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Gli interpreti di Wole Soyinka: storia di un romanzo africano

23 Febbraio 2018
Gli interpreti di Wole Soyinka: storia di un romanzo africano

Gli interpreti di Wole Soyinka è un romanzo africano al quale mi sono accostata in seguito a un curioso episodio vissuto a PordenoneLegge, una volta concluso l’incontro con l’autore.

Uscendo per andare al mercato dei libri, ho incrociato una lettrice che mi chiese se sarebbe stato possibile chiedere un autografo a Soyinka. Stringeva diversi suoi libri fra le mani e io, in leggerezza, le ho detto di sì, che di sicuro glieli avrebbe firmati.

In fondo, eventi come PordenoneLegge servono a questo, a far incontrare gli autori con i lettori. Eppure, l’espressione tra l’ammirato e lo speranzoso della lettrice e il carisma di Wole Soyinka mi diedero l’impressione che in quel desiderio di un autografo ci fosse qualcosa di più, come un moto, un voler avvicinarsi, con delicatezza, a una cultura e a un mondo diversi ma ricchi di miti e di suggestioni.

Seguendo questa impressione, ho così scelto di acquistare Gli interpreti di Wole Soyinka per entrare nell’universo racchiuso nel romanzo africano. Vieni a leggerne qualcosa anche tu?

Gli interpreti di Wole Soyinka: premessa sull’autore

Prima di PordenoneLegge, non conoscevo né avevo letto nulla di Wole Soyinka e Gli interpreti è il primo di una lunga serie di opere letterarie, poetiche e teatrali. Nel momento in cui è entrato in sala, però, è cambiata l’atmosfera e le chiacchiere, le conversazioni tra colleghi, le attività dei fotografi si sono fatte più sommesse, quasi ovattate.

L’attenzione era focalizzata e concentrata sull’ospite, carismatico prima ancora di cominciare a parlare, con un suono nella voce che ispirava autorevolezza, del Festival Culturale di Lagos, della diaspora africana e di una cultura complessa, stratificata e molto legata ai suoi miti e leggende.

Sarei rimasta ad ascoltare Wole Soyinka molto più dell’ora concessa. Era bello sentirlo raccontare, con calma e sicurezza, di come il mito svolge la funzione essenziale di trasportare una società verso la ricostruzione e conoscenza della sua identità.

Gli dei africani menzionati dall’autore non sono solo entità astratte alle quali si offre cieca devozione ma sono chiavi di volta in grado di spiegare la modernità. In questo modo il dio del lampo e del tuono (Shango) riesce a far accettare e a rendere familiare un fenomeno scientifico come l’elettricità evitando, assieme agli altri dei, uno scollamento tra il mondo reale e il mondo dell’immaginazione.

Tra gli dei, spicca la figura di Ogun. In tale divinità è possibile leggere la verità della natura umana, una natura che è sia creativa sia distruttiva. Su questa polarità che oscilla da un contrasto e l’altro, Ogun percorre il linguaggio e i linguaggi dell’Africa, quello dei colonizzatori e quello della popolazione, creando o distruggendo le più svariate forme di comunicazione.

Wole Soyinka ha parlato di un universo, quello africano, che con il suo lavoro si impegna a ricostruire. È come se si facesse interprete, assieme ad altri dissidenti come lui (artisti e scrittori) per gettare le basi di un ritorno alle origini e per dare gli strumenti per resistere a dinamiche che non liberano ma conducono alla schiavitù.

Ripensando a una domanda formulata da Alessandro Mezzena Lona di Arcane Storie (se non ricordo male) la risposta rivela che il ruolo di intermediatore e divulgatore culturale di Soyinka non sembra, è:

“L’impulso che ha generato Gli interpreti è uno sguardo sulla mia generazione che aveva lasciato il Paese per studiare all’estero, con l’intenzione di portare un nuovo Rinascimento della società di provenienza e di appartenenza.

Ci sentivamo i paladini della liberazione del continente africano.

Ci sentivamo romantici, non c’era nulla che non potessimo fare. E quindi ci siamo raffrontati con i primi nazionalisti perché ci sembravano sinceri ma, alla fine, copiavamo gli atteggiamenti dei colonialisti.

Nei personaggi di questo romanzo sono assegnati dei compiti mitologici i cui nemici non erano all’esterno ma all’interno della nostra società”.

Gli interpreti di Wole Soyinka, JakaBook

Gli interpreti di Wole Soyinka: non recensione di un’opera d’arte

Sulla base di quanto mi sono impegnata a riportare dagli appunti presi durante l’incontro con Wole Soyinka, non mi sento di fare una recensione de Gli interpreti.

Leggerlo è stato molto strano. Utilizzando una metafora, il romanzo mi appariva come uno specchio d’acqua dal cui fondo emergevano le voci dei personaggi e frammenti di miti e divinità. La superficie a volte piatta come un tavola è continuamente increspata da emozioni e immagini a tratti astratte e a tratti molto concrete. Il contenuto, il liquido, si presenta chiaro e trasparente in alcuni punti mentre, in altri, viene intorbidito da convezioni sociali che non fanno parte della cultura africana ma sono il bagaglio dell’istruzione europea di Egbo, impiegato al Ministero degli Esteri, Bandele, professore universitario, Sagoe, giornalista, Sekoni, ingegnere e scultore e Kola, artista.

Gli interpreti di Wole Soyinka è un altro mondo, un mondo che si pensa di conoscere ma che, in realtà, non si comprende affatto. I personaggi si muovono in un contesto al limite dell’indefinito e non si intrecciano fra loro ma, piuttosto, sfumano l’uno dentro l’altro, in un gioco continuo di introspezioni e analisi dell’ambiente circostante.

Se dovessi descriverlo in una sola parola, utilizzerei l’aggettivo esotico perché davvero racchiude la gran parte di un mondo straniero, ignoto. Ad esso si sovrappone l’immagine e l’incontro con Wole Soyinka e di come il suo carisma si concentri nella consapevolezza della cultura alla quale appartiene e l’impegno che ci mette, anche tramite il Festival di Lagos, per togliergli quella patina di estraneità e aprire dei canali che consentano un riavvicinamento per:

“offrire le opportunità di tornare e superare i traumi dello sradicamento e del distacco.”

Per orientarsi nella lettura de Gli interpreti, è più che sufficiente leggere l’introduzione di Marco Grampa. Fulminante è stata la frase di attacco:

“Un’opera artistica è sempre conoscenza; di sé e del mondo in cui ci si trova a vivere. Ma non è mai definitiva, non è mai l’ultima parola. Che sia grido oppure lunga e sofferta composizione, raccolta, trasformazione di dati, non si pone mai come ultima parola, ma è nella sua natura di richiedere, reclamare una risposta, un di più che è la vita”.

Alla luce di ciò, come si fa a recensire un’opera d’arte? Non si può, ecco perché la mia è una non recensione de Gli interpreti di Wole Soyinka anche se leggerlo è stato strano e incantevole, in tutte le sue sfaccettature.

Tu l’hai letto? Hai avuto le stesse impressioni?

Autore: Wole Soyinka
Titolo: Gli interpreti
Titolo originale: The Interpreters
Traduzione: Carla Muschio
Introduzione: Marco Grampa
Casa editrice: Jaca Book
Anno di pubblicazione: luglio 2017 (prima edizione, dicembre 1979)
Pagine: 362
Prezzo di copertina: € 20

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