Dario Villasanta è uno scrittore e un assiduo frequentatore del mondo editoriale. Sui social, pur avendo una vena amara nel modo di esprimersi (ed esporsi) per raggiungere i suoi obiettivi, sa conversare e mettere a suo agio il suo interlocutore lasciando trapelare apertura mentale e senso dell’ironia.
Cosa potrebbe leggere uno scrittore (autore de Nella pancia del mostro) che affronta di petto i pregiudizi che ruotano attorno a tematiche sociali scomode, che fanno paura?
A te la scelta di scoprirlo nel Curriculum del Lettore di Dario Villasanta.
Curriculum Del Lettore di Dario Villasanta: scrittore social(e) e lettore serio
Leggere è una cosa seria, ma non seriosa.
Per questo non ho vergogna a dire che ho studiato lettura compulsiva alla facoltà di… Topolino! Perché quando impari a leggere a tre anni (e non per vezzo, ma per obbligo di sorelle pigre nel leggermi le storie) non c’è di meglio di quello – e del Corriere dei Piccoli, of course.
Da lì ad accorgersi di essere un lettore, anzi peggio: un sognatore, c’è voluto qualche anno ma non molti. Colpa de Le notti bianche di Dostoevskij letto in preadolescenza, da cui la specializzazione nei racconti di Puskin, Gogol e tutte le novelle di Maupassant e i francesi in genere.
Amo i racconti, su tutti L’uomo che era morto e tanti altri di Lawrence, fino a scoprire chicche impensate: lo sapevate che Maupassant scrisse anche un racconto dell’orrore diventato un culto, Le Horla? Lo redasse in più forme e versioni, credo di averle lette quasi tutte.
Ma la condanna fu leggere L’idiota a tredici anni, reo di darmi consapevolezze pesantissime sul mondo che avrei vissuto, anche se non è mai svanita la malinconia de La luce che si spense di Kipling, e tutti i grandi romanzi come gli altrettanti mai più visti, trovati o sentiti nominare da nessuna parte (Il grande Meaulnes, Io sono Jonathan Scrivener).
Sono felicissimo oggi, per quanto mi capiti sovente di leggere per lavoro, di aver ancora voglia e indole di scovare perle nel mare magnum del self, anche di esordienti o sconosciuti. Fu così che conobbi amici e colleghi che oggi brillano di luce propria, come Luigi Mancini e Susanna De Ciechi, ma anche la Dagger saga di un inglese a me ignoto ma che mi ha catturato e non poco.
Fondamentalmente sono onnivoro, devo però confessare il mio peccato: amo la Storia, e nel Gioco della Torre se dovessi salvare un libro terrei un saggio su Napoleone sacrificando, ahimé, ogni opera di narrativa.
Da Scrivere senza parole, inoltro qui il mio Curriculum del Lettore per gli scopi previsti dalla passione per i libri.
Invito al rispetto della legge sulla privacy non dicendo che ho anche letto Liala e i fotoromanzi di Grand Hotel con la mia amata nonna. Perché, come dicevo: la lettura è cosa seria, ma non seriosa. Non per forza.
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