Non riesco a scriver storie quanto vorrei e stavo per rinunciare alla Pausa racconto di oggi. Forse ho avuto un blocco creativo, non lo so. Quando mi capita, faccio un salto nelle mie vecchie carte, alla ricerca di qualcosa che valga la pena farti leggere.
Ho tanti doppioni delle stesse storie, scritte e riscritte fino alla nausea ma ho trovato due testi più o meno nuovi. Il primo che ho riletto non lo sento ancora pronto per questo spazio ma il secondo, intitolato Il cane, mi è sembrato simpatico e così, te lo condivido.
Spero ti piaccia, 🙂
PausaRacconto: il cane e l’insetto calcolatore
Lungo le sponde di un torrente, che passava a fianco di un paesino di montagna senza nome, dormiva un cagnolino il quale si accorse di un particolare che non aveva mai notato. Sulla punta di una roccia che affiorava sulla superficie dell’acqua c’era uno strano insetto. Questo piccolo essere se ne stava pacificamente sdraiato al sole e contava tutto ciò che vedeva. Il cane si incuriosì e, stando attento a dove metteva le zampe per evitare di essere travolto dalla corrente, gli si avvicinò e gli chiese cosa stesse facendo.
“Non lo vedi che sto contando? Adesso non voglio essere disturbato! Torna più tardi, verso sera e, se ne avrò voglia, ti risponderò!”
“Va bene… comunque, per i miei gusti, sei piuttosto scortese”.
“Due più due uguale quattro.” rispose l’insetto.
“Questo è tutto matto!” pensò il cane e se ne andò in paese.
Mentre trotterellava per le strade del piccolo borgo passò davanti alla macelleria e gli venne una gran fame. Sapendo che non gli era concesso entrare aspettò paziente rimanendo sulla porta d’ingresso. Magari il macellaio gli avrebbe dato qualche scarto da addentare.
Il macellaio però non si accorse di lui, era intento a chiacchierare animatamente con un cliente. Il cane era molto curioso di sapere che cosa si stavano dicendo. Appoggiò le zampe appena un po’ più verso l’interno del locale, allungò il collo, drizzò le orecchie. Quel tanto che bastava per sentir meglio.
“Ai miei tempi non era così!” stava dicendo il macellaio, un ometto con gli occhi stanchi “si dava più importanza ai valori come il rispetto dei giovani nei confronti degli anziani, l’onestà e la lealtà”.
“Eh, ha proprio ragione signor Fedrighelli! Soprattutto riguardo ai giovani. Adesso son proprio maleducati, non hanno rispetto per niente e pensano di sapere tutto loro e, per di più, non hanno nessuna voglia di lavorare” disse il cliente, un vecchietto alto e magro che appoggiava la mano tremante al suo bastone.
“A chi lo dici! I giovani di oggi sono proprio dei fannulloni. Ai nostri tempi sapevamo arrangiarci ed eravamo molto più responsabili e maturi. Adesso son fatti con lo stampino. Pensano solo a divertirsi, a comprar vestiti alla moda che io, sinceramente, trovo veramente ridicoli e rispondono male a chi potrebbe insegnare loro molto!” rincarò il macellaio asciugandosi le mani sul grembiule macchiato di sangue.
“Eh, già! Ai miei tempi era diverso. Guai se non rigavi dritto!”
Il cane si stancò presto di questi discorsi e si allontanò dirigendosi verso la piazza. Attorno alla fontanella un gruppetto di ragazzetti ridevano e scherzavano fra loro. Lo videro avvicinarsi scodinzolante e uno di loro gli lanciò una patatina dal sacchetto maxi che avevano portato da casa. Il bocconcino fu prontamente afferrato e mangiato.
“Che forte! Hai visto che salto ha fatto?” disse il ragazzo delle patatine rivolgendosi alla sua ragazza.
“Sì, ho visto! Dai, Lanciane un’altra!” rispose lei.
Il cane saltò ancora più in alto e causò l’allegria generale della combriccola. Lo coccolarono e lo vezzeggiarono e questo non gli dispiaceva. Le altre persone lo trattavano spesso in malo modo, perché era un randagio.
“Andiamo a farci un bagno al torrente? La giornata è bella e fa caldo!” propose un altro della compagnia.
La proposta fu accolta all’unanimità e il cane li seguì saltando, latrando, scondinzolando. Trascorse una giornata bellissima e andava e veniva tra loro leccando affettuosamente il primo che gli si avvicinava per fargli una carezza o per dargli qualcosa da mangiare.

immagine via Pixabay
Calò la sera e il ragazzo delle patatine perse l’aria spensierata di poco prima:
“Ragazzi, forse è meglio che torniamo a casa. Si sta facendo tardi e poi domani devo tornare a lavorare”.
“Ma senti che arie di adulto che si dà!” esclamò un giovane ricciuto e beffardo.
“Guarda che è inutile che tu mi prenda in giro!” rispose “tanto, prima o poi, anche tu dovrai trovarti un lavoro come ho dovuto fare io.”
