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Leggere Haiku e Saké di Susanna Tartaro

14 Ottobre 2016
Haiku e Saké di Susanna Tartaro

Pordenone Legge continua anche attraverso i libri presentati durante gli incontri con gli autori di cui ho fatto una piccola carrellata in questo post. Se lo leggerai scoprirai però che non compare Haiku e Sakè di Susanna Tartaro, presentato da Loredana Lipperini. Oggi, quindi, rimedierò a questo vuoto apparente.

Pronti a incamminarsi verso il libro di questa settimana? Perché, secondo me, scoprirai che in esso la sintesi e l’abbondanza convivono in una perfetta e, citando l’autrice stessa, struggente armonia.

Haiku e Sakè di Susanna Tartaro: trama e impressioni

Sarò sincera, scrivere questo post recensione è stato il mio incubo perché tutto quello che vorrei dire a riguardo è:

“Haiku e Sakè è perfetto, leggilo!”

ma mi sa che devo argomentare un po’ di più.

Volevo leggere e parlare del libro di Susanna Tartaro perché, in primo luogo, è stato presentato da Loredana Lipperini, una delle poche intellettuali contemporanee che sanno fare cultura con intelligenza e sensibilità e, in secondo luogo, perché la mia fascinazione per l’estremo oriente e il Giappone in particolare non si è mai spenta del tutto. Forse anche questo è un fattore culturale, è dai tempi di Marco Polo che l’Occidente cerca di svelare i misteri dell’Oriente senza mai riuscirci del tutto.

Più volte ho provato a leggere qualche haiku per conto mio. Mi piaceva vedere quelle poche righe ondeggiare nell’immenso spazio bianco della pagina. Sentivo che raccontavano molto più di quello che appariva ma il senso profondo mi sfuggiva. L’incontro organizzato a Pordenone Legge doveva aiutarmi a comprendere qualcosa di più e, devo dire che ci è riuscito.

Il lavoro che sta alla base del viaggio dell’autrice in compagnia di Santoka è mastodontico. Immagini, haiku, brevi capitoli con inserti storici e autobiografici corrono lungo un’immaginaria linea di congiunzione che abbraccia non solo l’essere umano con tutte le sue fragilità ma il mondo intero. Il risultato finale, quello che arriva al lettore, si mostra poi in una veste di una leggerezza e delicatezza sconcertante.

“Guardare nelle cose piccole è un modo per guardare una realtà più grande”.

Un esempio per capire la complessità e la piacevolezza di Haiku e Saké arriva fin dal primo capitolo dove il vagabondare del monaco giapponese diventa uno spunto per raccontare quelli che qui in occidente chiamiamo, in modo elegante, gli invisibili e, nel linguaggio di tutti i giorni barbone o extracomunitario.

Haiku di Santoka, tratto dal libro di Susanna Tartaro

A questi versi di Santoka, Susanna Tartaro aggiunge non solo delle riflessioni in prosa ma anche immagini contemporanee, reali e concrete, immortalate in un unico, perfetto scatto fotografico. La sorpresa è tangibile, palpabile quando si scoprono i contorni del continente africano in una crepa minuscola sul pavimento della Stazione Termini. Se mai dovessi tornare a Roma, mi piacerebbe cercarla e trovarla.

Haiku e Sakè è un turbinio di connessioni e aveva ragione Loredana Lipperini a dire che il libro stesso è un haiku esteso capace di insegnare al lettore a vedere, ad avere uno sguardo nuovo sulla vita. Quando, durante l’incontro, l’autrice ha letto un altro passo tratto dal capitolo Solo con gli altri, mi sono commossa e non ho fatto a meno di pensare a quanto sia vero, moderno tutto questo. A quanto sia facile sentirsi soli pur in compagnia.

La solitudine è uno stato d’animo, un modo d’essere che fa parte della natura umana tanto quanto l’essere umano è un animale sociale. È su questa dicotomia che gioca l’intera narrazione e si arriva alla fine della lettura scoprendo che, tutto sommato, possono cambiare i percorsi e i modi con cui essi vengono intrapresi ma i punti di arrivo e di partenza sono sempre quelli. Nel mezzo, l’immobile e il movimento. Il tutto e il nulla.

Altro non saprei aggiungere a questa mia breve non recensione di Haiku e Sakè. Ho scelto di usare la negazione perché confido in una tua affermativa voglia di scoprire e leggere questo libro di Susanna Tartaro o, almeno, di visitare il suo bellissimo blog, il Daily Haiku.

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