Leggere, cosa e come. Il giornalismo e l’informazione culturale nell’era della rete di Giorgio Zanchini, edito Donzelli, è stata per me una piccola sfida.
Non deve ingannare il formato piccolo e maneggevole del libro. Non si tratta di un testo di facile lettura, non perché sia noioso ma perché, per paradosso, è molto interessante e richiede molta, molta attenzione. Soprattutto da parte di chi, con il suo lavoro di scrittura e produzione di articoli per blog o testate giornalistiche, cerca di ridefinire il suo ruolo nel mondo rivoluzionario del web.
Cominciamo?
Leggere, cosa e come: appunti e temi sulla rivoluzione digitale e la crisi del giornalismo
Fin dall’incontro con Giorgio Zanchini a Pordenone Legge 2016 in Leggere, cosa e come sono apparse subito chiare le parole rivoluzione e crisi associate, rispettivamente, ai termini digitale e giornalismo.
“Le nuove tecnologie hanno completamente stravolto l’informazione, il mondo dell’editoria e la comunicazione culturale in genere. Il giornalismo, oggi, vede una delle sue più profonde trasformazioni. La rete ha accelerato la crisi e determinato la fine dell’elite dei media tradizionali”.
Affermazioni che vengono approfondite con lucida oggettività nel libro il cui contenuto non vuole veicolare un addio a una categoria (quella dei giornalisti e degli intermediatori culturali) ma porsi delle domande su come la stessa può inserirsi e armonizzarsi nel mondo virtuale riflettendo sulle dinamiche che lo regolano.
Tutto, in Leggere, cosa e come, viene passato al setaccio. Si parla di aggregatori di notizie, di social network, di dati, statistiche e comportamenti. Di come è cambiato il modo non solo di fare informazione ma anche di fruirla, leggendola.
Vengono citate realtà concrete e virtuali come Amazon, Google, Facebook e di come hanno implementato il travaso di lettori dalla carta stampata al digitale. Lettori che concorrono a definire un tipo di pubblico molto più complesso e sfuggente.
Sono aumentati i lettori o sono aumentate le possibilità di leggere e informarsi? E in tutto questo oceano di opportunità di fare e vivere la cultura siamo davvero liberi di scegliere? Cosa è veramente valido e cosa non lo è? Quanto siamo davvero liberi di accedere alla cultura del sapere? E chi può filtrare tutto questo rimanendo il quanto più possibile distanti, non influenzati, da logiche di mercato e strategie di marketing?
Domande. Sono tutte domande e queste sono solo alcune che mi sento di formulare per farti capire perché leggere il libro di Giorgio Zanchini è stata una sfida.
Dopo aver elencato e riflettuto su tutti i fattori che portano a riflettere su come si è arrivati alle parole crisi e rivoluzione, l’autore spiega cosa sta accadendo nel mondo dell’editoria e del giornalismo e di come le certezze legate a questi settori culturali siano state sovvertite dalle dinamiche del web.
“C’è stata una profonda destrutturazione del modo in cui trasmettiamo saperi e informazioni […] è mutato in profondità anche il sistema delle scelte, il meccanismo decisorio che ci ha accompagnato per secoli e che affidava ad alcune figure il ruolo della selezione, del filtro, della certificazione”.
Perché:
“La rete è ricchissima, è policentrica, disgrega e dissolve. Ma è tutt’altro priva di gerarchie, di gabellieri, di semafori. è un punto decisivo”.
La rivoluzione operata dalle moderne tecnologie digitali è relativa e più che cancellare l’importanza della figura dell’intermediario gli ha tolto la stella al merito che lo identificava come punto di riferimento al quale rivolgersi per individuare delle chiavi di lettura valide di ciò che accade e di ciò che si legge.
Nello stesso tempo, sono cambiati i modi di veicolare le informazioni e di arrivare al lettore. L’aumento e la creazione di nuovi scenari di discussione ha generato maggiore libertà di dire e fare quello che si vuole, di esprimere un’opinione su tutto con un semplice click, in una rincorsa continua di attenzioni.
