Il Curriculum Del Lettore di Antonia Falcone è sceso su questo blog.
È sceso perché la cultura, i libri e le letture di un’archeologa e blogger sono altissime, più di quanto avessi intuito. Questo comporta una sfida non indifferente per me che ho il compito di introdurla per far sì che tu la legga, fino alla fine.
A esser precisi, Antonia Falcone non è solo alta per cultura personale e professionale ma lo è anche di statura fisica, è la prima cosa che mi è venuta in mente quando l’ho incontrata a Latina. Quando è arrivato il suo turno di esporre la sua visione della comunicazione culturale, sono rimasta a bocca aperta mentre con il telefono (leggermente in preda al panico) andavo a seguire gli account social di Professione Archeologo con un solo obiettivo, ottenere il suo Curriculum Del Lettore.
Per ottenerlo però desideravo meritarmelo e per meritarlo ho fatto l’unica cosa sensata da fare. Mi sono impegnata a leggere con un minimo di continuità le attività che ha svolto e condiviso online per divulgare e far conoscere l’archeologia, spesso percepita come una materia noiosa e poco interessante.
A modo mio e tramite lo strumento lettura ho cercato di vedere, indirettamente, il lavoro d’indagine di Antonia e di come riesce a dare sostanza e punti fermi alla cultura in divenire, a volte tendente alla superficialità, che è il mondo digitale. È bellissimo leggere l’archeologia spiegata e comunicata da Antonia, in un equilibrio perfetto tra competenza e ironia, tra serietà e battute di spirito ed è bellissimo leggere e trovar conferma di questo nelle letture che condivide qui, con noi.
In sintesi, il Curriculum Del Lettore di Antonia Falcone, per me, è stupendo. Un connubio tra peso e leggerezza, cultura e informazione, testa e cuore.
Da leggere e rileggere! 😀
Curriculum Del Lettore di Antonia Falcone: libri e letture di un’archeoblogger
INFANZIA #1 E vissero tutti felici e contenti.
Come tutte le storie d’amore, si inizia dal ricordo di una fiaba.
Amore per i libri, amore nei libri, amore con i libri. La mia passione per la lettura viene da lontano, quando c’era ancora la non consapevolezza di quello che ci piace davvero. Ed eccoli lì i primi regali dell’infanzia: libri. Non ero in grado di leggere e già ero sommersa da involucri colorati di belle storie che mi facevo raccontare a letto o all’asilo.
Ed è stato così che, attraverso un libro, ho scoperto l’animo fallace dell’essere umano. Quando hanno rubato dall’asilo il mio libro di fiabe preferito. Puff, sparito da un giorno all’altro. Era un regalo, portato dai miei genitori quando si sono arrampicati su a nord, a Bologna, per un matrimonio. Perché rubare un libro, poi? Un ladro appassionato di storie? O la voglia di sottrarre un mondo fatto di racconti fantastici e irreali? Che sia stato un ladro lettore o un ladro invidioso della fantasia altrui, rimane il fatto che il mio libro preferito non c’era più.
Poco male, negli anni ne sono arrivati tanti altri: i fratelli Grimm sopra tutti, che mi immaginavo a scrivere storie insieme, scegliendo le paure peggiori e trasformandole nei personaggi cattivi che alla fine perdono sempre. Mentre i buoni vivono felici e contenti.
INFANZIA #2 Le tigri di Mompracem ventimila leghe sotto i mari con il corsaro nero
Poi arriva il momento in cui hai le idee chiare. Sì, anche durante l’infanzia, che possiamo far durare fino ai 12 anni, o almeno la mia è stata piuttosto lunga. E quando vivi in un paese della provincia meridionale, sei secchiona e hai un’educazione rigida, allora decidi di fuggire in luoghi esotici. I libri d’avventura: una folgorazione. Ne avrò letti decine, durante le estati passate a casa, tre lunghi mesi per accumulare, una sopra l’altra, avventure di pirati, filibustieri e fanciulle cazzute da salvare (perdonate il francesismo, ma alcune eroine sono proprio così, cazzute).