“Bel lavoro ti sei trovato. Non fai altro che aiutare tuo padre meccanico. Non volevi fare il cuoco e aprire un ristorante super deluxe in città?” domandò il ragazzo ricciuto che si stava asciugando e, contemporaneamente, si tirava via i fili d’erba che gli si erano incollati ai piedi nudi.
“Sì, ma ci ho rinunciato. Sai com’è, mio padre dice che non riuscirò mai ad aprire un ristorante in città. Ce ne sono troppi così come di cuochi bravi ce n’è una marea! Alla fine tutti noi dovremo adattarci alla realtà e faremo dei lavori che non ci piacciono perché avremo bisogno di guadagnare dei soldi. Non ci saranno sempre i nostri genitori…”
“Vabbé… però, secondo me, non si dovrebbe mai rinunciare ai propri sogni senza aver almeno provato a realizzarli. Perché se non diventi un frustrato come il macellaio che si lagna di noi giovani e del fatto che siamo privi di spirito di sacrificio e che non abbiamo voglia di lavorare… Ma scusa, saremo o no liberi di decidere della nostra vita senza sentirci dire che non ne siamo in grado perché maleducati o poco rispettosi degli anziani?” disse una ragazza
“Sì, ma che ci vuoi fare. Ottenere ciò che si desidera è difficile e poi non mi dispiace lavorare in carrozzeria. Almeno guadagno qualcosa per poter comprare quello che mi pare e poi, se metto da parte,forse un giorno potrò pagarmi da solo l’iscrizione alla scuola per cuochi e aprire il ristorante super deluxe dei miei sogni!” rispose il ragazzo delle patatine infilandosi lo zaino in spalla.
Il ragazzo ricciuto, che aveva appena finito di vestirsi, balzò in piedi e sentenziò:
“Secondo me ti dimenticherai del tuo sogno e sarai un uomo deprimente che si lamenterà sempre di quello che poteva avere e non ha avuto, di quello che ha, di quello che dovrebbe avere e via così, a oltranza.”
“Forse sarà così, vedremo. Magari sarò felice lo stesso…”
“Io non voglio dimenticare i miei sogni…” sussurrò, triste, la ragazza
“Se davvero ci tieni a loro, non li dimentichi!”ribatté il ragazzo ricciuto che poi si slanciò in avanti, corse qualche metro avanti a loro e gridò: “chi arriva in paese per ultimo, pagata da bere a tutti!!!”
La compagnia cominciò a corrergli dietro ridendo e così anche il cane, per un breve tratto. Si ricordò dello strano insetto e pensò di andare a fargli visita. Era ancora dove l’aveva lasciato la mattina. Gli si avvicinò e chiese:
“Allora, perché stai contando?”
L’insetto smise bruscamente di contare, saltò sul muso del cane e chiese:
“Cosa hai fatto oggi?”
Il cane, un po’ interdetto, rispose:
“Prima sono andato dal macellaio, sperando che mi desse qualche avanzo. Non mi ha dato niente perché era troppo impegnato a lamentarsi dei giovani con un vecchietto. Allora sono andato in piazza e ho incontrato dei ragazzi che mi hanno offerto patatine in sacchetto. Sono andato a fare il bagno con loro. Mi sono divertito tantissimo! Solo che alla fine i ragazzi mi sono parsi un poì tristi. Parlavano dei loro sogni, della difficoltà a realizzarli, della paura di dimenticarli. Si sono subito ripresi però e sono tornati a casa giocando a rincorrersi. Volevo seguirli ma poi mi sono ricordato di te… “
L’insetto, che fino ad allora l’aveva ascoltato attentamente, si accomodò in modo solenne sul suo muso, s’impettì orgoglioso e disse:
“Ebbene… stamattina stavo facendo matematica, la cosa più importante del mondo!”
“E che cos’è?”
“La matematica è una scienza che serve per molte cose, come per contare i soldi e per imparare a ragionare in maniera logica e precisa”.
“Serve anche per realizzare i sogni?” domandò il cane
“Ma che sciocchezza! La matematica è una cosa utile e concreta. I sogni sono soltanto dei pensieri evanescenti senza alcun fondamento logico che colpiscono i giovani e li rendono disobbedienti e li allontanano dalla realtà. La matematica è realtà pura e semplice!”
“A me non sembra che i sogni siano così pericolosi come dici. I ragazzi hanno detto che se vengono realizzati possono renderli molto felici…”
“Che sciocco, stupido cane che sei! Queste sono parole che, appena faranno parte di ciò che è reale e concreto, dimenticheranno prontamente. è matematico! I giovani si dimenticheranno di essere stati giovani e si lamenteranno del tempo in cui vivono”.
“Ma è terribile!” esclamò il cane avvilito
“E matematico.” ribadì l’insetto soddisfatto.
“Ma allora la matematica è proprio una disgrazia! Non mi piace per niente, scendi subito dal mio muso, insettaccio della malora!” e cominciò a ringhiare forte.
“L’animaletto non si spaventò, scese tranquillo tranquillo e disse solo:
“Era matematico che ti arrabbiassi!”
Allora il cane gli abbaiò contro così forte che l’insetto saltò in acqua e venne trascinato via dalla corrente.
“Era matematico anche che tu ti spaventassi e cadessi in acqua, stupido insetto!” gli gridò dietro il cane.
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