La velocità di fruizione e consumo dei contenuti viene scambiata per libertà di pensiero e il giornalista o il critico culturale si trova a non avere il tempo materiale per soffermarsi sul suo lavoro e di applicare quel filtro necessario a comprendere più a fondo ciò che accade nella realtà circostante e soprattutto perché. In questo senso, le citazioni tratte da Leggere, cosa e come segnalano al lettore il percorso seguito da Zanchini per ricercare un equilibrio tra l’offline e l’online:
“Una posizione abbastanza condivisa è che il mondo online alimenti l’intelligenza fluida, agile, immediata e il mondo offline l’intelligenza cristallizzata, la memoria a lungo termine che permette la contestualizzazione e comprensione degli eventi. Molto corpose sono ormai anche le ricerche sulle differenze del modo di leggere e trattenere le conoscenze nella lettura su pagina scritta e su schermo”.
“Quando la conoscenza entra a far parte di una rete, la persona più intelligente della stanza non è la persona che tiene la lezione davanti a noi, né la saggezza collettiva delle persone presenti, la persona più intelligente è la stanza stessa, la rete che unisce persone e idee presenti, e le collega con quelle all’esterno”.
Questi due stralci di lettura, da soli, bastano per aggiungere in lista altre due letture di approfondimento: – Internet ci rende stupidi di Nicholas Carr e La stanza intelligente. La conoscenza come proprietà della rete di David Weinberger.
Intanto che decido a chi dare la precedenza, ho chiesto a Rossana Cavallari cosa ne pensa del libro di Giorgio Zanchini. In quanto giornalista, sta vivendo sulla sua pelle il senso di incertezza e di ridefinizione che sembra minare il ruolo di intermediario di questa categoria professionale e il suo pensiero può aiutare a fornire una chiave di lettura per trovare la giusta via di mezzo tra modernità e tradizione.
Cosa vuol dire, secondo la giornalista Rossana Cavallari, Leggere, cosa e come di Giorgio Zanchini
Leggere, cosa e come di Giorgio Zanchini è uno dei libri che più riprendo e rispetto.
Potrei dire uno dei miei libri vissuti. Uno di quelli che rileggo e sfoglio nei momenti di crisi.
Sì, crisi. Sarei ipocrita se non dicessi che a volte lo sconforto è tanto e mi verrebbe voglia di lasciare tutto.
A volte mi sento fuori asse. Ho iniziato a lavorare nelle redazioni dei quotidiani locali e lo racconto spesso, per rendere l’idea di un mondo che non esiste più. Il mio caporedattore voleva ricevere i pezzi stampati e non via mail, per poterli correggere su carta e non sullo schermo, si decidevano pagine e assegnazioni, ci si confrontava. Insomma si faceva vita di redazione. Io lì sono nata e lì ho capito che da grande volevo scrivere.
Sono passati 14 anni e trovo una realtà nuova.
On line è una grande opportunità. Gli strumenti e i mezzi sono potenziali e i risultati che si potrebbero ottenere ancora da scoprire, se ci pensiamo.
Ma non ci sono più regole. Non ci sono più ruoli.
La velocità del digitale è diventata la velocità della professione, la velocità della fruizione, la velocità della produzione di un contenuto.
Quanti sono i problemi correlati? Perché si parla sempre più spesso di ricerca delle fonti, fake news, etica del lavoro. Perché non si pensa alla persona?
Scrivere per il web significa scrivere per gli altri e questi altri devono essere rispettati.
Mi trovo a pensare, con dispiacere, che oggi il giornalista non è più la figura nobile di un tempo.
Mi spiace perché c’è tutto un mondo di colleghi bravi e operosi che si impegnano per rendere l’editoria un esempio virtuoso e ci sono progetti che vale la pena seguire e che non vivono di effetto wow.
Vivo ogni giorno la crisi di identità per il fatto che un giornalista non è un blogger e viceversa, che scrivere per un giornale on line è meno reputazionale che scrivere per un giornale cartaceo, che i quotidiani sono in crisi e tanto altro ancora. Vivo ogni giorno la difficoltà, anche burocratica, di appartenere a un ordine che è obsoleto rispetto a tutto quello che si sviluppa e ci circonda.
E allora che si fa?
Si fa di questo lavoro una passione grande.
Si coltiva come si farebbe con un fiore prezioso.
Si studia tanto e si cerca ogni giorno di migliorare con umiltà e perseveranza.
Non ci si reinventa. Ma si cresce e si scrive un pezzetto di questo mondo che non conosciamo perché è in divenire adesso. Tra le nostre mani.
Autore: Giorgio Zanchini
Titolo: Leggere, cosa e come. Il giornalismo e l’informazione culturale nell’era della rete.
Casa editrice: Donzelli
Collana: Saggine
Pagine: 166
Anno di pubblicazione: 16 maggio 2016
Prezzo di copertina: € 19
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