Amore a prima lettura con Salgari, che da adulta ho scoperto essere tra gli autori preferiti di Che Guevara e non aver mai viaggiato in vita sua, oltre ad aver avuto un’esistenza triste e malinconica. Nelle sue pagine nessuna traccia di infelicità, l’autore che non fa bella mostra di sé, ma regala storie e scorribande tra le onde degli oceani. E subito ad immaginare che quando sarai grande visiterai quei posti da favola, sfiderai il pericolo addentrandoti nelle foreste, abbatterai liane con il machete e incontrerai il pirata dagli occhi azzurri.
Sappiamo poi come è andata a finire: davanti al pc a scrivere cose negli afosi fine settimana estivi.
INFANZIA #3 Il giornalino di Gian Burrasca
Terza fase dell’infanzia che prelude all’adolescenza, la ribellione formato Gian Burrasca. A cui unire una buona dose di cinismo. Ancora ricordo distintamente l’episodio della pesca dei denti nella bocca del nonno addormentato, una crudeltà che solo i bambini possono capire. Ma il terribile Gian Burrasca è stato il primo incontro con la rivolta verso l’ordine costituito, il preside, “la minestra di rigovernatura” e la pappa al pomodoro, resa celebre da Rita Pavone, inno generazionale ancor prima dei no global e dei punk a bestia.
Gian Burrasca uno di noi, sobillatore di folle, paladino dei più deboli rinchiusi in collegio. Più tardi arriverà anche Il Giovane Holden, altro romanzo di formazione per l’età in cui si è compreso che i tempi della pappa al pomodoro erano tempi d’oro, tutto sommato.
ADOLESCENZA #1 Avventure in Land Rover e pantaloni kaki
Il periodo durante il quale ho divorato quantità inenarrabili di libri è stata l’adolescenza, vagonate di volumi, spesso presi in biblioteca durante i lunghi pomeriggi annoiati. Senza un ordine preciso, senza un filo conduttore, l’importante era trascorrere ore sdraiata sul divano a inseguire storie.
Wilbur Smith e Il Dio del Fiume. 1993. Avevo 13 anni e avevo già deciso che da grande avrei fatto l’archeologa. Deserto, antichi egizi, misteri, storie d’amore: gli ingredienti perfetti per chi ingenuamente crede nel lato divertente dell’archeologia. E da adolescente ci credevo fermamente. Poi con la giovinezza e la maturità si scopre che “quel lato divertente” sono le serate a bere birra con gli amici dopo il lavoro e non le corse spericolate nel deserto. Ma questa è un’altra storia.
ADOLESCENZA #2 Cattedrali lunghe millenni
Non ci credo che non avete letto I pilastri della terra di Ken Follett. Più di mille pagine ambientate nel XII secolo, intrighi, sesso spinto e storia medievale. Penso di non aver mangiato né dormito pur di finire questo libro. E ancora me ne ricordo alcuni passaggi, nonostante la mia nota capacità di dimenticare all’istante trame di libri e film. Il topos letterario della costruzione di una cattedrale, a fare da sfondo a vicende e protagonisti.
Alcune cose “da grandi” le ho comprese dopo le estati passate a leggere Ken Follett o Wilbur Smith: che a fare gli scrittori non ci si improvvisa, che tenere avvinghiato il lettore per centinaia di pagine è un mestiere e che non tutti possono essere Dostoevskij o Hemingway.
ADOLESCENZA #3 Un indizio: qualche passo verso l’alto
Dopo la scorpacciata di libri d’avventura in salsa archeologica, è arrivata l’altra fissazione che porto con me oggi: i gialli. Quelli della Newton a 1000 lire, chissà se ve li ricordate. Quando andavo in edicola a comprare il giornale per mamma e avanzava un resto di millelire, l’investimento era già bello che fatto.
Si sa, un giallo tira l’altro. E così con il tempo le mie letture diventavano sempre più esigenti, fino ad arrivare al maestro assoluto del genere: Conan Doyle. Credo, senza tema di sbagliarmi, di aver letto tutti i racconti di Sherlock Holmes.
