Questa settimana la lettera allo scrittore è rivolta a Mark Twain, un autore a me molto caro ma che, purtroppo, conosco meno di quanto possa sembrare anche se è da lui che è nata la mia passione per le storie e per i libri in generale.

Mark Twain (immagine via Wikipedia)
Caro Mark,
avrei dovuto scriverti molto tempo fa ma, fino all’ultimo, ho cercato di tardare questo momento. Se per Oscar Wilde avevo parole da rivolgergli perché, tutto sommato, ho letto diverse sue opere, fino al punto da considerarlo il mio autore preferito, per te non saprei cosa dire.
Di una cosa sono convinta però. Quando ho espressamente chiesto libri come regali da farmi per il resto della mia esistenza avevo sotto mano l’edizione per ragazzi del tuo Tom Saywer.
Avevo appena cominciato a leggere con una certa sicurezza e quel bambino che dava medicine al gatto e induceva i suoi coetanei a dipingere staccionate è diventato il mio compagno di giochi, assieme a Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren.
Ho perso il conto di tutte le volte che ho letto e riletto il tuo romanzo, Mark. Se ci ritorno con la memoria, mi ritrovo bambina, con le ginocchia sbucciate a fare chissà quale pasticcio nel giardino di casa mia. A pensare, cosa avrebbe fatto Tom al mio posto? Come si sarebbe cavato fuori dai guai in cui si cacciava? Caverne e briganti da cui sfuggire, ne abbiamo? Facevo finta di aver Tom al mio fianco. Ero convinta che mi avrebbe sostenuta in qualsiasi mia idea balzana (e stupida) e mi avrebbe suggerito una scappatoia da qualsiasi punizione proveniente dal mondo degli adulti.
Sai che Huckleberry Finn mi stava antipatico? Quando ho scoperto che avevi scritto prima di lui e, solo in un secondo momento, di Tom mi sono un po’ risentita nei tuoi confronti. Forse è per questo che non ho voluto leggere altro di te. Non volevo rischiare di perdere un amico al quale mi ero affezionata come se fosse stata una persona vera, in carne ed ossa. Avevo paura di perderlo. Avevo fiducia in lui e nella sua lungimiranza. Che bella parola, lungimiranza. Credo di averla scoperta proprio durante l’infanzia. Mi piaceva il suono, poco male se non ne capivo il significato.
Tom era il mio amico per sempre, non avevo intenzione di farmelo portar via da Huck, il vagabondo. Ero e, lo sono ancora un pochino, gelosa di Finn. Quest’ultimo aveva qualcosa che lo rendeva pericolosamente attraente, era libero. La sua casa era il mondo e non doveva render conto di nessun legame. Insieme avrebbero vissuto avventure fantastiche e io avevo la sensazione che non avrei mai potuto andare con loro, far parte della loro ristrettissima cerchia. Forse perché ero una femmina e non assomigliavo molto nemmeno a Pippi la quale, oltretutto, è molto più simpatica e intraprendente di Becky. L’unico apprezzamento che ho avuto per quest’ultima è che è riuscita a trattenere Tom nelle pagine del tuo romanzo. A lasciarlo con me e la sua vecchia zia, inserito in un sistema sociale che avrebbe potuto mutare dall’interno grazie alla sua intelligenza e intraprendenza.
Credevo in questo quando ho letto Le avventure di Tom Saywer eppure, ora che ripenso alle immagini narrative che tu, caro Mark, hai costruito per i tuoi lettori, passati e presenti, provo una profonda tristezza.
Qualcosa è stato perduto per strada e, solo ora che sono più o meno adulta, capisco il senso delle parole di Huck quando fugge dall’adozione e spiega a Tom le sue motivazioni:
“Io non sono come tutti gli altri e non posso adattarmi. È terribile essere così costretti. Il cibo arriva troppo facilmente e… non mi interessa più in questo modo. Dovevo chiedere per andare a pescare: devo chiedere per andare in bagno… che io sia dannato se non dovevo chiedere per fare una qualsiasi cosa. Dovevo parlare tanto educatamente da infastidire anche me stesso: salivo su in soffitta per urlare un po’ di parolacce ogni giorno, per sentire un po’ di gusto in bocca, altrimenti sarei morto, Tom. […] Ascolta me, Tom, essere ricchi non è poi quella meraviglia che si direbbe. Sono solo preoccupazioni e preoccupazioni, sudore e sudore, e desiderio di essere morto in continuazione”
Solo ora, Mark, mi rendo conto che se avessi letto prima Le avventure di Huckleberry Finn forse non mi sarei fatta convincere e incantare da Tom Saywer.
Tutto questo però, non ha importanza perché con te, Mark Twain, è iniziata la mia vita di lettore.
3 Comments
Ho rivalutato Mark Twain dopo aver letto “Diario di Eva”, che ti consiglio di leggere! Penso che tra qualche settimana scriverò anche io a Mark 😀
Sì, infatti l’ho segnato nei libri da leggere! Mi era piaciuta molto la recensione che ne hai fatto, Bruna. 😊
Mi fa piacere!