Riparte settembre, riparte l’iniziativa di Bruna Athena di inviare missive agli autori più amati (o odiati) dai lettori.
Oggi è di nuovo il mio turno e ho pensato di indirizzare la mia Lettera allo scrittore ad Aron Hector Schmitz meglio noto come Italo Svevo.

Italo Svevo, immagine via Wikipedia
Caro Italo,
confesso che rivolgermi a te utilizzando il tuo pseudonimo invece che il tuo effettivo nome di battesimo mi disorienta un po’. A chi scrivo? A un uomo o alla maschera che ti ha reso autore de La coscienza di Zeno? Queste le domande che mi pongo ma, d’altra parte, chi sono io per cercar di darne risposta? La crisi dell’essere umano in tempi moderni non poteva esser narrata in modo migliore e quindi, che tu sia Aron e appaia Italo o viceversa, non ha importanza.
Sai che non riesco proprio a capire perché molti lettori ti trovino noioso? Quando ho letto il tuo romanzo ne sono rimasta affascinata. La non storia di Zeno, la tua descrizione di un individuo fondamentalmente privo di qualità che, tutto sommato, ha l’onere di analizzare la psiche di personaggi estremamente umani è magistrale.
No, non sei noioso. È che il tuo stile narrativo è talmente cerebrale da risultare freddo. Puntiglioso e analitico hai preferito scandagliare la mente umana e in essa hai probabilmente individuato le prime cause di quella scissione dell’individuo posto di fronte a un mondo che cambia, che diventa via via più veloce. Tu trovasti la via per raccontare il male di vivere e le moderne patologie e malattie mentali.
Sei uno scrittore o uno psicologo? Scusami per la domanda a bruciapelo, ma a me sembra che tu sia entrambe le cose e forse questa tua capacità di descrivere l’analisi che fai dei tuoi personaggi è il tratto che più di contraddistingue. Mi è apparso chiaro e lampante quando, poco tempo fa, ho preso in mano alcuni tuoi racconti. Di quelli ripubblicati e raccolti nei libretti de Il Sole 24 ore.
Ho adorato la storia di Argo e di come sei riuscito a spostare la narrazione e la comunicazione a un cane. Vedevo tutto, anzi no, odoravo tutto attraverso il fedele compagno dell’uomo. Mi ha poi colpito questa affermazione:
“La vita è così: prima bisogna pregare per avere le cose e poi ringhiare per conservarle”.
Mi sa che non hai avuto una vita semplice, caro Italo. Se non ricordo male i tuoi primi romanzi furono snobbati dalla critica del tempo. Forse perché il valore del tuo lavoro era troppo grande e complesso per essere notato subito ma devi aver ringhiato bene così come hai saputo seguire il senso profondo di un’altra piccola, quasi inosservata, frasetta che fai pronunciare sempre ad Argo:
“Bisogna celare il dolore e procurar di tornare gradito”
Mi sono piaciuti molto anche In Serenella e Incontro di vecchi amici. Un contratto, sinceramente, non l’ho capito. Forse perché mi pare quello che più si avvicina e riguarda la tua vita privata. Non lo so, la mia è solo una sensazione.
No, Italo caro, non sei noioso. Ho adorato la profondità di analisi della mente umana che pervade tutta la tua produzione letteraria. Chissà come sarebbe stata una conversazione con te, di certo mi avresti mostrato tutti i blocchi e le trappole mentali che abbondano nel mondo civilizzato e benestante. Solo, mi domando ancora, ne avresti individuato la cura?
Ora ti devo lasciare, tornerò a leggerti ma credo che aspetterò ancora un po’ prima di affrontare Senilità…
Con affetto,
Rita
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“La coscienza di Zeno” m’è piaciuto tanto. Ho cominciato a leggere “Una vita”, a suo tempo mi era sembrato proprio noioso. Ero ragazzina, forse non era il momento adatto. Nonostante questo, ricordo lo scrittore con piacere e sono stata entusiasta di aver visitato Trieste anche per il legame che ha avuto con lo scrittore!