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Curriculum del lettore di Lisa Bortolotti: un’economista con lo sguardo a 360°

9 Novembre 2016
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Se dovessi descrivere la bellezza dell’intelligenza, a me verrebbe in mente Lisa Bortolotti o #lisetta, fondatrice del blog Cappuccetto Bianco.

Ora, non è che son qui a tessere lodi senza senso ma è proprio questo che mi ispirano i lineamenti di Lisa e il suo modo di affrontare argomenti complessi, come l’economia e tutto quello che ne concerne. Di lei ho un bellissimo ricordo, da quando l’ho incontrata di persona all’evento romano Web su carta.

Non so come sia successo, ma mi sono trovata a parlare con lei di case passive, siti e programmazione e altri argomenti che proprio non riesco a farmeli piacere, che ignoro e che difficilmente generano in me interesse. Lisa è così, è estremamente competente nel suo campo ma non fa pesare la sua cultura e anzi, le materie di cui tratta, viste dai suoi occhi, assumono una veste nuova. Affascinante e bella, appunto.

Per questo motivo le ho chiesto di scrivermi il suo Curriculum del lettore e, dato che è molto lungo, ho deciso di dividerlo in due parti. Non perché sia noioso ma perché mi va di prolungare la sua permanenza qui e perché la sua compagnia, reale e virtuale, è tra quelle che prediligo di più in questo pazzo e curioso mondo che è il web.

#CurriculumDelLettore di Lisa Bortolotti

Lisa Bortolotti

Curriculum Del Lettore di Lisa Bortolotti: economista colta, in una casa senza libri

A casa mia non c’erano libri.
Di questo mi sono resa conto solo poche settimane fa.

I miei genitori sono del ceto medio; maestra la mamma, consulente agronomo e professore il papà, ma non leggevano libri e non avevamo alcuna libreria. Mia mamma si faceva bastare i compitini dei suoi bambini e mio padre si dedicava alla lettura di settore: nella mia memoria ho l’immagine delle pile infinite di Informatore agrario, sostituito poi, arrivata la sua pensione, dal Sole24ore. Non sono mai stata stimolata alla lettura.
Probabilmente sono un piccolo miracolo in un contesto di quel genere.

I primi approcci alla lettura arrivano in età pre-adolescenziale. Siamo negli anni ’80: complici la moda del momento e gli amichetti del mare, ho iniziato la mia avventura di lettrice con i Librigame. Questa lettura a piccoli paragrafi, che ti catapultava in un mondo magico e avventuroso, l’idea del bivio e della scelta, erano estremamente affascinanti.
Ne ho letti parecchi, fino al punto in cui non solo ho scoperto che, bivio dopo bivio, in certi paragrafi ci finivi comunque ma, avevo perso qualsiasi interesse per il lancio dei dadi e le battaglie.

Quando mi sono stufata di saltare da una pagina all’altra mi sono decisa a passare ai libri… in linea!

All’inizio è stato un po’ traumatico trovarsi di fronte a un libro in cui la pagina da leggere era sempre ed inesorabilmente la successiva, in cui potevi vedere la fine, quanto lontana o quanto vicina. Sembra strano, ma è stato un grande cambiamento.

Il mio interesse è naturalmente proseguito nel genere Fantasy e la frequentazione della biblioteca, per raggiungere la quale dovevo farmi diversi km in bicicletta, mi ha aiutata ad ottenere quei libri che di certo i miei genitori non mi avrebbero mai comprato.

In quegli anni mi sono goduta alcuni libri della serie Urania e il tanto famoso Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley: a quell’età trovare un romanzo blandamente erotico fu una divertente casualità.

Ho letto fortuitamente uno dei primi libri di Stephen King, Gli occhi del drago, nel quale notavo già da allora le digressioni di tipo economico che poi mi avrebbero appassionato nell’età adulta: là vi erano le teorie di Keynes ma ancora non lo sapevo.

Ricordo vagamente la trama di uno dei pochi libri presenti in casa mia, Pattini d’argento di Mary Mapes Dodge, un capolavoro di narrativa che non è esclusivamente un libro per ragazzi.

Tuttavia il libro che attivò un primo, vero cambiamento in me fu Siddartha di Herman Hesse: non solo ho potuto conoscere un nuovo approccio alla spiritualità, nell’età del catechismo peraltro, ma mi rimase impressa la lezione sul rapporto genitori-figli che oggi cerco di applicare costantemente con i miei ragazzi e soprattutto con me stessa come madre.

Ci fu dopo poco un’interruzione alle mie abitudini di lettrice: era l’età in cui preferivo uscire o ascoltare la musica.

Stranamente, lo dico in senso affettuoso ed ironico, fu proprio mia sorella, che ha nove anni più di me, a darmi il buon esempio: a un certo punto si mise a leggere avidamente, lei che era considerata la più scansafatiche delle due (io ero la secchiona) macinava grandi classici alla velocità della luce. In quel periodo il contagio fu relativo: ero troppo interessata alla discoteca, alla musica e studiavo tanto, china sui libri. Ah! Che grande errore! Laura batteva Lisa su tutta la linea!

Non ricordo quasi nulla delle letture dell’adolescenza tranne una, così importante da aver condizionato i passi successivi della mia vita.

