Mindscapes e la psiche nel paesaggio raccontata da Vittorio Lingiardi, edito Raffaello Cortina, è il libro della settimana e un testo di saggistica che ho scelto di leggere subito dopo In volo sopra il mare di Andrić e nel momento in cui ho deciso di andare a vedere la collezione Guggenheim a Venezia.
Per quali strani motivi Mindscapes, una raccolta di racconti e una collezione d’arte contemporanea sono collegati fra loro?
Mindscapes, psiche nel paesaggio di Vittorio Lingiardi: leggere come passeggiare, per osservare
A farmi scoprire Mindscapes di Vittorio Lingiardi è stata Pia Ferrara. Più volte ho sfogliato le pagine e più volte ne ho procrastinato la lettura perché sono convinta che ogni libro va intrapreso in un determinato momento.
Se si sbaglia il tempo, si rischia di perdere di vista il percorso, il senso e il significato di ciò che si sta leggendo e questo comporta un minor grado di comprensione. Il risultato è un bisogno insoddisfatto che vela il gusto della scoperta e della passeggiata in sé per sé.
Mindscapes è un libro che vale la pena di leggere, a partire dalla Nota dell’autore che menziona due figure importanti per tutta l’opera, lo psicoanalista Jean – Bertrand Pontalis e lo scrittore Jorge Luis Borges. Quest’ultimo è definito da Vittorio Lingiardi un genio delle biblioteche, dei sogni, dei labirinti. Riporto le citazioni specifiche, sottolineate in corso di lettura:
“Ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere qualche speranza di essere sé stessi”. – Jean – Bertrand Pontalis
“Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto; io sono orgoglioso di quelle che ho letto”. – Jorge Luis Borges
Citazioni importanti, che invitano a passeggiare per osservare Mindscapes in tutte le sue sfaccettature e trasversalità, tra arte e psicologia, tra letteratura e indagine dell’umano, tra individuo e ambiente.
Mindscapes inizia con un passo tratto da Rainer Maria Rilke in Evocazioni.
Sono ai primi passi verso La fioritura umana e già compaiono le prime soste in punta di matita, a sottolineare alcuni passaggi che fanno notare la presenza dell’elemento umano là dove non ci dovrebbe essere, riflettere sulla relativa separazione tra Uomo e Natura e sulla relazione tra paesaggio e identità.
“Il nostro rapporto con il paesaggio non si esaurisce nello sguardo e nella contemplazione. Implica il corpo e la sua partecipazione sensoriale, si carica di affetti e di memoria e diventa elemento dell’identità”.
Ci sono dei rischi, in questa relazione. Li si intravede in quello che Lingiardi chiama “manipolazione a fini commerciali e pubblicitari” e che va a collocare in un conflitto tra l’invenzione artistica e l’invenzione pubblicitaria del significato del paesaggio modificando la prospettiva d’approccio riguardo all’esperienza psichica e estetica dell’essere umano.

Mindscapes
Psiche nel paesaggio
Vittorio Lingiardi
Raffaello Cortina Editore
Esperienza che si delinea all’interno degli Spazi psicoanalitici, descritti nuovamente da Rilke, e tra i quali appare anche la visione e l’osservazione di Wisława Szymborska. Altre sottolineature e altre soste nella passeggiata in Mindscapes per lasciar:
“[…] sospendere desiderio e memoria, tollerare incertezza, mistero e dubbio, accogliere il fluttuare dei pensieri”.
prima di continuare il percorso sul terreno del cosa vuol dire Stare al mondo. Ricorrente fin dall’inizio, è la poesia soccorre il lettore e, in particolare, Andrea Zanzotto fa da guida presentando il paesaggio come qualcosa che:
“Non si stanca mai di lasciarsi definire ma è in fuga da ogni possibile definizione perché in sé le racchiude tutte”.
Non a caso la psiche è nel paesaggio. È qualcosa di insito ed esterno all’essere umano, interdipendente e, per quanto ci si sforzi, inscindibile. A prescindere dalle azioni che si svolgono, elencate come esempio nella tabella a pagina 49, Mindscapes contiene l’idea di Brainscape e il Walkscape funge da collegamento.
