La fine è il mio inizio di Tiziano Terzani è l’ultimo libro letto e l’ultimo post di quest’anno ed è, allo stesso tempo, il primo post del nuovo anno.
Questo libro di un padre che racconta al figlio il grande viaggio della vita non mi appartiene. Mi è stato prestato e, pensando al Curriculum Del Lettore di Alessandra Arpi e alla sua lettera, ho scelto questi ultimi giorni del 2017 per cogliere l’opportunità di leggerlo e proseguire verso il 2018.
Ci incamminiamo insieme nella lettura?
La fine è il mio inizio di Tiziano Terzani: il percorso di un giornalista e di un essere umano
La fine è il mio inizio di Tiziano Terzani è un dialogo tra padre e figlio e la condivisione di un viaggio. Un percorso che osserva l’ampio e variegato panorama costituito dalla natura umana. Una ricerca di un senso ai quesiti dell’esistenza.
“Allora questa è la fine, ma è anche l’inizio di una storia che è la mia vita e di cui mi piacerebbe ancora parlare con te, per vedere insieme se, tutto sommato, c’è un senso.”
Come in tutte le storie, si inizia dal principio, dalle origini di Terzani. Nato appena fuori dalle porte di Firenze, Tiziano indugia sulla storia della famiglia e sul ricordo di parenti scalpellini che contribuirono a lastricare le strade della città di pietra serena.
L’inizio della storia di Tiziano è semplice ma già segnata dal desiderio di andare a guardare e che, dal primo contatto con i libri, sarà la spinta, la scintilla che condurrà un uomo in giro per il mondo. Un mondo che percepiva più grande di quello in cui era cresciuto e delle cui diversità desiderava fare esperienza.
“Era la prima volta che avevo passato la frontiera e capii che la mia strada era di andare a guardare. Da allora questa aspirazione mi rimase sempre, tutte le scuse erano buone a partire. La diversità mi piaceva moltissimo”.
Il fascino de La fine è il mio inizio si concentra in questo piccolo, semplice e complesso desiderio, di conoscere il mondo e indagare l’essere umano e comprenderli. Man mano che si procede nella lettura, il viaggio narrato in queste conversazioni tra padre e figlio ha come filo conduttore la ricerca di sé stesso. Non di un’identità ma dell’essere che ha camminato lungo i sentieri della vita interrogandosi:
- sul giornalismo:
“Il giornalista dev’essere uno che, a suo modo, è arrogante, uno che sente di essere libero, di non dipendere dal potere”.
- sul ruolo d’orientamento che hanno i libri per conoscere e riconoscere la Storia:
“I libri. Sono stati i miei grandi amici, perché non c’è di meglio che viaggiare con qualcuno che ha fatto già la stessa strada, che ti racconta com’era per poter paragonare, per sentire un odore che non c’è più, o che c’è ancora”.
“Se non capisci la storia, non capisci l’oggi”.
- sulla differenza tra ideale e ideologia, socialismo e comunismo:
“ L’idea del socialismo era semplice: creare una società in cui non ci fossero padroni che controllano i mezzi di produzione con i quali impongono la schiavitù alla gente.
[…]
Il comunismo ha tentato di istituzionalizzare l’aspirazione socialista creando istituzioni e controlli”.
- sulle culture dei popoli travolte da rivoluzioni e modernizzazioni e della logica dittatoriale che sta dietro l’aspirazione di creare un uomo nuovo capace di determinare un vero cambiamento sociale.
- sulla ricerca di alternative e di valori potenziali ripercorrendo illusioni e delusioni,
- sul rapporto con i soldi e il gioco, gli amici e l’amore, la famiglia,
- sulle trappole e i rischi che l’umanità dovrà affrontare.
“L’uomo è ormai succube dell’economia. Tutta la sua vita è determinata dall’economia. Questa, secondo me, sarà la grande battaglia del futuro: la battaglia contro l’economia che domina le nostre vite, la battaglia per il ritorno a una nuova spiritualità a cui la gente possa ricorrere. Perché è una costante della storia umana, questo voler sapere cosa ci sei a fare al mondo”.
C’è molto da leggere e su cui riflettere sulle e tra le righe che compongono La fine è il mio inizio, del quale ho lasciato qualche piccolo indizio.
Questo libro affascina per la disposizione, quasi casuale, della parola aspirazione che, man mano, va a sostituire la parola desiderio di guardare dietro e al di là dei fatti concreti che costituiscono la realtà. Sembra quasi far l’occhiolino al lettore, tra le domande e le risposte che compongono quello che sembra un po’ conversazione, un po’ memoir e un po’ rappresentazione teatrale di un’esistenza e del suo corollario.
