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Seo & Love 2017: verso il magico mondo dei contenuti

6 Febbraio 2017
Seo & Love 2017: verso il magico mondo dei contenuti (immagine via Pixabay)

Il 17 febbraio andrò a Verona per il Seo & Love. Mi sento come Bilbo Beggins in Lo Hobbit.

Mi piace immaginare che Verona sia un po’ come Erebor, la montagna solitaria nella quale riposa il temibile Smaug (Dino).

Le sale del Palazzo della Gran Guardia saranno colme di pietre di luce stellare, oro e preziosi consigli per creare contenuti utili e incontrare i professionisti del web. Ricchezze che verranno condivise tra elfi, nani e uomini, riuniti per collaborare e vincere i troll.

Ci saranno storie da raccontare, contenuti da analizzare e strutturare, mani da stringere, abbracci e sorrisi. Tanto Love, insomma!

Gli hobbit però sono creature tranquille, apprezzano le cose semplici e non amano avventurarsi in cose e mondi che non conoscono. Bilbo è diverso, pur amando la sua poltrona e i suoi libri decide comunque di partire e con lui parto anch’io ma prima, una domanda sulla comunicazione ad alcuni relatori.

P.S. Mettiti comodo, c’è molto da leggere! 😀

Seo & Love: Salvatore Russo, Rudy Bandiera e Riccardo Scandellari sono Gandalf, Legolas e Bard?

[…] Ecco arrivare Gandalf. Gandalf! Se aveste sentito su di lui solo un quarto di quello che ho sentito io, e anch’io ho sentito ben poco di tutto quello che c’è da sentire, vi aspettereste subito una qualche storia fuori dal comune. Storie e avventure spuntavano da ogni lato ovunque egli andasse, e del tipo più straordinario.

Questa citazione sembra fatta apposta per Salvatore Russo. Mi sarebbe tanto piaciuto farlo accomodare nella mia casetta da hobbit, per farmi raccontare un quarto di quello che lo ha portato a organizzare un evento (mastodontico) come il Seo & Love. Lo aspetto prossimamente per ospitarlo qui.

Rudy Bandiera ricorda Legolas. Forse non assomiglia a Orlando Bloom ma non si può negare che nella realtà virtuale sa farsi spazio facendo leva sul carisma, tema su cui ha scritto anche un bel libro. Gli ho chiesto se si ritrovasse in questa associazione e, malgrado mi abbia paragonata a Sauron (gli ho scritto un po’ ovunque, sul web) è stato così gentile da rispondere su come faccia a trasporre concetti altamente astratti in contenuti mirati, studiati per comprendere i meccanismi che regolano il web.

Grazie per l’accostamento: trovo gli elfi molto effeminati e molto affascinanti, due cose per le quali nutro rispetto. Credo che alla fine sia tutta una questione di “identificazione” ovvero, se sei in grado di far identificare le persone in quello che scrivi, che sia una storia, un racconto, un aneddoto o anche un banale tutorial, allora centri il punto. Ti fai anche dei nemici ma molti amici e questo è dovuto al fatto che le persone si identificano, appunto.

Una risposta sintetica, apparentemente semplice ma che, secondo me, mette l’accento sul fatto che i meccanismi del web sono messi in moto dalle persone. I contenuti non vengono condivisi, divulgati, commentati e attaccati da dei robot, ma da esseri senzienti guidati dall’impulso, dal desiderio di trovare un loro posto nel mondo, virtuale o reale che sia. La persona, in quanto depositaria e veicolo di competenze e cultura, determina l’avvio del processo di identificazione accennato da Rudy.

Mettere in moto determinati meccanismi è però un’arma a doppio taglio poiché ti espone al giudizio di chi, invece, vorrebbe manometterli per le motivazioni più svariate e non sempre sensate. In parole povere, le connessioni e le disconnessioni che si vengono a creare hanno un’unica genesi, la capacità dell’essere umano ad approcciarsi ai suoi simili e nel rispettare il valore degli individui che compongono una collettività, senza omettere di sottolinearne anche le criticità.

