Internet ci rende stupidi? è la domanda di partenza del libro di Nicholas Carr per indagare come la rete sta cambiando il nostro cervello.
Un libro che aveva attratto la mia attenzione quando usavo Internet dal computer dell’Università per cercare materiale per la tesi di laurea e ancora non avevo uno smartphone.
Un libro che avrebbe potuto rispondere a dubbi e quesiti sull’organizzazione del sapere mettendo a confronto pregi e difetti del web e generando tanti, diversi e innumerevoli dibattiti tra chi segue gli strumenti tradizionali e fisici e chi abbraccia entusiasta la rivoluzione tecnologica.
Un libro che ho finito di leggere pochi giorni fa quando, forse, avrebbe dovuto essere il seguito di un percorso di lettura che iniziava nel 2011. Un lunghissimo lasso di tempo che però non ha mandato nel dimenticatoio una delle domande che a volte temiamo di porci, ovvero se Internet ci rende stupidi.
Leggiamo quel che ne pensa Nicholas Carr?
Internet ci rende stupidi? La panoramica di Nicholas Carr su come cambia il nostro cervello
Per riassumere banalmente, Internet ci rende stupidi? di Nicholas Carr è una panoramica su come il cervello cambia in base agli strumenti con i quali l’essere umano entra in contatto e di come, da questi stessi strumenti, vengono influenzate e modificate le modalità di pensiero.
Prendendo come punto di riferimento Gli strumenti per comunicare di Marshall McLuhan e il film 2001 Odissea nello spazio, l’autore fa una prima, importante distinzione:
“I media non sono semplici canali per le informazioni. Non solo forniscono materia al pensiero ma modellano anche il processo del pensare.”
per poi gettare luce sul primo problema sorto man mano che la lettura tradizionale ha cominciato a perdere terreno rispetto alla lettura online. Il confronto parte dalle sensazioni diverse che si hanno durante le due modalità di lettura.
I libri, secondo Nicholas Carr, hanno un effetto calmante rispetto al web in cui l’informazione corre talmente veloce da generare non poca ansia. Un’ansia determinata dal fatto che non si riesce a star dietro a ciò che si legge e che richiede un aggiornamento continuo che manda in tilt il processo di pensiero lineare, tipico dei lettori su cartaceo.
Lungi dal demonizzare il web e le moderne tecnologie, Internet ci rende stupidi? racconta come è cambiato (e sta cambiando) il nostro cervello partendo dagli strumenti tecnologici che hanno trasformato il corso della storia dell’umanità:
“Ogni tecnologia è un’espressione della volontà umana. Attraverso i nostri strumenti cerchiamo di estendere il potere e il controllo sul mondo circostante: sulla natura, sul tempo, sulla distanza e gli uni sugli altri.”
Tesi che ha generato dibattiti e tensioni tra deterministi, che vedono l’uomo come ingranaggio organico di uno strumento tecnologico e strumentalisti i quali, invece, insistono sulla dominanza dell’elemento umano sullo strumento stesso. Leggere questa parte di Internet ci rende stupidi? è un po’ come chiedersi se sia stato inventato prima l’uovo o la gallina poiché, tra i due schieramenti, è difficile determinare quale sia quella giusta, in quanto entrambe le parti dispongono di buone argomentazioni.
La sede della mente e del pensiero, secondo gli studi condotti e menzionati da Nicholas Carr, non ha una struttura fissa ma si adatta allo strumento tecnologico del momento storico in cui nasce.
Il libro è uno strumento tecnologico tanto quanto lo è il web e il cervello, in quanto plastico, ad esso (e agli stimoli che ne derivano) si adatta. In questo senso e come spiegherà l’autore lungo le pagine del suo libro, Internet non ci rende stupidi ma cambia il modo di pensare intervenendo anche sulle aree predisposte all’organizzazione e all’archiviazione della memoria.
Pagine bellissime raccontano cos’è la memoria, i suoi processi e le sue tipologie, sulla differenza tra informazione e cultura e sulle conseguenze biologiche e neurali (o neurologiche) della lettura, sia sul piano cartaceo sia sul piano digitale.
“L’aumento del tempo che trascorriamo online ha fatto crescere la quantità totale di tempo che passiamo di fronte agli schermi […] Quello che sembra diminuire con il maggior uso della Rete è invece il tempo passato a leggere pubblicazioni cartacee.”
La diminuzione della lettura su carta comporta, secondo la metafora adottata da Nicholas Carr, una maggiore attenzione da parte dell’utente/lettore che viene incentivato al consumo informativo ma, allo stesso tempo, questa ricchezza di contenuti accessibili e fruibili da qualunque supporto, tende a banalizzare le capacità di concentrazione e di approfondimento favorite dal libro. Questo perché i contenuti online, per attrarre l’attenzione (quest’ultima, oltretutto, è la chiave di consolidamento dei ricordi) sono disposti in modo frammentario e favoriscono una lettura ampia ma superficiale.
