Fratelli nella notte di Cristiano Cavina è uno dei libri letti durante la settimana di Ferragosto.
La storia si fonda sulla memoria intesa come ricordo di qualcosa o di qualcuno, non nel senso di memorizzazione di dati ed eventi. La memoria è un po’ come un archivio posato sul fondo della storia (e del cuore) le cui ante si aprono quando meno te lo aspetti. O quando sei distratto a resistere al sopravvento di pensieri ed emozioni. In questo senso, Fratelli nella notte di Cristiano Cavina, edito Feltrinelli, è stata una bella scoperta. Un romanzo breve o un racconto lungo che ha il pregio di far leggere la storia diversamente.
Vieni a leggere?
Fratelli nella notte di Cristiano Cavina: trama e impressioni
Fratelli nella notte è una storia semplice semplice, quasi banale nella sua trama, ma che racconta molto più di un libro scolastico. Tutta la macchina narrativa ruota attorno a Tarzan (Mario) e Gianì (Giovanni) e su come il secondo trae in salvo, caricandoselo in spalla di notte, il primo rimasto ferito in battaglia.
In sintesi, il romanzo di Cavina, è un piccolo frammento di memoria storica che ha per protagonisti due fratelli vissuti in tempo di guerra, cresciuti nella povertà e educati al lavoro nei campi. Furono, come ha sottolineato spesso lo scrittore durante la presentazione che ho ascoltato a Filo d’Argenta, ragazzi chiamati a combattere. Il primo, obbediente, svolge il suo compito, il secondo, per il suo carattere mite, cerca di evitarlo finché può.
Tarzan e Gianì sono vissuti in tempo di guerra, coinvolti in conflitti che ora si studiano sui libri di storia. Ragazzi con un percorso di vita e un modo di affrontarla di cui si sta perdendo memoria, perché troppo comuni per stare nei libri di storia. Estranei che pur avendo lo stesso sangue si sono rivelati fratelli nella notte, tra una richiesta di aiuto e un muto gesto di soccorso accompagnati da un mare di emozioni che questi personaggi provano ma non hanno parole per esprimere. Forse perché cresciuti in condizioni molto dure, non comprensibili ai giorni nostri. Basta leggere la descrizione di Gianì, per averne un’idea:
“Era nato e cresciuto in tempi difficili, venuto su come una bestia.
Con le bestie a quattro anni aveva cominciato a lavorare nei campi e come le bestie aveva imparato ad esprimersi.
Ululati di gioia o grugniti, nient’altro.
Ogni tanto, una lacrima, una sola, grossa come un chicco di sambuco, gli veniva giù da un occhio.
Credo non avesse parole per dire quello che sentiva.
La fatica aveva riempito la sua vita, nessuno gli aveva mai insegnato altro”.
La frase più breve, intensa e vera e istruttiva che si possa leggere in un libro come Fratelli nella notte. Condensa una sensazione universale, che va oltre al tempo e alle esperienze degli individui, quello della mancanza di non avere sufficienti parole per contenere e lasciar emergere le emozioni che si provano costantemente.
A me, l’assenza di parole fa paura. Già è difficile scegliere quelle adatte per esprimersi, pensare o rendersi conto di non averne fa paura. Se fanno paura, se ne sente il bisogno perché le parole sono uno strumento imperfetto ma forte abbastanza per aiutare le persone a comprendere, conoscere, ricordare e raccontare.
Il racconto, la narrazione è una forma molto raffinata e umana di mantenimento della memoria. è dare voce a chi, nei libri di storia, questa voce non ce l’ha e si confonde nella massa. Forse era questo l’intento di Cristiano Cavina con Fratelli nella notte o forse no.
So solo che leggendo questo romanzo breve mi è sembrato di cogliere quelle parole in più di cui ha parlato l’autore.
Per ricordare meglio e per ricordare qualcosa di vero e sentito, nel silenzio.
Per affrontare la fatica del cercare di conoscere le persone che ci circondano e per comprendere almeno una piccola parte della natura umana, prendendo la storia di Tarzan e Gianì come punto di riferimento o possibile percorso da seguire.
“Non mi sono documentato: ho scritto quello che ricordavo e quello che non sapevo l’ho potuto immaginare.
Per tanto tempo ho vissuto in mezzo a persone la cui natura mi sfuggiva.
Li sentivo e li guardavo intorno a me, c’erano, ma era come se non li vedessi davvero.
Misteriosi come sagome su un crinale di notte.
Erano troppo grandi, per riuscire a metterli a fuoco da vicino. Li ho dovuti perdere, per riuscirci”.
Chissà se Fratelli nella notte di Cristiano Cavina ti darà le stesse sensazioni che ho cercato di trascrivere qui, in questo piccolo post.
Ora però sono curiosa di sapere se l’hai letto. Cosa ne pensi?
Autore: Cristiano Cavina
Titolo: Fratelli nella notte
Casa editrice: Feltrinelli
Collana: I Narratori
Anno di pubblicazione: maggio 2017
Pagine: 82
Prezzo di copertina: € 10
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