La fine è il mio inizio affascina perché conduce il lettore verso domande che, secondo Tiziano Terzani, l’essere umano ha dimenticato confondendo l’essere con l’identità fino a sovrapporre entrambe con il ruolo umano, professionale, sociale. Soffermandosi un pochino sul linguaggio e man mano che si arriva alla conclusione e alla morte, il lettore potrebbe intuirne le differenze, sottili come sfumature appena accennate.
La fine è il mio inizio di Tiziano Terzani: alcuni collegamenti di lettura
C’è un’altra cosa che vorrei mettere per iscritto, prima di concludere questo post. Ad un certo punto, in La fine è il mio inizio, Tiziano Terzani fa una riflessione su cosa vuol dire cercare la via di mezzo.
Nelle ultime pagine de La fine è il mio inizio, Tiziano Terzani si descrive come un fiorentino che ha amato con tutto sé stesso la Cina e l’Asia, immergendosi nella loro cultura e identità. Alla ricerca di un equilibrio tra due estremi e di una soluzione che potesse salvare un’umanità che, ai suoi occhi, sta andando alla deriva poiché si ferma sotto una coperta fatta di risposte e illusorie certezze e non guarda, non pone attenzione sulle domande di cui è intessuta.
Se ripenso alle letture di questo ultimo mese dell’anno, Un uomo di Oriana Fallaci e La fine è il mio inizio di Tiziano Terzani appaiono come due estremi, due poli che esercitano forze opposte e contrarie ma, è davvero necessario che si debba sottostare o all’una o altra forza per stabilire un percorso in cui ci si interroga sulla vita e la natura umana? Davvero è così importante classificare, scegliere o questo o quello? Schierarsi, temendo la via di mezzo, la mediazione?
In fondo, ci sono delle cose in comune che rimandano anche a Il tormento e l’estasi di Irving Stone e alla storia di Michelangelo. Perché non individuare alcuni collegamenti di lettura che ne indicano la via mediana facendo sì che si abbiano gli strumenti critici per resistere e fluire, procedere lungo il proprio viaggio esistenziale? E quali potrebbero essere i collegamenti?
Come vedi, non sono molto brava a dare delle risposte nette, chiare e precise, contenuti utili attraverso i quali risolvere un problema. Posso però lasciarti qualche parola che mi pare certa e che rimbalzano da una lettura all’altra, anche adesso, mentre scrivo. Sono:
- la poesia e la bellezza,
- la creatività e l’originalità,
- il pensiero e l’azione,
- la personalità e il carattere,
- l’individuo e la collettività.
Nel mezzo, la congiunzione separa e unisce. Resiste, mantenendosi in equilibrio tra due poli ed è per questo che la parola che ho scelto di seguire per l’anno nuovo è resistenza.
Resistenza intesa non come ignavia ma come punto di riferimento lungo cui procedere verso il cambiamento, che guidi e induca a un’immersione tra opposti e resistere alla tentazione di abbracciare solo ed esclusivamente un verso, omologandosi ad esso. Resistere è procedere mantenendosi diversi, aperti e ricettivi senza perdere sé stessi o memoria della propria identità. Forse è imparare a procedere lungo il proprio percorso personale e vedere il paesaggio che ci circonda e, alla fine, imparare a procedere distaccandosi da tutto questo.
Secondo te, è possibile?
4 Comments
Adoro Terzani e ho letto diversi suoi libri, ma questo mi manca. La tua parola dell’anno mi piace molto e condivido le considerazioni finali. Il mio modo di vivere è in effetti caratterizzato dalla resistenza di cui parli. Credo sia possibile mantenersi in equilibrio, ma non è facile, perché per natura siamo portati a schierarci: schierarsi per molti è rassicurante; è rassicurante perché definisce dei limiti entro i quali muoversi. Dentro questi limiti ci si sente protetti. Ma è proprio questo finto senso di protezione che non ci permette di crescere ed evolvere. Ti auguro un anno meraviglioso. Grazie per la bella riflessione del post, mi è d’ispirazione. 😊
Ciao, Caterina!
Sono felice che quello che ho cercato di esprimere in questo post riflessione ti sia arrivato. Mantenersi in equilibrio tra poli opposti in cerca di un equilibrio che determini un vero cambiamento ed evoluzione è proprio difficile ma l’importante è provarci e non smettere di tentare.
Ce la possiamo fare e ricambio il tuo augurio per l’anno nuovo, di <3
La mia settimana inizia con il ricordo di questo libro bellissimo, filtrato attraverso la tua sensibilità. Grazie 🙂
Grazie a te, Silvia, per averlo apprezzato. Ho atteso tanto prima di leggerlo ma, solo per il tuo commento, sento che ne è valsa la pena.<3