Da tempo sto cercando di definire gli obiettivi di questo blog e ogni post è sempre un passettino in tal senso e, nella settimana trascorsa, mi il termine Personal Branding mi ha incuriosita.
- Qual è il modo migliore per fare Personal Branding?
- Quali sono gli obiettivi?
- È davvero necessario “far rumore” attorno a sé per essere notati?
- Come si concentra l’attenzione su di sé e sul proprio lavoro?
Sono domande che, dopo tutto, hanno delle risposte molto semplici. Il problema sta nell’applicazione pratica.
Per me, che vivo e mi muovo e cresco e rifletto attraverso i libri e le loro parole, è difficile capire un termine che identifica un percorso professionale di matrice anglosassone per farlo mio, in un contesto culturale complesso come quello italiano.
Per quanto riguarda il web e le nuove figure professionali che ruotano intorno ad esso, noi italiani siamo indietro. Almeno, questa è/era la mia percezione. Poi, chiacchierando online, al termine Personal Branding si è affiancato il nome di un autore italiano abbastanza noto, Francesco Petrarca.
Vuoi vedere che il padre dell’Umanesimo e Corona della Lingua Italiana potrebbe dare qualche dritta su cosa vuol dire far Self Branding?
Personal Branding: cos’è e parole chiave
Prima di iniziar a formulare una potabile risposta alla domanda che mi sono posta ho chiesto al gruppo dei Digitalker di dirmi in tre parole che cos’è e come si struttura il Personal Branding.
Togliendo il sole, cuore e amore, parole chiave per qualsiasi cosa e argomento (anche quando non si capisce bene di che cosa si sta parlando) le parole chiave che vanno per la maggiore in questo contesto sono:
- trasparenza,
- costanza e coerenza,
- crescita (personale e professionale)
- umiltà e
- personalità.
E fin qui tutto bene. Per pigrizia o, come direbbe Petrarca, per accidia, ti riporto anche la definizione di Personal Branding su Wikipedia:
“L’espressione Personal Branding (mutuata dalla lingua inglese) indica la capacità di promuovere sé stessi al fine di essere gradito o comunque appetibile nei confronti di una comunità di consociati, con modalità simili a quanto avviene in campo economico, con i prodotti commerciali. A differenza di altre discipline di miglioramento personale, il Personal branding suggerisce di concentrarsi, oltre che sul valore, anche sulle modalità di promozione”.
Mi sono permessa poi di riscriverla pensando a Francesco Petrarca:
“L’espressione Personal Branding indica la capacità di promuovere sé stessi al fine di essere gradito alla società o comunque appetibile ai posteri, con modalità simili a quanto avviene in campo culturale, con opere e studi letterari. A differenza di altre discipline di miglioramento personale, il Personal Branding suggerisce di concentrarsi oltre che sul valore anche sulle modalità (stilistiche e linguistiche, oltre che umane) di promozione”.
Ho forse forzato un po’ la mano? Non lo so, provo a spiegarmi meglio.
Personal Branding e la risposta alla domanda: Petrarca insegna?
Sul piano letterario e linguistico, trasparenza non è una parola chiave ma LA parola chiave di tutta la poetica petrarchesca. Se si leggono altre sue opere questa trasparenza non è che sia poi così netta, ci sono degli elementi discordanti che rivelano una personalità non sempre coerente, soprattutto quando parla di umiltà o di accidia.
Pensando al Canzoniere, Petrarca mi è sempre parsa una persona altamente egocentrica. Non gli interessava molto la Laura donna.
Il tema dell’amore non corrisposto era solo una scusa per puntare più in alto, verso l’infinito e oltre (ah no, scusa, questo è Leopardi. Vabbé, ogni tanto mi confondo) ovvero, ottenere la gloria eterna simboleggiata dal lauro (l’alloro) e perseguire l’unificazione, non solo linguistica, ma anche morale, culturale e intellettuale della società passata, presente e futura. I suoi Rerum Vulgarium Fragmenta sono arrivati fino ai nostri giorni, in un linguaggio che è ancora comprensibile a una larga fetta di lettori perché per tutta la sua vita si è dedicato a far soavi e chiare le rime aspre e fosche.
