La figura di Oriana Fallaci mi ha sempre affascinato, soprattutto per quanto riguarda le spigolosità della sua personalità e la puntigliosità della sua mente. Razionale, appassionata, decisa a indagare a fondo nella realtà che la circondava. Una (o La) giornalista che è stata amata o aspramente criticata. A quanto pare con lei non esistevano mezze misure, o tutto o niente. O con lei o contro di lei.
Anch’io volevo scriverle qualcosa ma, ogni volta che mi ci applicavo, lo sguardo duro e determinato di Oriana mi compariva davanti, come a dire che non era il caso che scrivessi di qualcosa che non conosco. Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho visto che ci aveva pensato Federica Segalini, ospitata da Bruna Athena per l’iniziativa della Lettera alla scrittrice.
Ho avuto un’illuminazione quando Alessandra Arpi ha interagito con Federica e, entrambe, si sono confrontate parlando di pregi e difetti di chi ha dedicato la sua vita al giornalismo.
E se Alessandra avesse scritto a sua volta una Lettera allo scrittore Tiziano Terzani? Avrebbe accettato di essere ospitata ancora una volta da me? E così, ho lanciato il dado. La richiesta è stata accolta e io, oggi, ospito una giornalista che parla a un giornalista.
Leggi con me?
Ciao Tiziano,
che senso di alienazione provare a mettere insieme qualche riga per te. Dandoti oltretutto del tu. Come se in qualche modo azzerassimo, per un momento, l’enorme divario tra chi prova a scrivere per vivere e chi ha fatto della scrittura uno strumento di espressione ancora più potente e significativo come te.
Facciamo che per un attimo lo azzeriamo e ti parlo così, a tu per tu.
Da quando ho capito di voler avere a che fare con le parole, nella vita, ho sempre cercato di bilanciare ciò che mi ribolle dentro, nella mia gorgogliante irrequietezza, con un punto di vista misurato, attento, rispettoso di tutto quello che mi circonda. C’è una regola che tento di non infrangere mai: la mia libertà, anche e soprattutto quando scrivo, inizia e finisce quando sfiora quella degli altri. Quanta perplessità quando, per giustificare qualsiasi tipo di ingiuria o insulto, si impugna la tanto in voga ‘libertà di parola’.
Fatto sta che, sempre lì, in bilico tra la mia emotività e l’impellente bisogno di rispetto nell’informazione e nella comunicazione, ho trovato te. Ero già abbastanza grande, forse questo mi ha permesso di amarti subito, a prima vista. In tutte le tue parole ho trovato quella dose di pacatezza e razionalità che, a volte, nella mia energica impetuosità perdo di vista.
Ti ho conosciuto con Un altro giro di giostra. Tu e la tua ‘sorridente serenità’, anche davanti alla malattia, alla morte. Un andare avanti consapevole e leggiadro, non per trovare una soluzione a tutti i costi ma per avere consapevolezza del problema, e viverlo intensamente tanto quanto tutti gli altri avvenimenti positivi della tua esistenza. Che coraggio, Tiziano. Forse il coraggio di essere te stesso, mettendoti in discussione senza vergognarti. Non con gli altri, ma con te. Sono certa che la vergogna si provi soprattutto davanti allo specchio, ancor prima che davanti al mondo intero. E tu sei stato capace di mettere le carte in tavola, sempre.
C’è una frase che tua moglie ha usato, nella prefazione del libro che ha pubblicato dopo la tua morte, la raccolta dei tuoi diari intitolata Un’idea di destino, che ha una potenza sovrumana: ti descrive come ‘umile soltanto davanti alle cose belle’. Sei parole e la descrizione di una vita. Devi averla scelta bene, quella donna.
La tua storia è così romantica nel senso ottocentesco del termine che faccio fatica a non prendermene un pezzettino. Una costante, instancabile e curiosa ricerca del sublime, quel sentimento forte e spaventoso che si prova davanti alle meraviglie e alle catastrofi della natura. Sei stato in ogni dove, con te il bagaglio più prezioso di tutti: la consapevolezza della forza centripeta che, alla fine di ogni viaggio, ti attirava a casa. L’amore silenzioso di una moglie e di due figli che non aveva bisogno di essere palesato costantemente, ma era forte e tangibile anche dall’altra parte del mondo. Quante volte lo hai ribadito, nei tuoi libri. Quante volte mi sono ripromessa di fondare la mia vita su un amore del genere. Di solito ho un metro di misurazione molto preciso per apprezzare uno scrittore: quanta ispirazione mi lascia. Tendenzialmente è direttamente proporzionale alla quantità di frasi sottolineata a matita sui suoi libri. Indovina quante matite ho consumato sui tuoi?
Devo ammettere che, comunque, c’è un tuo scritto tra i tanti che ho scoperto in ambito universitario e mi sono cucita addosso. La tua lettera a Oriana Fallaci, all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle e del suo pezzo La Rabbia e l’Orgoglio. Un turbine di fuoco e intolleranza, il suo, pregno di violenza e irrazionalità, seppur rimanga una scrittrice e giornalista che profondamente apprezzo. Una risposta lieve, rispettosa, argomentata e ineccepibile la tua. Quasi sussurrata, come si fa per calmare i bambini in una crisi di pianto. Pagine di riflessioni senza mai andare oltre a quella sottile e delicatissima linea di demarcazione tra la critica e il giudizio.
Il nostro di ora è un momento di straordinaria importanza. L’orrore indicibile è appena cominciato, ma è ancora possibile fermarlo facendo di questo momento una grande occasione di ripensamento. E un momento anche di enorme responsabilità, perché certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti più bassi, ad aizzare la bestia dell’odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecità delle passioni che rende pensabile ogni misfatto e permette, a noi come ai nostri nemici, il suicidarsi e l’uccidere.
Ecco, mi piace pensare che sì, quando scrivo c’è una parte di cervello, quella un po’ più calma, che ricorda sempre quanto valore ci sia nei tuoi insegnamenti. Quanta ricchezza dietro al rispetto. Ha senso, ringraziarti così, ora? Forse sì.
4 Comments
Bellissima lettera a uno dei più grandi giornalisti degli ultimi tempi. Adoro i suoi libri, che ti accompagnano in viaggi lontani, non solo nello spazio ma anche nel profondo dell’anima. Che bello ritrovarlo nella tua rubrica!
Ciao Silvia, sono felice che anche tu, come me, adori i suoi libri. Sono un miscuglio perfetto di reportage e storie, in bilico tra la precisione storica e la favola. È un maestro da cui imparare molto. 🙂
La sua lettera mi ha profondamente emozionata, ho vissuto anch’io sempre le sue stesse sensazioni nel leggere gli scritti di Tiziano Terzani, bellissime pagine di vita intensa e densa di grandi e piccole esperienze. Come lei ho molto sottolineato frasi intere, ho imparato tanto ed ho attraversatoil mondo interiore di questa splendida persona che si è lasciata leggere fin nei meandri del suo cuore. Grazie per avermi offerto l’occasione per ricordare ciò che alberga nella mia memoria, Maria Ferraro
Buongiorno Maria,
mi fa molto piacere leggere il suo commento e soprattutto sono felice di aver contribuito a far riaffiorare qualche bel ricordo. Terzani si è ‘svestito’ di tutta la retorica possibile nei suoi libri e ha raccontato con leggerezza e semplicità tutto ciò che vedeva, sentiva, viveva. È un piacere leggere tutto quello che ha deciso di condividere con noi. Grazie per questo commento, Maria!
A presto
Alessandra