“Non vediamo la foresta quando cerchiamo sul web. Non vediamo nemmeno gli alberi. Vediamo soltanto ramoscelli e foglie.”
Nel sesto capitolo di Internet ci rende stupidi? il libro viene contrapposto all’ebook e la comparazione fa emergere la preoccupazione di come si stia modificando l’esperienza di lettura mettendo sul piatto della bilancia culturale umana i guadagni e le perdite che ne conseguono.
“La tendenza del web a trasformare i media in media sociali avrà effetti di vasta portata sugli stili di lettura e di scrittura e perciò sul linguaggio stesso.”
“Per quanto rivoluzionaria possa sembrare, la Rete può essere considerata l’ultimo di una lunga serie di strumenti che hanno contribuito a sgretolare la mente umana.”
La seconda citazione, a pensarci su, fa un po’ paura. Se l’uso del web sgretola la mente umana questo vorrebbe dire che, di conseguenza, ci rende stupidi, incapaci di pensare, di ragionare, di immaginare e di inventare. In tal senso il cervello diventerebbe niente più che un computer capace di incamerare una mole infinita di dati ma non di ricordarli, di fissarli nella memoria e di rielaborarli in base alle esperienze reali che vive sul e nel momento.
Si perderebbe l’anima e la perdita dell’anima, forse, non è generata dall’uso degli strumenti tecnologici ma dalla tendenza ad identificarci con lo strumento stesso affidando ad esso la coltivazione e la custodia della memoria. Il confine tra memoria biologica (sede dell’anima?) e memoria artificiale sta sfumando e diventa sempre più complesso distinguerlo.
“Stiamo perdendo la capacità di trovare un equilibrio tra due stati mentali molto diversi fra loro.”
Menzionando Socrate, Seneca, Erasmo Da Rotterdam e Umberto Eco, Nicholas Carr spiega anche che il web è una tecnologia della dimenticanza perché, anche se consente di sviluppare maggiori abilità di scrematura e selezione delle informazioni, non permette la sedimentazione di quanto si (o si dovrebbe) apprendere.
Autore: Nicholas Carr
Titolo: Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello
Titolo originale: The Shallow. What The Internet Is Doing to Our Brains
Traduzione: Stefania Garassini
Casa editrice: Raffaello Cortina Editore
Collana: Scienza e idee
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 318
Prezzo di copertina: € 24
Internet ci rende stupidi? Qualche collegamento ad altri post, per disperdersi o approfondire
Hai notato che l’unico link inserito finora rimanda alla scheda di lettura di Internet ci rende stupidi? L’ho fatto intenzionalmente per non interrompere l’attenzione che mi hai dedicato leggendo e perché l’unico modo che hai per verificare se ho compreso il senso del libro della settimana è racchiuso nella sua forma cartacea, acquistabile anche su Amazon.
Tuttavia, è stato per me difficile resistere dal non inserire dei collegamenti interni perché, man mano che procedevo nella lettura del libro di Nicholas Carr trovavo traccia di letture personali come:
- Proust e il calamaro di Maryanne Wolf, menzionata due volte e in punti diversi dall’autore,
- Foglie d’erba di Walt Whitman, citato in diversi Curriculum Del Lettore e base di partenza del libro di Keri Smith, The Wander Society e
- opere di Nathaniel Hawthorne o David Herbert Lawrence i quali, in letteratura, hanno affrontato la tematica della Rivoluzione Industriale e di come e quanto ha inciso sulla storia dell’umanità.
Alle letture, mi sarebbe piaciuto inserire dei collegamenti a varie riflessioni pubblicate e condivise in passato. Alcune buone e plausibili, altre di meno ma che ho ricordato nel momento stesso in cui arrivavo a un passo che mi mostrava il pezzo mancante di un pensiero o di un’intuizione che mi sfuggiva o che non riuscivo a rielaborare.
Per Internet ci rende stupidi? di Nicholas Carr ho attinto abbondantemente dalla cassetta degli attrezzi per il lettore. Leggevo, sottolineavo, inserivo un post it, prendevo appunti a mano.
Avevo bisogno di interiorizzare quanto più possibile ciò che studiavo e ora che l’ho finito, mi trovo in mano con un altro libro che è stato soggetto allo stesso approccio di lettura; Elogio del disordine di David Weinberger. Non ne ho mai parlato sul blog eppure, conservo ancora, in un quaderno, gli schemi e i riassunti che feci.
E mi domando… quanto sono diventata macchina e quanto sono rimasta umana?
E tu? Che ne pensi?
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