Quest’estate Lisa Bortolotti mi ha suggerito la lettura de La disobbedienza di Igor Sibaldi, un libretto piccolo piccolo della Anima Edizioni e dedicato a Maria.
Non avevo mai letto nulla di Sibaldi ed è stata un’esperienza molto strana così come potrebbe apparire curioso che abbia scelto il giorno dell’Immacolata Concezione per scrivere qualcosa su La disobbedienza.
Ne leggiamo un po’?
La disobbedienza di Igor Sibaldi: struttura e impressioni in corso di lettura
La disobbedienza di Igor Sibaldi non è un romanzo, né un saggio anche se per certi versi possiede entrambe le caratteristiche. Si tratta di una lettera, divisa per temi, in cui le voci narranti si alternano in dialoghi diretti:
“Cara ragazza, gioisci”
e indiretti:
“E pensare che noi l’avevamo spiegato da subito, fin dai primi momenti in cui gli umani si accorsero che il futuro esiste […]”
Un libro strano, che non permette al lettore di dargli una collocazione precisa perché interpreta le domande e le risposte universali dando una differente lettura dei testi sacri e dei suoi insegnamenti. Soffermandosi, nello specifico, sull’annuncio angelico dato a Maria riguardo al suo concepimento divino offre una lettura diversa di quello che poi si è tramutato in un dogma la cui celebrazione cade proprio oggi, 8 dicembre.
Maria e il suo nome assumono un significato simbolico e un invito a disobbedire a dei precetti, di natura teologica, per far sì che venga compresa l’essenza dell’anima.
La disobbedienza è una discussione e, per come è strutturata, ha qualcosa di ipnotico perché l’autore si stacca dalla narrazione in prima persona singolare per immergersi nella narrazione in prima persona plurale. Quel noi indica, a sua volta, gli Arcangeli e la natura divina che va a comporre l’essere umano.
Non vi è la classificazione degli opposti, base del pensiero occidentale, ma l’unione degli stessi. Gli umani, secondo questo ipotetico dialogo, sono terreni e divini, non terreni o divini. L’incapacità di riuscire ad accettare questa dualità si concentra tutta nell’uso delle congiunzioni al posto delle disgiunzioni. Finezze grammaticali che da sole possono stravolgere il significato di una frase portando ad altre considerazioni e che, forse, fanno perdere un po’ la pazienza agli arcangeli i quali, attraverso Igor Sibaldi, ammettono che:
“Eh, cara mia, la maggior parte degli umani sono davvero insopportabili e ti confesso che, ogni tanto, su da noi, ricordiamo con nostalgia l’epoca in cui non c’eravate ancora.”
Un’epoca in cui non c’era il linguaggio a rendere complessa la comunicazione tra mente, corpo e anima impedendo la ricezione del messaggio divino, veicolato da figure angeliche. Tale incapacità di accogliere, linguisticamente, l’anima sembra essere dovuta a un atto di obbedienza alle norme (o dogmi) tramandate nel tempo e fissate a un passato visto in accezione negativa quando, invece, la disobbedienza vuol essere la possibilità di permettere la determinazione dell’anima nel futuro. La scelta di essere e di accettare di essere sia divini sia umani è possibile e questa opportunità viene fornita per mezzo dell’autore del libro, senza nascondere il fatto che:
“Noi Arcangeli non facciamo altro che causare problemi alla gente. Facciamo cambiare idea, facciamo cambiare mestiere, facciamo accorgere le persone che la loro vita è stata uno sbaglio […] Noi siamo stati d’animo. A volte leggeri, come un soffio di vento tra le foglie. A volte cupi, angosciosi”.
Una frase che ricorda molto anche la filosofia platonica i cui principi ordinatori cercano di trovare una forma di comunicazione per far sì che tutte le parti della natura umana siano unite e non divise. Platone assegnava il ruolo ordinatore alla mente mentre La disobbedienza sposta l’attenzione sullo stato d’animo. Sul sentirsi, lo stare nel presente e compiere delle scelte per un futuro diverso, più libero.
Il presente si concentra tutto nella capacità di scelta, un esercizio del libero arbitrio per il quale, a detta degli Arcangeli che parlano in questo libro, Dio si incanta, si innamora nella contemplazione di una creazione della quale tutto sa ma che trova sempre il modo di staccarsi da lui, per percorrere altre opportunità.
Eppure, la capacità di scegliere comporta l’uso della disgiunzione (questo o quello) mentre La disobbedienza sembra voler orientare il lettore verso la congiunzione (questo e quello).
Orienta verso il Kaos, inteso come anima libera di essere senza confini per poi avvisare, prendendo degli esempi biblici come punto di riferimento, di non incorrere in tentazioni, derive estremiste presenti nel Kaos stesso. In pratica, invita alla disobbedienza e alla ricerca di un’armonia (Cosmo) creando quella che pare una dialettica dei contrari di origine eraclitea.
La disobbedienza di Igor Sibaldi: in parole povere, da leggere o no?
La disobbedienza di Igor Sibaldi si presenta come una trattazione in forma di dialogo che dice Tutto e Nulla e una volta concluso mi sono messa a guardarlo. Se dovessi dare una forma al mio stato d’animo, sarebbe un bel punto interrogativo.
Da una parte mi ha affascinato la densità e le competenze filologiche, linguistiche, etimologiche e dialettiche che La disobbedienza contiene e fa fluire induce il lettore a una riflessione più approfondita dell’essenza spirituale presente nell’uomo. Dall’altra mi ha sorpreso osservare come, in certi passaggi, il lato critico e realista emergesse con una certa dose di scetticismo determinando stati d’animo contrastanti e non tutti molto piacevoli.
Ecco quindi che compare di nuovo questa polarità, la natura del doppio, del dubbio e dell’incertezza. Una dice di leggere La disobbedienza di Igor Sibaldi e l’altra si colloca nel suo contrario.
Data l’impasse che si è venuta a creare, non posso far altro che lasciar a te la scelta.
Nel frattempo, vado a fare l’albero. 🙂
Autore: Igor Sibaldi
Titolo: La disobbedienza
Casa editrice: Anima Edizioni
Pagine: 112
Anno di pubblicazione: gennaio 2017
Prezzo di copertina: € 9
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