Luigi Pirandello con Uno, nessuno, centomila non mi ha fatto restare la stessa e ancora oggi quando passo davanti ad una vetrina cerco di scorgermi alla sprovvista, come tentava di fare il protagonista, volendo cogliermi nell’istante in cui la consapevolezza di me stessa non si è ancora concretizzata.

A Luigi voglio abbinare un altro grande autore, il mitico Franz Kafka con La metamorfosi, che ben pochi digeriscono, anche nell’età adulta, ma a 16 anni io l’ho adorato: la ricordo come una storia sul gelo dell’animo umano. Successivamente ho tentato anche altri romanzi di Kafka ma nessuno mi è rimasto impresso come il suo capolavoro storico.

In quegli anni fui tediata a scuola, come penso molti, dalla lettura “obbligata” dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Un libro che sarebbe bellissimo se potessimo leggerlo tutto d’un fiato senza le note, le prefazioni, introduzioni, commenti, parafrasi e chi più ne ha più ne metta: del tutto trascurata la ritmica e il fluire della storia, assolutamente irrilevante il “come” una storia narrata faccia sentire o crescere il lettore, i nostri insegnanti non hanno ancora capito che la modalità scolastica era la via più breve per farci odiare un bellissimo libro.

Quando andai all’Università, facoltà di Economia Aziendale a Bologna, gli unici libri che leggevo erano quelli degli esami che dovevo preparare.

Recentemente ho ripreso in mano il libro di Macroeconomia: mi son detta che se allora non lo capivo affatto, oggi che sono laureata e diventata economista di certo avrei compreso appieno le tematiche che sono diventate il mio pane. Rileggendo alcuni paragrafi sull’emissione monetaria ho decisamente rivalutato la mia capacità intellettuale di allora: un libro con una sintassi inesistente, scritto per non dire nulla, dove la lingua italiana viene violentata e i concetti sono fasulli. Oggi so che quel “nulla” concettuale serviva per nascondere la realtà di una società economica che ho potuto conoscere solo molto più tardi.

Durante l’Università la mia vita ha preso un bivio inaspettato e sono diventata mamma.
In quel periodo ho in mente un solo libro, ma tutti noi sappiamo che è IL LIBRO per eccellenza. Sto parlando de Il signore degli anelli di Tolkien. Ci ho messo un anno per leggerlo, andando a velocità lumaca finché la storia non mi ha rapita completamente, tuffandomi in quella che è stata una delle lezioni più importanti che potessi apprendere: ciascuno di noi ha un compito che porta avanti pur non conoscendo la visione comune e lo scopo finale. Un grande insegnamento sulla responsabilità e sulla certezza che quando esprimiamo noi stessi stiamo contribuendo ad un disegno e ad uno scopo più grande e comunitario. Ho terminato di leggerlo, lo ricordo bene, un pomeriggio al tramonto mentre ero in un letto di ospedale, ricoverata per un rischio di aborto di quello scriccioletto che poi è diventato mio figlio.

Due anni dopo la nascita del mio bambino ho iniziato a lavorare. Università, lavoro, maternità tutti insieme non ti lasciano alcun tempo per te stessa e il piacere di leggere: se la memoria non m’inganna quello è il periodo di Dan Brown, scrittore che subito mi è apparso come intento a produrre per il cinema o per la lettura su metropolitana con questi paragrafi veloci e privi di descrizioni.

Si accese così la mia passione per la New Age tramite due letture particolari. Di una non ricordo il titolo ma riguardava gli Angeli: mi capitò in mano per caso e fui folgorata. Lessi anche Dovunque tu vada ci sei già di Jon Kabat-Zinn : allora non sapevo fosse così famoso. Proprio tramite queste letture nasce nel 2001 il primo Cappuccetto Bianco, il mio primo sito, contenitore di “tutto quello che piaceva a me” ed essendo appassionata di New Age pubblicavo soprattutto su quel tema. Tramite le ricerche su internet di materiale per la pubblicazione di articoli arrivai per caso ad approfondire i temi monetari, di emissione monetaria, di economia e finanza: un’altra delle mie passioni.

I due libri che mi hanno segnata, pur “tirando” , diciamo così, verso direzioni differenti, furono
Un’altra moneta di Domenico De Simone, che ho avuto anche modo di conoscere, e che tratta squisitamente di temi monetaristi, e La decrescita felice di Maurizio Pallante. Siamo nei primi anni dopo il 2000 e quelli sono temi per pochi strani individui che spesso vengono appaiati alla New Age.

La mia passione reale per l’economia si fa viva e potente grazie a queste prime letture e via via grazie alle prime esperienze, sostenute dalla diffusione della rete. A questi primi divulgatori ho sempre obiettato, fra me e me, di non aver mai cercato di costruire un approccio più comprensibile e vicino alla gente comune che, non capendo, abbinava e abbina tutt’oggi questi argomenti agli Angeli oppure al complottismo, quando in realtà sono frutto di studi approfonditi.

Negli anni in cui il mio primogenito cresceva, mi sono dedicata ad una delle saghe più famose al mondo: Harry Potter. Ho iniziato la lettura quando era già uscito il quarto volume e poi, come tutti, ho dovuto mettermi in religiosa attesa … del momento in cui ho pianto quando Silente muore, del momento in cui mi sono innamorata di Severus Piton e di quella sgradevole sensazione di vuoto quando è finito tutto e mi sono chiesta “e ora che faccio?”

continua

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