Uscito l’8 giugno Il rifugio delle ginestre, edito Garzanti, è l’ultima fatica narrativa di Elisabetta Bricca.
Ero d’accordo con un’amica che ne avremmo condiviso l’acquisto e la lettura. Ebbene, sono una brutta persona. Non ho resistito e il giorno del debutto del romanzo ero già posizionata alla cassa della libreria.
Sarà difficile mantenere una certa oggettività in questa piccola recensione perché Il rifugio delle ginestre ha tanto, tantissimo della vita dell’autrice ma anche dei pensieri e delle relazioni che si sono strette fra noi sfumando in ammirazione e rispetto reciproco. Per farti capire quello che provo mi vengono in mente le partite sportive e come gli spettatori incitano la squadra usando il “noi”.
Sono i giocatori a determinare l’esito di una partita ma il grado di affezione e di coinvolgimento è talmente alto che la tifoseria si sposta con l’animo in campo e gioisce e soffre con i suoi beniamini.
Si nota che la poesia di Umberto Saba, Goal, ha influito un pochino su quanto ho da dire sul tema di questo post?
Divagazione poetica a parte, torniamo al libro di oggi.
Vieni a leggere?
Il rifugio delle ginestre di Elisabetta Bricca: trama e sensazioni in lettura
Avevo voglia di una storia che fosse quanto più possibile vicina alla realtà, che fosse viva e suggestiva. Ho iniziato a godermi il romanzo di Elisabetta a piccoli sorsi per poi accelerare il ritmo delle pagine in una calda domenica d’estate.
Sveva, il personaggio centrale de Il rifugio delle ginestre, è una giovane donna che abbandona il suo lavoro di copywriter per trasferirsi nel casale umbro dove è nata e cresciuta. Non è una storia d’amore, non direttamente, ma un percorso che inizia nel momento stesso in cui decide di tornare per chiudere un cerchio lasciato aperto da una mancanza.
Sveva, infatti, non ha mai conosciuto né saputo chi fosse suo padre ed è su questo bisogno di sapere la verità sulle sue radici che Elisabetta Bricca avvia la macchina narrativa.
All’inizio Il rifugio delle ginestre ha un andamento lento e questo non è un dato negativo, ma è determinato dallo stile di scrittura dell’autrice che già si rivela in Umbria, She Said. Uno stile descrittivo che evoca immagini visive molto ricche e intense. Alcune frasi sono così brevi da sembrare piccoli versi poetici.
Tutto ha un suono che sa di poesia, in questo romanzo. E forse è per questo che si ha una sensazione di sospensione, anche se viene inframmezzata da riferimenti musicali e dettagli che spezzano e danno un po’ di verve all’andamento generale. Tra i dettagli che emergono dall’armonia generale, il mio preferito è la figura concreta e pragmatica di Zefferino che mi ricorda un po’ mio nonno e la sua passione per la terra e l’immagine dell’antico olivo al cui tronco Sveva si rivolge per comunicare con le fate e il mondo invisibile, che altro non è che un modo per dialogare con se stessa e il suo cuore.
Con calma e quasi senza accorgersene il lettore ricostruisce un percorso emotivo, ondeggia in un mare di emozioni e il processo di identificazione avviene in modo molto naturale.
I frammenti che compongono la personalità e la storia personale di Elisabetta Bricca non sono disposti a caso, sembra quasi che vogliano fare da ponte con altre storie, quelle dei lettori. Un’operazione che si svela per come l’autrice rende visibile il senso e il valore di piccoli gesti quotidiani come cucinare o immergersi nella natura, in cerca di un attimo di pace.
Leggere Il rifugio delle ginestre è stato per me come una sorta di autoipnosi che mi ha aiutato a ricordare storie che appartengono alla mia famiglia e altri collegamenti interni a questo blog.
La ginestra, intesa nel suo significato simbolico e di indicatore di un percorso da seguire, mi ha fatto ripensare alla lettura di Autostop con il Buddha di Will Ferguson. La descrizione di Tropea e di come si prepara un piatto tipico della zona mi ricorda il Curriculum Del Lettore di Mary Sciarrone per i luoghi, con varie reminiscenze sul libro di Mara Meimaridi, per quanto riguarda la ritualità.
Il rifugio delle ginestre di Elisabetta Bricca: è ora di tirare le fila
Il rifugio delle ginestre di Elisabetta Bricca è una lettura molto piacevole.
Pur possedendo un filo conduttore molto preciso e lineare è anche in grado di dispiegarne altri che proseguono al di fuori della lettura e della trama principale. Che tu lo legga a piccoli sorsi o lo divori fino alla fine, intervista all’autrice e ringraziamenti compresi, Il rifugio delle ginestre dà una sensazione di completo e incompleto allo stesso tempo.
Tra le tante belle frasi che si possono estrapolare dal romanzo, quella che sento più rappresentativa, sia per il percorso fatto dalla scrittrice sia per il percorso che intraprendo io ogni volta che leggo qualcosa che non solo mi piace, ma mi coinvolge e mi convince è questa:
“Trascorro i giorni nella mancanza, cercando di trasformare i vuoti in pieni”.
Vorrei poterti dire altro su questo libro ma la sua lettura ha toccato corde così personali che preferisco lasciarle private e credo che questo valga anche per te, se deciderai di leggerlo. 🙂
Autore: Elisabetta Bricca
Titolo: Il rifugio delle ginestre
Casa editrice: Garzanti
Data di pubblicazione: 8 giugno 2017
Pagine: 196
Prezzo di copertina: € 16.90 cartaceo/ € 9.90 kindle
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