A Riccardo Scandellari ho associato Bard, l’arciere e traghettatore di Pontelagolungo. Perché? Perché è inviso al governatore della cittadina ma amato e rispettato dalla comunità alla quale appartiene. La sua reputazione salirà alle stelle quando ucciderà Smaug, il drago. A prima vista Riccardo non ha apprezzato moltissimo il paragone e mi ha dato una risposta ancora più criptica di quella del suo socio:

Odio il genere fantasy, perché sembra un mondo faticoso e complicato. Maghi, troll e pozioni magiche. Perché uccidere il drago?! Poi mi ritroverei assediato da animalisti che mi criticano per aver ucciso un esemplare in via di estinzione. Meglio aiutare il drago a casa sua.
L’arco è uno strumento pericoloso e sono certo che mi farei del male scoccandomi una freccia sul piede. Meglio fare il mago, il mago al massimo si potrebbe intossicare con il bollito di lingue di rospo.

Il mio primo pensiero è stato: “Che ha detto?” Poi ho riletto la risposta e ho cercato di chiosarla frase per frase, parola per parola.

Prima di tutto, mi pare molto molto strano che un professionista ed esperto in Personal Branding come Riccardo Scandellari odi il fantasy, soprattutto se il riferimento proviene dall’universo tolkeniano. Poi mi sono resa conto che, in una frase, ha spiegato tutte le suggestioni che un lettore medio può provare a contatto con un genere preciso.

Se per la fantascienza l’obiettivo è analizzare il presente postulando scenari futuri, per il fantasy l’obiettivo non è creare mondi nuovi per distaccarsi da una realtà che non ci piace ma è un modo per addentrarvisi più in profondità, cercando di comprenderne i cambiamenti, il cosa rimarrà e il cosa andrà perduto per sempre. Odio il genere fantasy perché sembra un mondo faticoso e complicato è un po’ come dire, detesto quella persona perché non si fa leggere con facilità o perché non si presenta in modo chiaro e trasparente.

Il drago potrebbe forse rappresentare l’apparenza, la corazza sotto la quale noi ci presentiamo (Smaug, in fondo, se ne è stato per anni a poltrire nel ventre della montagna di Erebor e se i nani non lo avessero “disturbato” rivendicando ciò che un tempo era loro, è probabile che non avrebbe distrutto Pontelagolungo) ed è quella voce che insinua in noi il dubbio su ciò che siamo o su quello che vogliamo o pensiamo di volere. Perché ucciderlo, in effetti? Magari sarebbe più sensato cercare di comprenderlo. Se così fosse stato fatto, se i nani avessero seguito gli avvertimenti di Bard, forse non sarebbe stato causato alcun danno.

Sì, l’associazione Bard/Scandellari è azzeccata. Quello che ho sbagliato sono i tempi. La reputazione di Bard era già alta e consolidata prima che lui uccidesse il drago, avrebbe rischiato di perderla completamente se avesse sbagliato il tiro.

Sì, forse è meglio fare il mago. Il mago, in fondo, è una figura solitaria china sul suo pentolone dove mescola pozioni che possono medicare o danneggiare e non deve preoccuparsi tanto di quello che gli altri pensano di lui. Il mago rimane mago, l’uomo invece cambia in continuazione in base ai condizionamenti interni ed esterni che riceve e vive nella tensione continua di un equilibrio precario che può sia favorirlo sia danneggiarlo.

Seo & Love: tra contenuti veri e persone reali e immaginarie

Immagino che si sia notato che di recente ho visto Lo hobbit. Per la verità ho letto anche il libro ma è stato durante la visione della trilogia cinematografica che mi sono sorte altre associazioni con altri protagonisti e professionisti nella stesura di contenuti per il web.

Ci sarà il mio mentore, Francesco Ambrosino il quale, pur non amando il genere fantasy, è per me uguale uguale a Thorin Scudo di Quercia. Come il nobilissimo nano, socialmediacoso si concentra su un unico obiettivo, trovare l’arkengemma, cioè no aspetta, creare contenuti utili per le aziende attraverso il blogging e, anche da lui, mi farò dire di persona qual è il collante tra la scrittura soggettiva e personale, tipica dei blog e la scrittura professionale, inserita in un contesto prettamente commerciale.

Avrò il piacere di incontrare di nuovo Matteo Pogliani il quale, sempre più, mi appare come Elrod, signore di Gran Burrone e che si pone nel ruolo di attento osservatore degli avvenimenti che porteranno alla fine della Terra di Mezzo. Esercita non poca influenza nella narrazione tolkeniana e, per questo, di riferimenti sull’Influencer Marketing ce ne sono diversi. Ecco la sua conferma:

Direi che non c’è opera migliore come similitudine riguardo l’Influencer Marketing. L’anello che influenza gli altri e addirittura chi lo indossa. Per fortuna, nel web, l’influenza deriva da elementi positivi e non da magia. Elrond è vecchio e saggio e guida con le sue conoscenze i viaggi dei diversi personaggi, influenzando profondamente le loro vicende. Tutto vede e tutto sa facendo di questa conoscenza la base per “guidare ” le persone, pronte a fidarsi senza dubbio alcuno di lui. Una reputazione costruita nel tempo e capace di farne un riferimento cui confrontarsi.

