Scrittura creativa

Pausa racconto: comunicare con le stelle non è niente di speciale

10 Novembre 2016
#PausaRacconto: Comunicare con le stelle non è niente di speciale

Allora, se ho fatto bene i conti, con la Pausa racconto di oggi dovrei aver svolto il quarto esercizio carveriano:

“Scrivete una storia in cui uno o più personaggi cercano di comunicare”.

L’ho intitolata Comunicare con le stelle non è niente di speciale. Questa volta la narrazione è molto molto breve e potrebbe lasciarti con l’amaro in bocca.

Buona lettura! 🙂

Pausa racconto: comunicare con le stelle non è niente di speciale

Prendi un lettore dvd, il dvd, un televisore e clicca play per la visione de Il Re Leone. Qui troverai un esempio di comunicazione con le stelle o meglio, di come esse sono viste da Pumba, Simba e Timon.

“Oggi i lampioni sono spenti, che buio che fa!” pensò Ninetta.

Come al solito se ne stava persa nei suoi pensieri e, in quel momento, aveva appena visto Il Re Leone. La madre stava preparando la cena e lei se ne stava accoccolata sulla cassapanca in salotto a guardare, nel buio, le forme indistinte del giardino.

Quella sera le sbarre alla finestra sembravano più resistenti che mai, anche se una di esse era piegata verso l’interno e formava un ricciolo non previsto. Ricordava vagamente che quell’interruzione brusca era dovuta a una scheggia di granata, un ricordo dei tempi in cui il mondo, di cui faceva parte in quell’istante, era in guerra. Un mondo che lei non aveva mai conosciuto, conservato nei ricordi frammentari dei nonni. Anche loro furono bambini, una volta.

“Che tipo Timon, pensare che le stelle siano lucciole attaccate a una cosa nero – bluastra” pensò Ninetta “L’ho appena studiato a scuola, la risposta giusta l’ha data Pumba, ma era bella anche la risposta di Simba. Cosa sono quei punticini luminosi lassù?”

Quasi senza accorgersene, la bambina aveva rivolto lo sguardo in alto, all’altezza dello squarcio tra le sbarre. In quell’angolino dove tutto era più visibile. Le stelle, con quella loro luce tremolante, sembravano comunicare in un qualche linguaggio universale.

“Che sia in alfabeto morse? Magari sono veramente delle persone, spiriti belli che comunicano dall’alto. Usano il telegrafo? Chissà cosa si dicono fra loro, chissà se pensano la stessa cosa di noi. Chissà se guardano verso il basso”

#PausaRacconto: Comunicare con le stelle non è niente di speciale

immagine via Pixabay

All’improvviso, una delle stelle che apparivano più grandi, sembrò spostarsi. Si era girata verso di lei? Aveva sentito i suoi pensieri? La lucetta intermittente si fece più regolare, ripetitiva.

“Uh, quella stellina mi sta dicendo qualcosa!” pensò Ninetta, drizzandosi in piedi sulla cassapanca e incollando l’orecchio al vetro.

“Uffa, non sento niente…” rimuginò la bambina “ma di sicuro quella stellina aveva qualcosa da dire!”

Tornò a sedersi. Fece ciondolare i piedi scalzi. Il gatto la guardava dall’alto della mensola che dava sulla cucina, la postazione perfetta per avere anche un’ottima visuale delle bistecche che sfrigolavano in padella. Mosse un’orecchia, socchiuse gli occhi gialli. Fece le fusa.

Ninetta si sentiva proprio bene. Per un momentino, anche se non aveva decifrato i messaggi delle stelle le era sembrato che stessero comunicando qualcosa di speciale, e di bello. Le scappò una risatina. Voleva condividere questa cosa buffa con qualcuno, si sentiva speciale ma non ne era sicurissima.

“Mamma? Secondo te, sono speciale?”

Dalla cucina, la donna si voltò verso la porta comunicante con il salotto. Aveva avuto una giornata pesante. Era stanca.

“No, apparecchia la tavola”.

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