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Leggere Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello

7 Aprile 2017
Recensione Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello

L’estate scorsa mi è stato donato Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello. La persona che mi ha fatto questo omaggio è Stefania Auci e la dedica così recita:

“Ora devi venire a vedere questi posti dal vivo”.

Quali posti? Quelli di una Sicilia assolata e misteriosa, di terre brulle e mare cristallino. Una Sicilia che non ho visto mai e che non so se mai vedrò. Il richiamo di questa isola è forte nelle parole di Pirandello ma i protagonisti del libro in questione non sono tanto i luoghi ma l’uno, il nessuno e le centomila persone che vivono in un unico corpo, quello del signor Moscarda.

Vieni a leggere trama e impressioni della lettura di oggi?

Uno, nessuno e centomila: trama, impressioni, collegamenti con la realtà virtuale

Che fai? – mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
Niente – le risposi – mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino.
Mia moglie sorrise e disse:
credevo ti guardassi da che parte ti pende. –
Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda:
Mi pende? A me? Il naso? –
E mia moglie, placidamente:
Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra –

Così si apre la storia del signor Moscarda in Uno, nessuno e centomila. Il protagonista scopre dalla sua consorte un dettaglio del suo corpo del quale non aveva mai fatto caso. Per la prima volta si vede attraverso gli occhi di Dida e questo innesca una serie di riflessioni mentali che vanno dall’analisi del concetto di solitudine alla visione molto più complessa e variegata di sé, proprio come quella indicata dal titolo del libro e che volgerà poi in lucida follia.

“La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, e soltanto possibile con un estraneo attorno […]
La vera solitudine è il luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce e dove dunque l’estraneo siete voi”.

Dopo Il fu Mattia Pascal ammetto che avevo un po’ messo da parte la narrativa di Luigi Pirandello. Mi pareva una lettura troppo lenta, troppo cervellotica, troppo incline a un ritmo che gioca sui controtempi, su improvvise deviazioni in corso della logica e del pensiero e su lunghi interminabili silenzi riempiti poi dal brusio delle parole. Questo è il rovescio della medaglia di un’analisi chirurgica dove tutto viene sezionato e osservato, tagliato e riguardato in un gioco continuo (e direi anche ossessivo) tra il vedere e l’essere visti, il percepirsi e l’essere percepiti.

Leggere Uno, nessuno e centomila è perdersi nei tormenti e nella scomposizione dell’essere tanti Moscarda in un unico corpo. Inoltre, è stupefacente come questo approccio narrativo presenti delle consonanze con la realtà digitale dove ognuno di noi può sperimentare quello che il protagonista vive nel contesto creatogli da Pirandello.

Pirandello: storia di Moscarda in Uno, nessuno e centomila

Uno, nessuno e centomila: tra il fare per essere e il costruire l’essere

Il mondo digitale non solo ha accorciato le distanze annullando, forse illusoriamente, i confini geografici ma ha modificato anche la percezione che abbiamo di noi stessi e degli altri. Lo schermo di un pc è diventato lo specchio del signor Moscarda e i social network, per come vengono usati, amplificano e allo stesso tempo, frammentano le molteplici facce di ogni persona, individuo ad essi connessi.

Una sensazione, questa, che ho cercato di afferrare anche nel post Identità e cambiamento, siamo o interpretiamo? ma che mi è diventato più chiaro quando ho letto questo passo di Uno, nessuno e centomila.

“L’essere agisce per forme, che sono l’apparenza ch’esso si crea e a cui noi diamo il valore di realtà. Un valore che cangia, naturalmente, secondo l’essere che in quella forma e in quell’atto ci appare”.

e che è stato prontamente accolto anche da Lisa Bortolotti la quale, alla mia associazione schermo di pc (o smartphone) con lo specchio del pirandelliano personaggio, ha così commentato:

“Se osserviamo l’atteggiamento delle persone sui social e del loro rapporto con la connessione si può notare una separazione tra il proprio Io e l’Io che vive sui social. Molto spesso è una differenza notevole e, dal di fuori, è diventato fondamentale il ‘come gli altri ci percepiscono’ nella nostra immagine pubblica alla quale possiamo aggiungere e sottrarre a nostro piacimento.

Da un lato è stata sdoganata questa doppiezza, dall’altro non sono state prese in considerazione le conseguenze. Si è arrivati a un punto in cui ci identifichiamo molto di più in quello che di noi sta nel digitale ma noi, dove siamo davvero? In nessuno di questi posti, è tutta illusione? E se stiamo vivendo un’illusione dentro l’illusione, sarà ancora più difficile uscirne?”

Se è vero che la realtà virtuale è liquida allora quello che determina un cambiamento epocale è il modo in cui l’individuo e la collettività costruirà il suo modo d’essere, sia nell’online sia nell’offline perché, e qui ritorno di nuovo alla lettura di Uno, nessuno e centomila:

“L’uomo piglia a materia anche sé stesso e si costruisce, sissignori, come una casa”.

Forse leggere Luigi Pirandello è un bel modo per farsi venire l’emicrania, ma devo ammettere che questo libro è una miniera d’oro per studiare tutti quei passaggi e quegli impulsi che ci portano a fare per essere (visibili sui social e sul web in generale) e il costruire l’essere, ricercando un equilibrio fra i due mondi e un punto di vista per poterli vivere e vedere, in tutte le loro sfaccettature.

E tu, che ne pensi?

Autore: Luigi Pirandello
Titolo: Uno, nessuno e centomila
Casa editrice: Mondadori
Collana: Oscar Moderni
Anno di pubblicazione: maggio 2016
Pagine: 163
Prezzo di copertina: € 8.50

P.S. Se pensi che dovrei leggere qualcosa di più leggero e meno cervellotico, hai ragione. Mi consigli qualche titolo per variare un po’?

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