Scrittura creativa

Pausa racconto: il rossetto rosso della nonna

5 Gennaio 2017
Il rossetto rosso della nonna, storia di un legame (pausa racconto)

Dunque, dove a che punto eravamo con la Pausa racconto ispirata alle tracce di Raymond Carver de Il mestiere di scrivere?

Ah, sì. L’ultima storia era intitolata Lo sguardo di Eco e apro il 2017 con l’esercizio di scrittura n° 9 che chiede di scrivere un racconto in cui qualcuno racconta una bugia.

Non sono certa di aver rispettato il tema. La bugia c’è ma ne Il rossetto rosso assume un altro significato e diventa la scusa per nascondere la ricerca di un legame che si costruirà nel periodo successivo alla menzogna stessa. Un legame fondato su valori e concetti astratti, ma che non è per questo meno saldo di un legame biologico.

Buona lettura!

Pausa Racconto: il rossetto rosso della nonna

Segni sul muro della camera da letto. Segni rossi sul muro bianco della camera da letto, dappertutto!

“Cosa hai combinato?” domanda la nonna di Mia.

Osserva la bambina che la guarda con aria colpevole. È una bella signora, la nonna.

Mia si è spesso trovata ad immaginare come fosse stata da giovane e l’unico punto di riferimento è una foto in bianco e nero che la ritrae appena ventenne. Lineamenti angolosi, labbra sottili, lentiggini e una cascata di riccioli legati in una semplice coda. Nella foto, la nonna ragazza osserva qualcosa da un lato della foto, si appoggia a una staccionata in legno. Sopra la testa, un tetto su cui si sono intrecciate le viti del padre.

“Allora? Mi spieghi perché hai dipinto il muro con il mio rossetto rosso?” ripete la nonna.

Forse non è il momento adatto per chiederle a cosa stesse pensando in quella foto. Mia, tecnicamente, non sa perché l’ha fatto. Scruta le labbra sottili imbellettate e piegate in un broncetto di disappunto, le mani sui fianchi, i gomiti puntati verso l’esterno.

Le sta proprio bene quel rossetto rosso, la rende ancora più ricercata e raffinata. Un colore che traspare anche nei riflessi ramati dei suoi capelli, ora corti. Mia non sa che lo sfregio del muro bianco nasce da un impulso che le sarà chiaro solo una volta cresciuta.

Durante la sua crescita da bambina ad adolescente e da adolescente a donna, avrebbe indossato il suo rossetto e provato i suoi profumi. Senza chiedere, di nascosto. Un po’ per curiosità e, forse, un po’ per dispetto.

Il rossetto rosso (immagine via Pixabay)

immagine via Pixabay

La nipote avrebbe capito presto che quella donna colta e dal sorriso gentile, anche nei momenti tristi, non era la sua vera nonna. Solo la seconda moglie del nonno. A legarle non c’erano la carne e il sangue ma solo un frivolo, banale e cancellabile rossetto rosso.

Addosso a Mia non sarebbe mai stato bene, un colore troppo carico per le sue labbra carnose, quel trucco non l’avrebbe resa più simile alla nonna anzi, avrebbe sottolineato quanto fossero diverse nell’aspetto.

“Avanti, Mia, per favore. Dimmi perché l’hai fatto!”

La nonna non molla. Lei non molla mai, quando si mette in testa una cosa non c’è verso di farle cambiare idea. Tutto deve essere analizzato, spiegato, chiarito. Sarà il suo essere nata e vissuta come insegnante severa, ma giusta. Anche il trattopen rosso con il quale correggeva i compiti dei suoi studenti. Lo stessa penna rossa che avrebbe segnato i compiti di grammatica, italiana e latina, della nipote.

“No, quest’errore non è accettabile. Te l’ho già spiegato, studia meglio!”.

Quante volte se lo sarebbe sentito ripetere. Mia non ha mai amato studiare. Una volta capita una regola, via a passare ad altro. Per padroneggiare una disciplina però non basta conoscerne le regole, vanno applicate. La nonna non smetteva mai di ricordarlo, attraverso un filo rosso. Rosso come il sangue. Un filo di cesura e un filo conduttore allo stesso tempo. Tra ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà.

Mia ha solo il rossetto rosso della nonna e un tailleur che le ha regalato. Perderà le scarpe Prada, ma le rimarrà una collezione infinita di ricordi, di discorsi e di viaggi fatti insieme.

La Mia bambina ha dipinto sul muro bianco con un rossetto rosso per giocare.

La Mia grande capisce che se dovesse tornare indietro, lo rifarebbe.

È difficile togliere il rossetto dal muro. Diventano due entità distinte ma legate indissolubilmente. Mia lo rifarebbe, per cancellare l’aggettivo “acquisita” che seguiva la parola nipote. Un modo strano per dire ti voglio bene.

“Mia, sto aspettando la tua risposta”

“Non lo so, nonna… Non sono stata io” risponde Mia.

La nonna sa che è una bugia. Non capisce perché senta il bisogno di dirla.

La nipote la guarda con gli occhioni. Tra le mani dietro la schiena, stringe forte il suo rossetto rosso.

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