibrio tra cultura Occidentale e Orientale non può che produrre libri preziosi da leggere e conservare o, almeno, questa è la sensazione che ne ricavo quando ne sfioro pagine e copertine.
Una sensazione simile avviene anche quando mi accosto ai libri Bompiani il cui logo ricavato dall’iniziale del nome rappresenta un fiore di loto. Un modo ricercato e raffinato per richiamare le letture per coltivare la conoscenza e la saggezza.
Tuttavia, un vero e proprio motto per queste case editrici non sono riuscita a trovarlo così come mi sfugge quello di Guanda, Iperborea, Sonzogno, Longanesi, Corbaccio o Giunti. Case editrici che popolano allegramente la mia libreria e che si distribuiscono equamente da uno scaffale all’altro standosene vicini e senza litigare per le differenze di colori, simboli e formati. A queste realtà editoriali che fanno da punti di riferimento nei percorsi di lettura di questo spazio web ho di recente adottato le proposte di NN Editore e il suo motto, Nescio Nomen, che significa:
“Nome sconosciuto”
Un modo per indicare gli orfani e che sottolinea una mission aziendale incentrata sul diritto alla libertà garantito a ogni lettore desideroso di trovare nuovi riferimenti, radici e orizzonti da esplorare, coltivare e contemplare.
Internet non mi è stato utile nel cercare il motto di queste case editrici ma sono convinta che c’è e l’idea di scoprirlo è stuzzicante, anche solo per capire se è possibile mettere in pratica il motto della Laterza Costanter et non trepide che, nel mio latino rudimentale tradurrei così:
“Costante e non pavido”.
Andando sui traduttori online, il motto suona così:
“in modo coerente e senza esitazioni”.
A ragione o torto, entrambe le versioni sono rassicuranti per chi coltiva il bisogno di leggere.
Infine, anche della Marsilio non sono riuscita a trovare un vero e proprio motto. Andando sul sito della casa editrice ho però letto il pensiero sui libri di Cesare De Michelis che rimanda, con la coerenza e l’impatto di un motto, ad Aldo Manuzio chiudendo così il cerchio tracciato dal tema che è stato aperto nello spazio di questo post.
Adesso, che faccio? Tengo o butto questa curiosità sui motti delle case editrici? Nel dubbio, la tengo tra le cose da coltivare e condividere con te.
A proposito, qual è il tuo motto?
Photo Credits: immagine in evidenza via Pixabay
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