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Milano: a spasso tra scienza, arte e cartolerie

31 Ottobre 2016
Milano, a spasso tra scienza, arte e cartolerie

Con questo post si apre una nuova settimana e si chiude il mese di ottobre e così ho deciso di tenermi sul turistico e tornare, con la memoria, a Milano.

Vieni a spasso con me, tra scienza, arte e cartolerie?

Milano e il Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo Da Vinci

Il fatto che abbia una formazione umanistica non vuol dire che non sia attratta dalle scoperte scientifiche perché è proprio di questo che si tratta, di scoperte e le scoperte sono tali quando da un’ipotesi si passa alla realizzazione pratica di un’idea. Nel mezzo del percorso cognitivo, un pizzico d’immaginazione non guasta mai. Se poi il Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia porta con sé anche il nome di Leonardo Da Vinci allora il gioco è fatto e la mia curiosità esige e pretende di essere soddisfatta.

Anche se, dopo un intero pomeriggio trascorso così, i piedi grideranno vendetta, la mascella non tornerà tanto facilmente al suo posto (preferendo mantenersi coerente con una moderata espressione che varia, al massimo, tra lo stupore e la meraviglia) e l’ansia di non aver visto proprio tutto tutto seguirà lo spettatore con devozione servile, fino al Moleskine Cafè in corso Garibaldi.

Ho esagerato? Non lo so e non credo. All’inizio giravo per le sale del Museo armata di telefonino e i primi scatti riguardano una cinepresa Gaumont et Cie del 1900, condivisa subito nel gruppo dei Digitalker con dedica a Francesco Ambrosino e una macchina per scrivere Remington – Shoes del 1890. Quest’ultima me la sono auto dedicata. Vado matta per gli strumenti di scrittura un po’ (tanto) vintage perché mi ricordano che l’atto di scrivere non è solo creatività e conoscenza di tutte le regole che compongono il linguaggio adottato ma è anche artigianalità, cura dei dettagli e delle cose fatte bene.

Una piccola foto anche al lungo corridoio dedicato ai disegni e ai marchingegni in legno di Leonardo Da Vinci era d’obbligo e, forse, è la sala dove ho sostato di più pensando a quanto fosse avanti quest’uomo dai mille talenti e dalla mente geniale, talmente geniale da essere quasi fuori posto ai suoi tempi.

Di tutte le cose raccontate su Leonardo, quella che mi è rimasta impressa e che mi è tornata in mente mentre ero al Museo della Scienza e della Tecnologia è che lui aveva ipotizzato la possibilità che l’uomo potesse, un giorno, volare. Un’ipotesi nata osservando il movimento delle foglie che cadono.

Museo della Scienza e Tecnologia Leonardo Da Vinci

Museo della Scienza e Tecnologia, sala dedicata a Leonardo Da Vinci

Aveva ragione, caspita se aveva ragione e la conferma arriva nelle cartoline che ho raccolto nelle stanze intitolate Il mio pianeta dallo spazio, nel frammento lunare racchiuso in una bolla e nei pannelli interattivi capaci di mostrare la materia oscura o le stelle da tutte le angolazioni possibili. In questi momenti di gioco e curiosità mi sono ricordata di un’altra grande mente fiorentina, Margherita Hack e il suo credo.

Altre cose viste?

Allora, mi sono emozionata a guardare la riproduzione del generatore di particelle del Cern di Ginevra e, date le mie scarsissime conoscenze in materia, non ho trovato l’intruso nell’abbecedario appeso al muro in parte, ma chi se ne importa, ho fatto la foto lo stesso.
In seguito ho provato a utilizzare il telegrafo con risultati disastrosi, sentito con quali materiali è più facile agevolare la conduzione del suono, visto uno studio radiofonico e riguardato Fiorello quando invitava il pubblico nelle piazze italiane a esibirsi per il karaoke.
Nello spazio dedicato al cibo e alle scoperte legate alla sua coltivazione e conservazione, contrassegnato con l’hashtag #FoodPeople, ho provato a coltivare una piantina di mais. Mi è morta perché non gli ho dato abbastanza acqua (sempre detto che non ho il pollice verde, anche quando ho a che fare con giochi interattivi) fotografato un uomo composto di rifiuti e scoperto capannoni immensi dove sono riusciti a far stare aerei, galeoni e intere locomotive.

Nell’unico spazio aperto abbiamo trovato pure un sottomarino (veramente, era un po’ difficilino non notarlo, date le dimensioni) e ho pensato a uno dei libri che non sono riuscita mai a finire di leggere, Ventimila leghe sotto i mari.

Museo della Scienza e Tecnologia, sottomarino

Museo della Scienza e Tecnologia, all’esterno…

Un libro che mi piacerebbe riprendere in mano da quando ho visto Sphere con Dustin Hoffman e che rimanda al romanzo omonimo di Michael Crichton.