Mi hanno lasciato due cose, indelebili: la collezione degli indizi, l’unire i puntini per arrivare alla soluzione dei problemi e lo spirito di osservazione. Entrambi aspetti che si sarebbero poi rivelati fondamentali nella mia carriera da archeologa: cercare nella terra gli indizi delle attività dell’uomo nel corso dei secoli, osservare e catalogare mentalmente le tracce del passato. Senza contare che oggi, quando conosco una persona, la prima cosa che guardo è il polsino della camicia. E questa cosa la possono capire solo i veri fan di Arthur.
GIOVINEZZA #1 Storie dalla terra fangosa
Facciamo che la giovinezza inizia a 20 anni, quando si va all’Università. Dopo aver deciso già a 8 anni che avrei fatto l’archeologa, ovviamente mi sono iscritta alla facoltà di Lettere de La Sapienza a Roma. E lì ho scoperto che se i libri raccontano storie, la terra ne racconta altrettante. Ho imparato a leggere in uno strato di terreno la narrazione delle azioni umane e naturali, in un frammento di ceramica la storia degli uomini che l’hanno prodotto.
Per definirsi veri archeologi bisogna quindi avere nella propria libreria Storia dalla terra: manuale di scavo archeologico di A. Carandini che ho consumato a forza di sfogliarlo. Non esiste scavo che non possa essere condotto in modo scientifico dopo aver letto IL Carandini (come è noto nel gergo archeologico). Potete poi immaginare lo stupore e il balenio dell’idea che “tutto torna” quando mi sono imbattuta nella seguente frase, all’interno del capitolo Stratigrafia e cultura degli indizi:
“II metodo analitico-deduttivo di Sherlock Holmes somiglia molto a quello della ricerca archeologica. Anche l’archeologo insegue il «libro della vita» e cerca di raggiungere tassi sempre crescenti di scientificità”.
La domanda alla Marzullo viene da sé: Sono diventata archeologa perché ho letto Conan Doyle o ho letto Conan Doyle perché volevo fare l’archeologa? Ai posteri blabla…
GIOVINEZZA #2 Il primo catalogo non si scorda mai
La mia libreria è piena di cataloghi a tema archeologico: mostre, musei, siti.
Sono sempre in bolletta perché i miei soldi li spendo così, da quel giorno in cui sono venuta in possesso del Catalogo dei Cataloghi, il Santo Graal dell’archeologia: Settefinestre. Una villa schiavistica nell’Etruria romana. Tre tomi dal peso indefinibile, da trasportarsi con la carriola, la stessa che si usa in cantiere per spostare la terra. Prezzo di copertina: troppo. Oggi introvabile. Me lo ricordo il giorno in cui l’ho comprato. Sala Odeion, La Sapienza. Un passaparola fitto fitto, a voce bassa, come le spie che si trasmettono segreti indicibili a orecchie esterne:
“Anto, con 30mila lire puoi comprare Settefinestre, sono rimaste le ultime copie e le stanno vendendo a un decimo del prezzo di copertina. Se ti interessa ti do il contatto.”
Erano i miei primi mesi all’Università, ancora non sapevo cosa significasse quel libro per la ricerca archeologica in Italia. Ma non ho avuto remore, l’ho comprato. E oggi fa bella mostra di sé nella mia libreria ed è l’invidia di tutti gli archeologi che ci passano davanti:
“Ma come fai ad avere Settefinestre?”.
E’ una lunga storia.
GIOVINEZZA #3 Per chi suona il capolavoro
Provo per un attimo ad uscire dal tunnel dell’accoppiata libri-archeologia per tornare alla letteratura. Avete presente quella domanda insidiosa che ogni tanto si fa per gioco ad una tavolata di lettori incalliti:
“Quale libro porteresti con te su un’isola deserta?”.
Io non ho dubbi e mai ne avrò, anche qualora dovessi leggere tutti i libri mai stampati. Per chi suona la campana. Hemingway, per sempre Hemingway. L’amore, la guerra, l’umanità, la disumanità, e soprattutto la scrittura perfetta. Non c’è una parola o una virgola che non occupi il suo posto predestinato sulla carta. Ho letto quasi tutti i suoi libri, voracemente. E’ il mio grande amore, quello che non tradirò mai.
