Quello che non uccide di David Lagercrantz è il titolo del romanzo scelto per questa settimana. Ha attirato la mia curiosità appena ho avuto sotto gli occhi la lista di letture proposta da Repubblica, per l’iniziativa Noirissimo.
Un genere, il noir, sul quale torno periodicamente per immergermi in un tipo di letteratura dove l’intrattenimento narrativo mantiene un occhio aperto verso l’analisi della società in cui l’autore vive. Insomma, leggere un noir è un po’ come unire l’utile al dilettevole, se poi è collegato a una saga come la Millennium Trilogy di Stieg Larsson, il gioco è fatto e un altro lettore è stato conquistato.
Vieni a scoprire trama e impressioni sul libro della settimana?
Quello che non uccide di David Lagercrantz: trama e impressioni
Quello che non uccide di David Lagercrantz si presenta come quarto capitolo (il quinto è L’uomo che inseguiva la sua ombra, sempre edito Marsilio) della saga di Stieg Larsson che, in ordine di uscita, è composto da:
- Uomini che odiano le donne
- La ragazza che giocava con il fuoco
- La regina dei castelli di carta.
Tornano quindi Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander ma le loro indagini si svolgono a distanza di 11 anni e in due contesti interdipendenti, quello fisico e quello virtuale.
C’è il genio informatico, Frans Bender, alle prese con lo sviluppo di un’intelligenza artificiale sempre più intelligente e con il furto di informazioni vendute ad agenzie concorrenti e c’è suo figlio, August, un bambino autistico con abilità speciali che ricordano tanto il film codice Mercury con Bruce Willis e una lettura che recensii per il blog di Ilaria Bo, Il misterioso caso del cane ucciso a mezzanotte.
“L’intelligenza di Balder è tutt’altro che artificiale. Com’è messa la tua, ultimamente?
E cosa succede, Blomkvist, se creiamo una macchina più intelligente di noi?”
Ci sono i servizi segreti americani e svedesi, sempre più interessati a raccogliere dati e tener sotto controllo vite e identità online. E c’è il sogno del prologo. La mano che, ritmicamente batte su un letto dando il via alla caccia e alla macchina narrativa ideata da David Lagercrantz.
“Prologo
Un anno prima dell’albaQuesta storia inizia con un sogno, e nemmeno un sogno poi tanto speciale. È solo una mano che batte ritmica, insistente, sul materasso della vecchia cameretta di Lundagatan.
Eppure è sufficiente a farla alzare dal letto all’alba. Dopodiché Lisbeth Salander si siede al computer e inizia la caccia.”
C’è tutto. Quel che non uccide si rivela un romanzo noir (o forse cyber noir?) ampio, variegato, complesso e stratificato narrato in modo chiaro, schematico, scorrevole.
All’inizio, ammetto, ero un po’ titubante. Sarebbe riuscito l’autore a rimanere in linea con la psicologia dei personaggi ideati da un altro autore? O meglio, il processo di identificazione in corso di lettura sarebbe rimasto intatto o la voce narrante avrebbe inserito degli elementi discordanti e lontani dal ricordo formatosi con i primi libri? Sono le prime domande che mi sono posta prima di aprire le pagine che racchiudono la storia di Quello che non uccide.
Il bello di questo romanzo però è che le domande iniziali, dettate più da un ricordo affettivo che ho riposto nella biblioteca delle letture passate, cadono nel momento stesso in cui la narrazione ha inizio. Più ci si addentra tra i caratteri tipografici che compongono il romanzo cartaceo, con il suo profumo reale e tangibile, più il lettore viene condotto nel dietro le quinte del mondo virtuale. Un luogo su cui vengono lasciate tracce facilmente individuabili da chi conosce molto bene il linguaggio che lo caratterizza. Un assaggio di come questo avvenga c’è anche ne Il mondo di Lulz di Antonio Fanelli, ad esempio.
In Quello che non uccide entrano in scena nuovi personaggi, nuovi risvolti narrativi, dubbi, domande, paure. La caccia si sposta su un piano differente ma le dinamiche e l’approccio alla conoscenza non sono cambiate.
C’è chi vi si accosta per aumentare i livelli di sicurezza di un’agenzia d’intelligence dopo una vita fatta di soprusi, chi per superare barriere che li separa da un nemico colpito duramente ma ancora vitale, chi per trafugare dati da vendere e chi e affossare la credibilità del singolo per manipolare le masse.
“Se parliamo di credibilità, Mikael, lui è un poveraccio e tu sei ricco sfondato. Sotto sotto vorrebbe essere come te, l’ho capito subito, e avrei dovuto rendermi conto che un’invidia del genere può diventare pericolosa. Tutta la campagna mediatica nei tuoi confronti era incentrata su quello, l’avrai capito anche tu. La tua incapacità a scendere a compromessi fa sentire gli altri meschini. Con la tua sola esistenza gli ricordi che si sono venduti e più tu vieni applaudito, più viene messa in risalto la loro meschinità. E in questi casi hanno un solo modo per difendersi: trascinarti nel fango”.
Quello che non uccide va oltre all’interfaccia di un qualunque social network che, peraltro, non incide granché sulla trama complessiva del romanzo. Tra le pagine si percepisce che c’è ben altro sotto. Qualcosa di più oscuro, presente online in contenuti confezionati ad arte dove detti e non detti, giusto e sbagliato, etico e non etico, buono e cattivo si mescolano e si confondono. Un qualcosa che sfugge ai più e dal quale ci si può difendere solo ponendosi una domanda che Mikael non formula, ma pensa. Lagercrantz si è preoccupato di metterla per iscritto, a beneficio del lettore:
“[…] Perché mi viene raccontato questo?”
Oltre alla domanda, c’è un’altra cosa che mi ha affascinato di questo romanzo. Il fatto che alcuni personaggi di questo romanzo stanno leggendo un libro. Me li sono appuntati in un’altra lista letture. Vuoi favorire?
Se li hai già letti tutti, mi dici cosa ne pensi nei commenti?
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