Nelle battute finali i protagonisti della vicenda cinematografica si domandano se sia il caso o meno di dimenticare tutto quello che hanno vissuto perché si rendono conto che il grande potere di cui sono depositari, l’immaginazione, è stato messo al servizio della parte peggiore di loro stessi.

Non sono riusciti a dimenticare. Il potere dell’immaginazione, infatti, trova massima espressione nelle sale del Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo Da Vinci.

Milano: tra le sale della Pinacoteca di Brera

Cosa fare a Milano in una domenica di pioggia? Visitare la Pinacoteca di Brera, naturalmente.

Per la verità il mio obiettivo era la biblioteca ma, giustamente, l’ho trovata chiusa e devo ammettere che non mi ha fatto male dare una rispolverata agli studi di storia dell’arte, risalenti al lontano periodo delle superiori.

Devo dire però che la Pinacoteca non mi ha offerto le stesse emozioni provate durante la visita al Museo della Scienza e Tecnologia.

La maggior parte delle opere d’arte rimandano al tema religioso e di trittici, pale d’altare e simili ne ho visti e studiati fino alla nausea con tanto di continuo rimando all’opera di Giorgio Vasari di cui ho qui catturato una sua citazione:

“Mostrò costui con miglior modo, come ne la pittura si potesse fare gli scorti delle figure al di sotto in sù, il che fu certo invenzione difficile e capricciosa;”

Ho preferito di gran lunga la sezione dedicata alle opere di Braque, Picasso, De Chirico e Severini e di come, a modo loro, cercarono di spezzare la tradizione instillando ai posteri una visione diversa e forse un po’ più provocatoria dell’Arte.

Tuttavia, non sono rimasta immune alla bellezza di dipinti antichi e curiosi per gli inserti non pittorici di Carlo Crivelli (Venezia 1430 – Marche 1494/1495) e per la luminosità dei colori utilizzati.

Pinacoteca di Brera, Carlo Crivelli

Carlo Crivelli

Va bene, anche la Pala di Brera di Piero Della Francesca, con le sue geometrie e prospettive ardite (quanto mi piace il termine ardito) è davvero spettacolare se lo vedi da vicino e non riprodotto su un libro d’arte così come ti senti un momentino in soggezione se ti trovi una parete affollata da Il quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo.

Ok, visitare la Pinacoteca di Brera mi è piaciuto un sacco ed è stato qualcosa di più che rispolverare vecchi studi tratteggiati a matita sul quaderno, da tener sott’occhio come aiutino nel corso di un’interrogazione in classe.

Vale sempre la pena rinfrescare il ricordo di mani d’artista che hanno saputo produrre bellezza e tramandarla in dipinti dal valore inestimabile. Sempre.

Milano: shopping da Tiger, Muji e Moleskine

Tra un museo, il Social Media Day e la Pinacoteca di Brera sono riuscita ad infilare anche un momento di shopping a Milano.

Da Tiger sono uscita con un delizioso astuccio portatile in tela provvisto dello stretto necessario per uno scrittore o aspirante tale e un simpatico gioco di dadi dove la sorte non decide il numero vincente ma la storia da narrare. Più qualche genere di conforto puramente alimentare che non ho fatto in tempo a fotografare, perché me lo sono mangiato.

Milano, Tiger

Al Muji ho fatto incetta di quaderni e block notes vari. Sia mai che mi manchi qualche supporto cartaceo su cui scrivere e prendere appunti. E poi, dovevo aggiungere qualcosa di sobrio alla mia riserva personale perché questa cosa di prendere agendine decorati con gufetti di ogni foggia e colore mi sta un po’ sfuggendo di mano.

Muji, Milano

In un negozio Moleskine ho solo guardato. Le agende suscitavano in me la stessa espressione con la quale Homer Simpson pensa alle ciambelle ma, purtroppo, le mie riserve monetarie erano allo stremo e non potevano soddisfare i miei capricci. Di uscire con le mani vuote proprio non mi andava e così, come ho fatto al Book Shop della Pinacoteca di Brera, mi sono presa qualche segnalibro che rappresenta i monumenti simbolo di Milano:

  • il Duomo, che sono stata a vedere in velocità la sera stessa del mio arrivo. Volevo fare un giro alla Mondadori ma c’era parecchia gente riunita all’entrata e ho quindi optato per la Feltrinelli che si snoda (ma quanto grande è?) sotto la Galleria Vittorio Emanuele.
  • il tram vecchio stile che mi ha condotta verso l’appartamento in cui ho soggiornato nel corso della mia, troppo breve, esperienza milanese e, infine,
  • il Castello Sforzesco, visitato diversi anni fa e anch’esso ricco di meraviglie e bellezze tutte da scoprire e ammirare.

Ci sarebbero ancora alcune cosucce da dire sulla città meneghina ma non vorrei rischiare di perdere la tua compagnia per un eccesso di parole, a volte sono un po’ logorroica. A parte questo, grazie per avermi tenuto compagnia fino alla fine e ti lascio andare.

Torni per il prossimo post, vero?

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