Cristiano Carriero ha qualcosa di Kìli, il nano che riesce a incantare l’elfa Tauriel raccontandole la storia della pietra runica che porta con sé. Non per niente è uno storyteller. Gli ho chiesto come fa a scindere la scrittura professionale e dalla scrittura narrativa prendendo e mescolando le caratteristiche di entrambi, emozionando e informando. Dopo appena dieci minuti, mi ha risposto così:

Grazie per la domanda, davvero un bello spunto. Semplificando, credo che la necessità di scindere sia imprescindibile se lavori su diversi fronti e con diversi clienti. Credo che la scrittura informativa, più focalizzata alla vendita è più ispirata al giornalismo, lo storytelling è invece più vicino alla fiction, al romanzo, alle storie. Essendo sia giornalista che autore ho un vantaggio competitivo. Credo che per completare il quadro bisogna conoscere le dinamiche del web e avere un’adeguata conoscenza SEO.
Nel mio caso, non vorrei fare il superman, quest’ultimo aspetto è un po’ un lato debole, tanto che mi appoggio ad altri professionisti. Tornando al mio mestiere, e alla mia specialità, posso dirti che si migliora scrivendo, provando, leggendo (tanto) e cercando contaminazioni nella tv, nei giornali, nella radio. Nelle relazioni con persone in grado di ispirare.
È difficile perché si vive e si lavora nel web, ma si fa la differenza fuori dal web, gli spunti sono altrove e bisogna essere molto abili a cambiare cappello più volte durante una giornata, a volte anche a distanza di poche ore. Non ti nego che mi sento più tagliato per il racconto, è una sorta di rivincita per me, laureato in lettere e con la passione della scrittura. Credo che nei prossimi anni approfondirò ancora di più questo tema, sono sicuro che le aziende abbiano sempre maggiore bisogno di comunicare attraverso le storie.

Luana Galanti ricorda Beorn perché, in quanto web writer, modifica il tuo stile di scrittura in base alle richieste e alle strategie comunicative per le quali è chiamata a collaborare. Le ho chiesto se fosse questo il segreto del web writing:

Lo ammetto: non conosc(ev)o Beorn. Pur riconoscendone il valore, niente, il genere fantasy non mi appassiona. 🙂 Però il parallelo tra il lavoro del web writer e la natura mutevole di Beorn mi piace e sì, lo trovo davvero azzeccato. In fondo anche il web writer è un mutatore di pelle, è il professionista che forse più di tutti gli altri è chiamato a cambiare registro e stile a seconda del progetto sul quale sta lavorando. Forse se esiste un segreto del web writing è proprio questo: allenare la propria capacità di trovare sempre il tono e le parole più adatte alla realtà con la quale si collabora. E abituarsi a rendere il più veloce possibile questo cambio: spesso si lavora in successione su progetti completamente diversi l’uno dall’altro e cambiare pelle è vitale.

Ludovica De Luca, finalmente tornerò a incontrare anche lei e non ho potuto fare a meno di paragonarla al nano Balin. È il più saggio della compagnia e istruisce Bilbo sugli usi, i costumi e le storie del mondo dei nani. Queste sono caratteristiche che possono dire molto sulla scrittura applicata al blogging. Ludovica (molto, ma molto più bella di Balin) non mi ha smentita:

Scrivere un romanzo d’avventura e scrivere un romanzo storico non sono paragonabili neppure lontanamente e non lo sono neppure scrivere una commedia e scrivere un saggio, scrivere un articolo di giornale e scrivere un blog post. Ogni contenuto, ogni mezzo, ogni lettore, ogni scrittore ha caratteristiche proprie e specifiche e dalla congiunzione magica di quest’insieme di elementi possono venir fuori dei capolavori stilistici che sanno arrivare dritto al cuore e/o narrazioni pensate ben raggiungere un obiettivo ben specifico, per indurre a compiere un’azione. Com’è nel caso del blogging, in cui la scrittura è ricercata semplicità, intima emozione, esplosiva avventura. Scrivere per un blog ha in sé tutto il fascino di una scrittura che deve coniugare analisi e creazione, strategia, tecnica e creatività, chiarezza e pathos, realtà e magia.
Scrivere per un blog, farlo in modo incisivo e professionale, è offrire soluzioni concrete a problemi reali, tingendole della magia che spiega le ali e torna a far sognare come bambini, genuini e spensierati.