Si parla di neuroni specchio, di stati d’animo e di intenzioni, di pensiero nomade, di Kant e la conversazione che ne consegue porta sempre alla stessa conclusione:
“Ogni netta separazione tra ‘natura’ e ‘cultura’ viene a cadere a favore di un continuo sconfinamento”.
Durante la passeggiata intrapresa da Lingiardi non ci si dimentica di raccogliere qualche souvenir, oggetti un po’ metonomici, per poi trovarsi con Le tasche piene di farfalle e lasciarsi condurre in Paesaggi neuroestetici facendo presente al lettore che:
“La principale funzione del cervello è acquisire nuove conoscenze sul mondo e l’arte visiva estende tale visione; gli artisti sono inconsapevoli neurologi, esperti dei meccanismi della visione e che l’opera d’arte può essere impiegata […] per indagare i meccanismi della percezione e della cognizione umana”.
Dal paesaggio si passa alle fotografie della madre di Roland Barthes di Viso e paesaggio e le due immagini si sovrappongono in cerca della consonanza tra il tempo e la memoria del cuore. I luoghi dell’infanzia vengono letti in modo diverso:
“perché leggere una terra è anzitutto percepirla secondo il corpo e la memoria, secondo la memoria del corpo”.
Amor loci approfondisce prendendo come voce guida il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud e il suo desiderio di visitare Roma divenendo archeologo di sé stesso e trovare il posto in cui stare perché:
“Il paesaggio rispecchia i nostri sentimenti ma, anche, li suscita”.
Non occorre spostarsi fisicamente per raggiungere il paesaggio che ci completa e al quale siamo consonanti, Chiudete gli occhi e vedrete sposta il paesaggio sul piano del sogno e della sua interpretazione. Nel confronto tra psicoanalisi freudiana e psicoanalisi contemporanea emerge un piccolo aggiustamento del percorso intrapreso su Mindscapes di cui il sogno ne è la sua espressione più estrema.
Curioso il capovolgimento dei generi in Questo paesaggio è mio padre. Cade lo stereotipo di associare le montagne al padre e il mare alla madre. Tutti i simbolismi che ne conseguono vanno ricollocati e ricontestualizzati da persona a persona, a seconda dell’esperienza e del bagaglio culturale che ognuno porta con sé, nel proprio paesaggio interiore. Lingiardi avvisa:
“Non applichiamo alla geografia il binarismo di genere”.
Mindscapes di Vittorio Lingiardi: una lunga sosta in punta di matita e Congedo
La passeggiata però non si interrompe e continua ne Il riverbero e compaiono altre sovrapposizioni di immagini, poetica ed evocativa, create per ricostruire o ricostruirci. Ci sono molte soste a matita, in questo capitolo di Mindscapes e la più lunga è questa:
“Per il poeta pensare e scrivere non sono azioni disgiunte e consequenziali.
La relazione tra pensare e scrivere può ribaltarsi, per cui a volte anziché scrivere quello che pensiamo ci troviamo a pensare quello che scriviamo. Come sapessimo, senza conoscerlo, ciò che pensiamo. Allora scriviamo per trovarlo lì, nel verso.
Scrivere diventa così un modo di pensare, con idee che escono dalle dita come intuizioni sensoriali che sentiamo nostre ma non sappiamo come si svilupperanno e dove ci porteranno.
Anche nei momenti più difficili non saremo soli; saranno con noi l’altro che ci leggerà e l’altro che abbiamo letto, il punto di vista di chi ci ha preceduto e che noi ricreiamo leggendolo”.
Riprende il cammino in Terapeuti giardinieri seguendo i versi di Emily Dickinson e il giardino diventa un altro tipo di paesaggio dove convergono Natura e Cultura in uno spazio limitato e sicuro, a misura d’essere umano e punto centrale per Dis – orientarsi nella psicogeografia, in mappe inventate che inventano una soggettività.
Si scivola nella nostalgia evocata dal Paesaggio invisibile senza quasi rendersene conto e ci si prepara per un altro tratto di strada, verso il Congedo ma c’è una Disdetta. Il capitolo finale di Mindscapes è nella poesia di Giorgio Caproni e la passeggiata finisce, non c’è altro da leggere e osservare. Se non in altri luoghi, immagini, libri o persone.
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