Certo ci sono Dostoevski o Garcia Marquez, ma la brutalità letteraria del vecchio Ernest non ha paragoni. Quando voglio conoscermi un po’ meglio, esplorare l’essere umano e andare a fondo mi tuffo nelle storie di Pilar e della banda, di Robert e Maria. Regalatemi libri di e su Hemingway e nessuno si farà male.
MATURITA’ #1 L’Oblio americano
Ogni buon lettore che si rispetti ha la sua tana, la libreria dove si rifugia a scoprire le novità e a esplorare le possibilità della carta di credito di esaurire le proprie risorse.
La mia è AltroQuando, a Roma in Via del Governo Vecchio. Una delle poche certezze della vita che ho è che quando varco la soglia di questa libreria sono sicura di trovare esposti libri e autori che non conosco e che irrimediabilmente mi conquisteranno. Potere della comunione di libreschi sensi. E’ stato qui che un pomeriggio sono entrata nelle vite di David Foster Wallace. In Italia credo che a quei tempi lo leggessero cinque persone al massimo, tra le quali i ragazzi che hanno deciso di esporre un suo libro tra quelli consigliati. Coraggiosissimi. Poi dopo qualche anno sono diventati tutti esperti di scrittura creativa ed estimatori dello scrittore della celeberrima crociera. Ma credetemi, solo molto tempo dopo. Esattamente dopo il 2008, quando Foster Wallace si è suicidato. E si sa che dopo morti si diventa famosi.
L’incontro con il genio statunitense è stato traumatico: vi sfido a leggere Oblio, poi ne riparliamo. Scrittura criptica, frasi e note lunghe pagine, l’autore che vi sfida “ce la fai ad andare avanti o decidi di mollare?”.
Un ritratto spietato dell’America in decadenza, dei suoi tic e delle sue mai sopite manie, del capitalismo feroce e del disfacimento di una potenza. Il visionario David Foster Wallace ha segnato il mio passaggio all’età adulta.
MATURITA’ #2 Il Piumino di Zerocalcare
Leggiamo anche per identificarci, in un personaggio, in una storia, in un rapporto.
La lettura ci fa sentire meno soli proprio per l’empatia che scatena.
Per me la maturità è stata anche scoprire che non ero l’unica a combattere contro il demone del copri piumino:
“E’ l’eterna lotta del ragazzo contro l’uomo. L’adolescenza finisce quando impari ad infilare il piumino nel copri piumino”.
E come me, esiste tutta una generazione che ad un certo punto ha visto la luce, navigando su Zero Calcare.
Perché succede che le cose semplici a volte sono le più difficili da raccontare e quando qualcuno ci riesce con naturalezza, senso pratico e facendoti fare anche due risate, beh, quel qualcuno diventa il tuo mito indiscusso. Puoi avere trenta, quaranta o cinquant’anni, ma porca miseria, quanto hai bisogno di sentire che non sei solo nell’universo. E siccome siamo la generazione dei millennials, noi Zerocalcare l’abbiamo conosciuto tramite Facebook perché quel nostro amico, anche lui nato negli anni Ottanta, ha condiviso un link con commento “Genio!”. E vuoi non aprirlo, quel link?
MATURITA’ #3 Faccio cose, leggo blog
Benché si senta spesso dire in giro che con l’avvento di internet e dei social si leggano meno libri e si sia persa l’abitudine all’apprendimento, a volte a me sembra proprio il contrario.
Il fatto di essere costantemente connessi, di veder scorrere in timeline link su link, la necessità di essere sempre aggiornati fa sì che senza che ce ne accorgiamo leggiamo continuamente. E così da quando mi occupo di comunicazione culturale accanto ai libri ho una lista di blog e siti che sfoglio quotidianamente: marketing, comunicazione, archeologia, turismo, viaggi, cultura.
E anche se non sono libri in senso stretto, mi aiutano a capire di più il mondo e il tempo in cui vivo, quindi non potevano mancare nel mio Curriculum del Lettore.
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