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Parole Ostili, seconda edizione: seguendo le parole e la similitudine del ponte

11 Giugno 2018
Parole Ostili: seguendo le parole e la similitudine del ponte

Apro Facebook, scorro le notifiche. Una cara amica mi tagga per propormi di andare alla presentazione di un libro di racconti pubblicato da Parole Ostili e curato da Loredana Lipperini.

Sono curiosa ma l’amica si rende conto che non può.

Passa qualche giorno e la stessa amica mi segnala il link che rimanda al programma dell’evento scrivendo che dovevo andarci assolutamente, anche da sola, perché sentiva che mi sarebbe stato molto utile per chiarirmi le idee o sciogliere dei dubbi.

Il 7 giugno l’ho trascorso a Trieste, seguendo le parole e la similitudine del ponte di Parole Ostili.

Oggi ti racconto un po’ com’è andata, vieni a leggere?

Parole Ostili, la seconda edizione: premesse, vibrazioni e lectio magistralis di Michela Murgia

Prima di fare il resoconto su Parole Ostili, una piccola premessa.

Quando ho aperto questo blog avevo molti dubbi ma, alla fine, mi sono buttata e ancora sono qui a condividere con te gli appunti di questo laboratorio digitale, a metà tra la passione per la lettura e la coltivazione della pratica della scrittura.

I primi anni sono stati entusiasmanti, il web offre così tante possibilità su formazione, comunicazione, informazione che c’è da perdersi. Ad un certo punto, però, ho avuto l’impressione che le opportunità si stessero trasformando in qualcosa che percepivo come il loro contrario. Perché?

Parole Ostili mi ha dato una risposta plausibile facendo emergere che:

“Ancora oggi pensiamo di fare la storia con l’uso di parole che distruggono ponti invece di crearli”

e Rosy Russo, curatrice del movimento nato nel digitale e portato, nel concreto, a Trieste ha preso come esempio la parola follia e il suo duplice significato:

  • Positivo

Confidare in cose irrealizzabili e assurde

  • Negativo

esaltazione della massa spinta fino a fenomeni di violenza e fanatismo.

Fino a sintetizzare il binomio in una frase, lasciando trasparire una semplice verità:

“Ormai non si considerano più le persone, sono diventate contenuto”

In quanto contenuto che scorre sulla schermata di un pc o di uno smartphone esso è composto di parole che si possono condividere o no. Quello che forse non passa, che non è di immediata comprensione è che quel contenuto è stato creato da persone che hanno scelto determinate parole per esprimersi o per esporsi. Parole che portano vibrazioni che possono costruire o distruggere il ponte o i ponti gettati da Parole Ostili.

Che cos’è un ponte? La risposta si condensa nel disegno e nella metafora creata da un bambino:

“Il ponte serve a incontrarsi da una parte all’altra e poi passano tante cose sotto”.

A seguire, la lectio magistralis di Michela Murgia che, come filo conduttore del suo intervento, ha scelto tre parole per spiegare la similitudine del ponte.

Premettendo che la democrazia è l’unico sistema di governo fondato sul conflitto la Murgia ha distinto tra:

  • avversario e nemico

L’avversario ha un nome e un cognome e può, anzi è auspicabile, esprimere un’idea diversa da quella del suo interlocutore che può accoglierla o contrastarla all’interno di un dialogo fondato sul rispetto e sull’ascolto.

Il nemico è invece colui che è al di fuori della dialettica del riconoscimento e incarna la soggettività da espungere dal sistema. Il problema non sta nell’idea espressa ma nella persona che la esprime. Tra i due, a mettere in atto una dinamica antidemocratica e dunque fascista è il nemico.

  • semplificazione e banalizzazione

La semplificazione è un atto d’amore verso chi deve capire, perché toglie il superfluo. Chi semplifica cerca di trovare il modo di far comprendere all’altro il messaggio che si intende veicolare mentre chi banalizza toglie l’essenziale pensando che il suo interlocutore sia stupido.

  • responsabilità e colpa

Responsabilità e colpa sono state confuse fin dall’inizio. La colpa è una cosa che è successa e viene attribuita a un nemico mentre la questione della responsabilità attiene al presente e vuol dire portare il peso delle cose e assumersene l’incarico. Tutte le volte che un problema complesso che richiederebbe un’assunzione di responsabilità viene affrontato indicando un colpevole si genera un’impalcatura di ostilità. Ha a che fare con le idee, non con le parole e questo vuol dire che si sta disimparando a distinguere i piani sui quali le idee e le parole si muovono e che determinano i tempi ostili ai quali stiamo andando incontro.

