Questa settimana sono tornata indietro agli incontri con l’autore che ho seguito a Pordenone Legge 2016 e cercavo un romanzo avvincente nel quale immergermi e così ho scelto di leggere Acquanera di Valentina D’Urbano.
Ho una lista letture variegata, disordinata a tratti ma, in un’azione come quella di scorrere con gli occhi parole stampate il bello sta proprio in questo, nel variare storie e temi. Oggi ho deciso di leggere e conoscere la storia di tre donne con delle abilità molto particolari. Vieni a scoprire di cosa parla?
Acquanera di Valentina D’urbano: qualche accenno sulla trama
Acquanera è la storia di tre generazioni di donne – nonna, madre e figlia – che in comune, oltre al legame biologico, possiedono un dono molto particolare. Sono in grado di vedere l’invisibile e comunicare, seppur in modi differenti, con i morti. Un dono che non è ben visto dagli abitanti del piccolo e sperduto paesino di Roccachiara.
Per quanto si sforzino, nessuna delle tre donne riuscirà a integrarsi completamente nella comunità in cui vivono, anche se possiedono un ruolo importante all’interno di essa. Le loro abilità sovrannaturali si riveleranno utili nel corso di tragici eventi così come il loro talento nell’uso delle erbe viene, al calar della sera, preferito alle diagnosi e alle prescrizioni del medico. Per quanto desiderino essere accettate come persone normali il loro essere diverse le porterà ad essere sempre temute, emarginate, indicate come streghe o figlie del diavolo.
Per certi versi, le protagoniste di Acquanera ricordano le figure femminili tratteggiate da Mara Meimaridi in Le streghe di Smirne, quello che cambia è però il modo in cui esse reagiscono ai doni che possiedono e alla società in cui vivono.
A differenza di Eftalia e Katina, che accettano i loro doni e li sfruttano per farsi spazio in un mondo che le osteggia, Elsa, Onda e Fortuna vivranno le loro abilità come una condanna e una vergogna e per questo rinunceranno alla loro parte di felicità e amore.
Si rifugeranno nell’ombra, chiuse in una bolla fatta di rassegnazione, di follia e rabbia. L’unica che sarà capace di diradare questa oscurità in cui vivono sarà Luce, la figlia del custode del cimitero di Roccachiara.
Acquanera di Valentina D’Urbano: pensieri in corso di lettura
Ho letto Acquanera in un giorno. L’ho praticamente divorato perché:
- La figura della donna dalle doti medianiche e divinatorie ha un fascino inesauribile perché rappresenta il ponte di collegamento tra un sapere arcaico e indefinibile, strettamente connesso agli elementi naturali, con un sapere moderno, concreto e, in quanto più controllabile, accettato dai più. Saperi rappresentati, rispettivamente da Elsa e Federico, il medico del paese.
- I personaggi descritti sono convincenti. Tutti hanno delle caratteristiche che li rendono unici e difficilmente appaiono scontati o stereotipati, anche per quanto riguarda quelli che, a prima vista, assumono un ruolo marginale e secondario all’interno dell’intreccio narrativo.
- La tensione, la curiosità di sapere cosa succederà si mantiene alta fino alla fine. Peccato che il finale sarà proprio un finale chiuso, di quelli che non lasciano presagire un sequel del romanzo ma forse questo è un problema mio, mi sono affezionata troppo alle protagoniste per lasciarle andare.
- Il sentimento amoroso è narrato in modo intenso e delicato allo stesso tempo, anche se qualche volta scivola nell’impulso a possedere l’altro più come una proprietà personale ed esclusiva che come qualcuno da proteggere e accogliere per quello che è. In questo, la figura di Luce è bellissima proprio perché ama nel modo giusto:
“Da bambina disperata e affamata d’affetto mi ero trasformata in un’adolescente sensibile e ingrata e, solo Luce riusciva a sopportarmi. Era l’oscurità che ci gravava addosso da sempre, erano le nostre rispettive zone d’ombra che si erano fuse e contagiate e, per questo, Luce era l’unica che potesse davvero accettarmi e volermi bene per quello che ero. […] Luce mi amava ed era e sarebbe stata sempre la sola, l’unica capace di farlo”.
Acquanera è una storia sviluppata in modo preciso, ordinato, evocativo.
Lo stile di scrittura di Valentina D’Urbano non si perde in descrizioni inutili e porta il lettore ad avere un’immagine chiara e definita di ambienti e personaggi. I ritmi narrativi sono ben calibrati e offrono un romanzo ben costruito, scorrevole e non banale. Ad eccezione di qualche citazione pertinente e collocata ad arte, non presenta frasi ad effetto, di quelle che spingono il lettore a trascriverle da qualche parte o a fissarsi per sempre nella sua memoria narrativa ma questo non è né un pregio né un difetto.
Insomma, Acquanera si lascia leggere proprio bene. Anche tu hai avuto le stesse impressioni?
Autore: Valentina D’Urbano
Titolo: Acquanera
Casa Editrice: Tea
Collana: I grandi
Anno di pubblicazione: novembre 2015
Pagine: 358
Prezzo di copertina: € 10
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