Scrittura creativa

Pausa racconto: la bambola di porcellana

24 Novembre 2016
Pausa racconto: la bambola di porcellana

Nuovo appuntamento con Pausa racconto e con il sesto esercizio di scrittura suggerito da Raymond Carver.

Questa volta ho pensato a cosa potrebbe accadere a una bella bambola di porcellana, in un giorno di festa.

Buona lettura. 🙂

Pausa Racconto: la bambola di porcellana

A casa Nante ci saranno ospiti provenienti da lontano. Parenti in visita, amici, doni. Mina non sta più nella pelle, ci sarà anche zia Nadine. Cosa le porterà questa volta?

La mamma è ai fornelli, ha cucinato le lasagne. Nell’aria si espandono profumi che aprono lo stomaco e aumentano la salivazione. La tavola è pronta. Tovaglia rossa, piatti del servizio buono. Di quelli con ghirigori dorati ai margini. E bicchieri, bellissimi bicchieri di cristallo che scintillano alla luce del sole. Anche il giorno è addobbato a festa, il sole è il suo fiore all’occhiello.

Suona il campanello, ecco zia Nadine. Mina adora zia Nadine e anche il papà. È buffa, con i suoi cappelli ingombranti e strampalati e le sciarpe di lana, pungenti e colorate. Un abbraccio e ci si sente abbracciati da nuvole di borotalco. È un buon profumo. Zia Nadine è buona, con il suo sorriso leggero.

“Ciao, Mina! Quanto tempo, cresci a vista d’occhio!” esclama la zia, stampando alla ragazzina una bacione con lo schiocco.

Sciolto l’abbraccio, zia Nadine intravede Matias, il fratellino di Mina. Se ne sta nascosto dietro la gonna di mamma Rina. Non ha mai visto zia Nadine o meglio, era appena in fasce per potersela ricordare.

“E mi sa che lo stesso vale anche per te!” sussurra l’ospite, facendo apparire dalla borsa dei regali.

Un aeroplano rosso per lui, una bambolina di porcellana per lei.

“Grazie, zia!” esclamano, in coro, i due fratelli.

L’attenzione dei bambini è tutta assorbita dai regali e non si accorgono che, nel frattempo, è giunto il resto degli invitati. La sala da pranzo si riempie di persone e il chiacchiericcio sale. Il clima è allegro, come si conviene in un giorno di festa.

Le lasagne sono pronte in tavola. Matias le vede, ha fame. Lascia il suo aeroplano in un angolo e vola al suo posto, pronto a dare il suo contributo all’abbuffata.

#PausaRacconto: la bambola di porcellana (immagine via Pixabay)

immagine via Pixabay

Mina, invece, si attarda. Sta guardando la sua bambola di porcellana. Ha proprio un bel visetto. Le ciglia, le gote e la bocca sono dipinte a mano. Il tratto è delicato e, se la inclina, le palpebre si chiudono sugli occhi di vetro verde, come se dormisse. Sulla nuca è stata applicata una chioma di riccioli biondo scuro, tenuta in ordine da una buffa cuffietta. Indossa un vestito verde scuro, a balze, tutto ricamato e infiocchettato. Non è una bambola moderna, sembra uscita da quel bel libro che Mina ha letto da poco, La piccola principessa.

“Mi sa che non ci giocherò molto con questa bambola…” pensa Mina “il viso potrebbe rompersi, però è proprio carina e dev’essere un oggetto molto prezioso. Di quelli che acquisteranno valore con il tempo. Se un domani avrò una casa tutta mia, starebbe bene in un salottino, accanto ai libri. Sarà la mia compagna di letture. Come la chiamerò? Minou? Troppo banale?”

“Mina, a tavola!” chiama mamma Rina

“Arrivo!” esclama Mina.

Posa delicatamente la bambola di porcellana sulla poltrona del salotto, le sistema il vestitino e le dice piano all’orecchio:

“Ci vediamo dopo, Minou!”

Matias ha già finito la prima porzione di lasagne. Non ha più fame, è irrequieto e scende dal suo posto proprio mentre la sorella comincia a mangiare. Non gli interessano i discorsi degli adulti, si annoia e torna al suo aeroplano rosso. Vede la bambola di porcellana, perché non usarla come pilota? La prende e la posa sul gioco regalatogli da zia Nadine, ma è troppo grande e allora decide di tenerla sopra le braccia e si mette a correre per le stanze.

La finestra della sala da pranzo è aperta, per rinfrescare un po’. Matias decide di lanciare Minou all’esterno.

Pof.

Minou ha raggiunto il suolo.
Matias ride al sentire il suono del corpicino di stoffa che impatta a terra.
Esce di casa, recupera la bambola, non è rotta.
Riprova ancora il lancio.

Pof.

Risata.

Mina si accorge di quello che Matias sta facendo:

“Smettila, Matias! Così si rompe!”

“Lascia che giochi, Mina” mormora mamma Rina, contagiata dalla risata fragorosa e sgangherata del bambino.

Zia Nadine non sembra preoccupata, lascia fare. Matias capisce la preoccupazione di Mina, ma il gioco è troppo bello. Si fa più accorto e, invece di lanciare a caso la bambola, la getta facendo attenzione che cada con il corpo di stoffa e non con la testa di porcellana.
E ride.
Corre, corre e ride.
Che bel gioco!

La tensione di Mina sale, ma tace. L’atmosfera è così rilassata e allegra che non se la sente di rovinarla con le sue paure e lamentele.

Un altro lancio fuori dalla finestra.

Pof.

Matias corre di nuovo fuori, recupera la bambola e fa per rientrare in casa ma, inciampa.

Crak.

Cala il silenzio in sala. Mina si alza e raggiunge il fratello, sulla porta di casa.

Ha appena raccolto i frammenti che componevano quel visetto tanto grazioso, alza lo sguardo e vede la sorella. Negli occhi di lui una muta richiesta di scusa, le porge la bambola senza dire una parola.

Mina prende in braccio la sua bambola di porcellana, è da buttare.

La festa è finita.

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