Mentre scrivevo, mi è sorto il dubbio di aver banalizzato con i miei appunti la lectio magistralis di Michela Murgia. Per scioglierlo ho fatto una ricerca su Internet e ho trovato il video che puoi guardare e ascoltare tutte le volte che vuoi e dal quale puoi trarre le tue personali riflessioni e conclusioni.

Parole Ostili: panel, dialoghi e conclusioni personali

Una volta conclusa quella che è stata la presentazione della seconda edizione di Parole Ostili, sono saliti sul palco i relatori che si sarebbero distribuiti fra i vari panel allestiti:

  1. Plenaria,
  2. Giornalismo,
  3. Social Media e scritture,
  4. Parole come ponti,
  5. Politica,
  6. Business,
  7. Scuola e famiglia,
  8. Disinformazione,
  9. Pubblica Amministrazione
  10. Corso Google News Lab.

Gli organizzatori hanno quindi chiesto ai loro relatori di condividere in anteprima le parole ponte che portavano con sé per dare un’idea complessiva dei temi che sarebbero stati trattati e sotto quale aspetto. Alcune me le sono segnate e le raccolgo qui, senza aggiungervi un mio pensiero o considerazioni di sorta. Sono parole che mi sento di non toccare, per ora. Solo tenerle qui, in questo post, per osservarle e capire quali vibrazioni mi o ti danno.

– interculturalità, spieghiamoci, Mediterraneo, diversità, chiarezza, infobesità & interconnessione, femminismo, partecipazione, riscatto, consapevolezza, azione, voce, ridiscussione, riconciliazione, inclusione, ipercomplessità, errore, link, umane risorse. –

Sono parole che, in effetti, compaiono poco online favorendo conflitti sociali che potrebbero essere risolti se si utilizzassero in un dialogo a più voci dove ci possono essere avversari ma non nemici, assunzione di responsabilità e non distribuzione delle colpe, ricerca di percorsi che semplifichino invece di banalizzare questo cambiamento che stiamo vivendo.

Ripenso a Elogio della letteratura e mi viene in mente un’altra frase di Bauman che parla della società come di un discorso. Un discorso in cui siamo immersi e di cui, forse, sarebbe bene prenderne coscienza, per seguirne e comprenderne gli sviluppi.

Parte del tempo trascorso a Parole Ostili è stato speso per osservare il mare dalla terrazza del palazzo dove si svolgeva l’evento e nei dintorni dello stand di libri allestito dal Caffè San Marco di Trieste.

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Acquistato il libro dei racconti contenente Il Manifesto della comunicazione non ostile e La disputa felice di Bruno Mastroianni, mi sono lanciata alla ricerca di un programma con l’elenco dei relatori, tema e orari dei loro interventi e, ascoltandoli, mi sono sentita veramente nelle vicinanze di un ponte che mi piacerebbe attraversare. Per vedere anche cosa vi scorre sotto, invece di un bivio che richiede di compiere scelte di percorso che non so dove mi porteranno.

Non che ci sia nulla di male nei bivi ma, a volte, è confortante sapere che il digitale può offrire dei punti di collegamento con i quali, almeno, orientarsi nella complessità che compone il web.

Partecipare a Parole Ostili è stato d’aiuto?

Sì, più di quello che mi aspettavo e, la prossima volta, mi piacerebbe andarci in compagnia. Magari della tua, 🙂

P.S. Incuriosita da I sogni di Martino Sterio di Giulio Xhaët un altro libro suggeritomi da Valentina Vellucci, l’ho portato con me perché avevo visto l’autore presente tra i relatori di Parole Ostili. Nella breve conversazione che ne è scaturita mi sono interessata a un altro suo libro, scritto in collaborazione con Francesco Derchi ed edito Hoepli; Digital Skills – Capire, sviluppare e gestire le competenze digitali.

Affronta tematiche interessanti e aiuta ad avere un’idea complessiva sul come orientare e gestire la propria presenza virtuale, professionale e non, attraverso un’indagine di come determinate competenze, trasportate dall’offline all’online, trovano nuovi campi di applicazione e ne fanno emergere di diverse  e, delle quali, siamo più o meno consapevoli. 

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2 Comments

  • Reply Raffi 11 Giugno 2018 at 12:04

    Post interessante e pieno di spunti. Ho preso nota dei libri e cercherò di leggerli.
    Il video con l’intervento della Murgia è davvero molto interessante: l’ho rivisto DUE volte.
    🙂

    • Reply Rita Fortunato 14 Giugno 2018 at 16:51

      Fammi sapere come ti sembrano, Raffi.
      Sono contenta anche per il fatto che il video si visualizzi correttamente, 😀

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