Leggere (soprattutto in estate) è considerata una vera e propria tortura. La colpa di questo malessere indotto dalle letture obbligatorie ricade, periodicamente, o sui ragazzi o sugli adulti.
Le letture inserite nelle liste dei compiti per le vacanze sono percepite come vere e proprie punizioni in quanto tolgono tempo ai bagni al mare, alla costruzione di castelli di sabbia, alle corse in bicicletta e ai giochi con gli amici.
Quando è successo? Quando leggere è diventata un’imposizione? Un dovere, più che un piacere?
Per pura curiosità, oggi ripercorro gli anni della scuola, alla ricerca di letture obbligate.
Sia mai che trovi risposta alle domande poste, accendendo il tuo interesse.
Letture obbligatorie o consigli di lettura? Perché è meglio la seconda opzione
Mi sa che nel corso della mia vita di lettrice sono stata fortunata perché a scuola non ho mai avuto l’impressione di dover sottostare a letture obbligatorie.
La fatica dell’imparare a decifrare i segni grafici attraverso i quali si strutturano parole, frasi, pagine testuali me la ricordo, così come ricordo la noia del ripeterle ad alta voce per:
- avviare il processo di memorizzazione,
- allenare la comprensione e
- rielaborare le nozioni apprese mutuandole in un frammento di cultura.
Una fase di passaggio obbligata che, una volta superata, aiuta a esercitare e migliorare la capacità di leggere non solo il libro ma anche la realtà nella quale l’individuo è immerso. Per formare lo spirito critico imparando a destrutturare e ricostruire l’esperienza vissuta o simulata.
Alle elementari c’era una “biblioteca di classe”. Uso le virgolette perché il luogo dove venivano riposti i libri non era altro che un armadietto di metallo, chiuso a chiave e aperto dalla maestra una volta per settimana.
Mi piaceva quel giorno, il giorno dei libri da portare a casa. Fu in uno di quei giorni che scelsi e amai L’occhio del lupo di Daniel Pennac. Unico compito della maestra era aprire le ante della conoscenza e lasciare che gli alunni si avvicinassero per ordine, in fila per due. Imponeva un tempo di scelta, non per metterci fretta ma per ricordarci che altri avevano lo stesso diritto (oltre che il dovere) di accedere a quelle storie rilegate. Tutto qui, niente di complicato, strategico o astruso.
Non ricordo dell’obbligo a leggere i classici, nemmeno alle medie. Li si scopriva dalle antologie e, se la storia catturava il mio interesse, non avevo paura ad andare in biblioteca (quella vera) per approfondire un autore.
Quello che odiavo era il dovermi ficcare in testa, una volta per settimana, poesie lunghissime, infarcite di parole arcaiche e dai contenuti difficili da comprendere. Era come ripetere parole senza senso, perché l’obiettivo era allenare la memoria, non capire. Non avevo l’esperienza per il secondo step e solo ora mi sono riavvicinata alla poesia imparando a leggerla nel modo più consono.
C’è tempo per ogni lettura e, obbligo dell’adulto o dell’insegnante, è capire quando lo studente è pronto per accostarsi a un classico e nel saper riconoscere e stimolare la capacità di scegliere. Alla fine dell’anno scolastico la mia professoressa d’italiano non apriva le ante di un armadietto di metallo ma forniva una lista di letture consigliata. Tra esse non mancava mai la voce scelta libera. L’imposizione era di leggere almeno un libro durante la stagione estiva e dimostrarlo tramite la stesura di un testo riassuntivo, completo di impressioni personali.
Sono stata fortunata, ho avuto dei buoni insegnanti. Hanno saputo guidarmi a capire perché è importante leggere, senza obbligarmi a farlo.
Il consiglio, infatti, è considerato tale quando il potenziale lettore è posto nella condizione di poter scegliere convincendolo che la lettura può essere vista con un’azione di diritto, non un dovere a cui sottostare per forza.
Se si legge poco il problema non sono i ragazzi, ma gli adulti
A costo di ripetermi, ritorno ancora una volta alla notte dei lettori e agli stati generali della lettura. In quel contesto di confronto e riflessione sono state dette molte cose importanti e, tra queste, mi ha colpito il fatto che tutte le realtà che ruotano attorno al libro e alla lettura hanno rilevato nei ragazzi i loro pubblico più nutrito. I ragazzi, non gli adulti.
Tornando ancora più indietro, agli archivi di questo blog, un ricordo che conferma l’interesse dei più giovani a leggere viene da Pordenone Legge.
La presentazione di Classici per la vita. Una piccola biblioteca ideale di Nuccio Ordine fu un esempio pratico, un’esperienza diretta, di come un insegnante dovrebbe introdurre l’educazione alla lettura. Perché, come il professore ha giustamente sottolineato:
“Gli studenti sono gli interlocutori più importanti”
interrogandosi su quale messaggio stia lanciando la scuola, sempre più orientata a introdurre i giovani nel mercato del lavoro penalizzando la lettura dei classici.
Classici per la vita non è un saggio ma la raccolta di una serie di letture consigliate solitamente percepite come obbligatorie perché, probabilmente, non vengono presentate nel modo adeguato. Leggerlo è stato molto istruttivo perché pone questa azione su un piano molto attuale.
Se gli insegnanti non riescono ad appassionare e avvicinare alla lettura dei classici, la colpa non è dei ragazzi ma di come si è modificata l’istituzione scolastica divenendo sempre più simile, per organizzazione e obiettivi, a un’azienda che a un percorso formativo. Secondo l’autore de L’utilità dell’inutile:
“La scuola è un percorso di ragionamento il cui fine non è sapere quale mestiere fare in futuro ma il trovare gli strumenti per formare cittadini liberi”.
Con questa citazione mi rendo conto di quanto sia stata fortunata. Ho incontrato adulti che hanno saputo indicarmi tanti possibili percorsi consigliandomi le letture più adatte a me, senza mai imporle.
Con il tempo ho scoperto che più leggo e più mi sento libera e ricca e devo dire che è una bella sensazione, capita anche a te?
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2 Comments
Guarda, io sono quel classico tipo di persona che fa esattamente l’opposto di quello che l’obblighi a fare. Con la lettura, mai avuto problemi, perché sono sempre stata una gran curiosona. D’altra parte, solo una volta l’insegnante di lettere ci assegnò quattro letture per l’estate: Gli indifferenti di Albero Moravia; Il signore delle mosche di William Golding, Beppe Fenoglio e Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino. Per me, due letture furono azzeccate e due no. Mi rifiuto di leggere Fenoglio – per ora -, ho rotto il ghiaccio con Calvino pochi mesi fa. Tutto questo per dire che obbligare a leggere non è la chiave: si educa alla lettura, ed è molto diverso.
Bruna, ti obbligo a fare questi commenti ogni volta che posto qualcosa, così il blog si arricchisce di consigli di lettura! 😛
Ad eccezione di Fenoglio che non ha mai attratto la mia attenzione, sono tutti libri che ho letto e che mi furono prestati da mia nonna (insegnò tanti anni in un liceo scientifico). Mi piacquero tutti, anche se furono difficili da leggere. Quasi quasi, li rileggo!
Grazie per avermeli ricordati! 😀