Pur parlando tanto di umiltà in una delle sue Epistole, intitolata Ascesa al monte Ventoso) e pur soffrendo per la sua presunta poca voglia di fare e disfare (accidia) nel Secretum, Petrarca non fu né umile né lavativo. Si dette da fare per raggiungere gli obiettivi che si era prefissato applicandosi a svariati generi letterari (poetico, saggistico, epistolare, eccetera). Nel farlo ha tenuto conto del pensiero comune e ha saputo ingraziarsi i mecenati e i potenti dell’epoca fingendo di essere più insicuro, più tormentato di quanto fosse in realtà.
Fu un intellettuale tendente alla millanteria (un modo elegante per dire che era bravissimo a raccontar storie mirate a raggiungere uno scopo ben preciso). Caratteristica che non ha minato la sua credibilità. Anzi, è riuscito a far dei suoi punti deboli dei punti di forza che, nelle invettive Contro un medico e Sull’ignoranza propria e di molti altri, gli hanno permesso di smantellare la tradizione culturale limitata e limitante del suo tempo.
Per come ha giocato tra finzione letteraria, studi e relazioni con i potenti e analisi interiore, Petrarca ha rispettato alcuni dei termini che definiscono il Personal Branding e ne ha bellamente ignorati altri. Pur invertendo i fattori il risultato però non cambia, è stato bravissimo a far Self Branding e a raggiungere un obiettivo non proprio semplice, essere ricordato ai posteri operando l’unificazione della lingua italiana.
In verità gli è andata un po’ male con la sua biblioteca personale, Venezia lo snobbò. E questo dispiace anche a me, un saltino a vedere la sua collezione integra l’avrei fatto volentieri. Giusto per curiosità.
Questa è l’idea che mi sono fatta per capire cos’è il Personal Branding.
Forse è più semplice e moderno il modo in cui l’ha spiegato Riccardo Scandellari con i suoi libri, ma io avevo voglia di andare un po’ indietro con il tempo… di circa 700 anni.
Ok, ho esagerato! 😛
E tu, quale autore assoceresti al Personal Branding?
Photo Credits: immagine in evidenza via PhotoPin
14 Comments
Gradevole visione dei molteplici profili descritti nei social network. Ma noi, della modesta cultura noi anacoluti nell’italiano volgare, confidiamo nel biografo per una intellegibile rappresentazione, e qualche volta accade che la penna fugga a disegnare false umiltà o presuntuose virtù.
p.s. nella diatriba propendo per Il Sommo Poeta, Mircofra
[…] perdermi il suo intervento sul Personal Branding. Mi toccherà tener presente ancora per un po’ Francesco Petrarca come punto di […]
[…] parole come relazioni sociali, cultura, memoria e informazione, blogging e personalità (e anche Personal Branding). Parole che invece di dare risposte hanno generato ulteriori domande e discorsi apparentemente […]
[…] e alla psicologia, quali, ad esempio, Resisto dunque sono di Pietro Trabucchi e a testi sul personal branding e aggiornamento personale sul social media e digital […]
[…] l’importanza del Personal Brandind e del Net Branding, di aggiornarsi in continuazione e di prendere le distanze quanto più possibile […]
[…] Quello che cerco di fare, curando e scrivendo su ParoleOmbra, è di individuare un equilibrio fra le due realtà, ma come? In modo molto semplice sì, tradizionale, travasando la mia parte di cultura riflettendo sui libri che leggo, raccogliendo risorse con la rubrica del Curriculum del lettore e confrontandomi con altri blogger in rete, partecipando a eventi come questo e prendendo dimestichezza con termini contemporanei, associandoli a qualcosa che conosco o che ho studiato. […]
[…] degli Uffizi. In un misto di timore reverenziale scorrevo le statue che raffiguravano Dante, Petrarca, Boccaccio, Galileo, Macchiavelli, Michelangelo, Leonardo Da […]
[…] degli Uffizi. In un misto di timore reverenziale scorrevo le statue che raffiguravano Dante, Petrarca, Boccaccio, Galileo, Macchiavelli, Michelangelo, Leonardo Da […]
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[…] Petrarca può insegnare molto in tema di Personal Branding, Leon Battista Alberti può essere un modello più che valido per formare un blogger, insegnandogli […]