Infine, Cora Francesca Sollo assomiglia tantissimo a Galadriel. Parla piano, comunica in silenzio ma, quando si sente minacciata, si trasforma completamente. Il suo tone of voice si alza e intimorisce troll e copioni. Le ho chiesto se è su questi criteri che ha fondato la comunicazione morbida:

Hai colpito in un punto molto sensibile, le mie origini elfiche. Non lo sapevi? Molti si fanno ingannare dal mio essere ragazzina fuori e camionista dentro.

Comunque, Galadriel, Galadriel. Sì, la signora del Reame Boscoso è proprio così: tutta cuoricini ed abbracci ma se la fai incavolare, meglio che fuggi, sciocco. E se non hai capito la battuta, corri a guardare il Signore degli Anelli, imparerai davvero qualcosa sulla SEO e sul contenuto, fidati di me.

L’origine degli elfi si perde nella notte dei tempi, così come la mia passione per le relazioni con le persone. Ti dico questo, cara Rita, perché tutti quanti si chiedono quale sia la formula magica per creare il post perfetto ma pochi si rendono conto che la soluzione è proprio sotto gli occhi di tutti: le persone. Il metodo per ottenere un contenuto utile ed interessante è semplicemente quello di parlare con le persone, chiedere loro cosa interessa, capire qual è il loro “problema” e fornire loro una risposta esaustiva. La magia sta nel dare il contenuto alla persona che lo richiede. Sprecare tempo (ed energie) a parlare al vento non serve a molto, secondo me.

Google non è la Grande Montagna, ma è Gandalf. Un motore di ricerca, io direi più un motore di risposta (come già sostengono in tanti, non ho scoperto l’acqua calda). Sempre pronto ad aiutare l’utente nel trovare ciò che gli serve filtrando risultati, cercando il contenuto più pertinente ed attinente alle domande che gli vengono poste. Se fosse un elemento di un racconto fantasy, Google sarebbe il grande oracolo. A lui vengono poste le domande e lui dona risposte. Mica male, il tipo lì! E così come l’oracolo a lui vengono recati doni, contributi, omaggi. Come farebbe, senza un buon algoritmo di organizzazione, misterioso (mica tanto, poi) ed intricato (quello sicuro), a restituire la giusta risposta alla domanda che gli viene posta dall’utente che, stanco del mondo offline che non capisce mai un tubo, vuole solo sapere quello che gli interessa.

Un buon contenuto è come una pozione magica: funziona soltanto se trova la giusta armonia tra utilità per l’utente finale, freschezza e semplicità per il motore di ricerca ed un pizzico di ottimizzazione per la domanda a cui risponde. Insomma, l’utente chiede sinceramente al motore di ricerca che seleziona la risposta migliore da un calderone di contenuti che, organizzati secondo un certo ordine, vengono riproposti. L’amore della prima pagina l’utente non lo scorda mai: è un incantesimo che funziona sempre. Cerchiamo, cerchiamo ma sempre ai primi risultati torniamo!

Insomma, tutto questo per dire che la [mia amata] comunicazione morbida è semplicemente un approccio, il mio modo di approcciare al web e di abitarlo, di vivere questa bellissima storia d’amore tra utente e contenuto. Come dicevo qualche riga più su – troppe come al solito – “fare comunicazione” non è poi così tanto difficile se sai come parlare con le persone. Per me la formula magica è composta di 3C: confronto, conversazione e condivisione. Senza queste nessun brand può comunicare. Senza cuore, difficilmente si va avanti. Il cervello da solo, dopo un po’, non resiste più. La dose quotidiana di emozioni la desiderano tutti. Anche quando ricerco per informarmi. Ho bisogno di una mano per risolvere un problema. Voglio essere ascoltato, aiutato, capito. Informazione ed empatia, la killer application di ogni contenuto.

“Un contenuto per ascoltarli, un contenuto per ingaggiarli. Un contenuto per ghermirli e alla serp incatenarli.”

Ho finito, vostro onore. Ci vediamo al SEO&Love, vero?

Certo!

Photo Credits: immagine in evidenza via Pixabay

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