In estate si mangia, si beve e si fa il bagno al mare, al fiume, in piscina, nella vasca di casa. A seconda delle preferenze. Attività accompagnate (viveri e bevande permettendo) molto spesso da un buon libro.
In generale, si prediligono letture dalla trama piacevole, leggere e, perché no, anche un po’ frivole. Io invece sono un po’ controcorrente e, cosa mi sono letta a Ferragosto? Il cappotto di Nicolaj Gogol’.
Ok, convengo con te che è una lettura che più fuori stagione non si può ma prima di abbandonarmi, lascia che ti racconti un po’ di questo libro.
Il fascino della Letteratura Russa e Il cappotto di Gogol’
La letteratura russa rappresenta un alto grado di difficoltà per qualsiasi lettore, anche quello fortissimo. È complessa, umanamente stratificata e ci si perde nel decifrare e collocare mnemonicamente i nomi di tutti i personaggi che hanno la bella idea di intrecciare fittamente le loro vicende. Tuttavia, quando entri (più o meno) nel meccanismo narrativo messo in moto da un Tolstoj o un Dostoevskij ne rimani imbrigliato e le vibrazioni emotive che ne percepisci sono capaci di sconvolgerti anche a distanza di anni dalla lettura di questo o quel romanzo.
Di Nicolaj Gogol’ avevo letto Anime morte ma devo ammettere di non averlo gradito molto. Non perché non vi fossi entrata in sintonia ma perché finisce proprio quando entri nel vivo del romanzo. Che delusione! O no? Anime Morte è IL romanzo russo per eccellenza però la sua effettiva incompiutezza mi lasciò un po’ disorientata e l’attrattiva per questo autore si acquietò.
Come sai però, basta una puntatina in libreria per rinfocolare vecchie fiamme che si credevano spente e così mi sono lasciata convincere a leggere Il cappotto. Che poi l’abbia portato con me, in piscina e nel giorno di Ferragosto, credimi, era un caso assolutamente involuto. Togliendo il tempo dedicato a un bagno rinfrescante, alla mangiata con gli amici e la mezz’ora in cui ho incontrato lo sdraio che mi ha indotta ad assopirmi, ho letto questo piccolo raccontino di Gogol’ in un’ora abbondante. E l’ho trovato bellissimo.
Il cappotto di Nicolaj Gogol’: una lettura fuori stagione?
Il cappotto, prima di tutto, è completo (questo è stato per me un aspetto rassicurante) e pur utilizzando uno stile e un linguaggio complesso, tra il formale, l’ironico e il burocratico, è piacevolissimo.
Certo, ci sono alcuni punti in cui la delineazione di un impiegatuccio senza particolari qualità e privo di aspettative si fa talmente puntigliosa da sfiorare la noia ma il lettore sa, capisce che tutta questa “pedanteria” è per il bene suo e del personaggio posto sotto osservazione. Perché una volta che il lettore sa tutto di Akàkij Akàkievič Bašmačkìn, questo il nome del protagonista, allora è anche disposto a comprenderne le peripezie.
L’impiegato ama il suo lavoro di copiatura. Solo di questo si preoccupa, di copiare documenti e il suo disinteresse ad ascendere nella scala sociale e gerarchica della città in cui si muove lo rendono oggetto di scherno per chi lo circonda. L’unica aspirazione dell’ometto così descritto da Gogol’ è di avere un cappotto in grado di proteggerlo dal gelo invernale. E lo ottiene, con grande sacrificio economico, lo ottiene. Purtroppo, il cambio di un capo di abbigliamento necessario per la sua sopravvivenza ne decreta, invece la morte.
“Noi siamo tutti usciti dal cappotto di Gogol’” – Dostoevskij
Questa affermazione basta a descrivere ciò che si percepisce, si sente, mentre si legge questo brevissimo racconto.
In poche pagine, infatti, il cappotto prende una vita sua propria che parte dalla commissione del suo confezionamento, al confezionamento vero e proprio con la scelta del taglio e del tessuto fino a quando non viene indossato, mostrato, ammirato per poi essere tolto, con la forza.
Cappotto e personaggio diventano una cosa sola, l’involucro diviene contenuto e il contenuto diviene involucro. Inoltre, pur prendendo una piega tragica, il racconto di Nicolaj Gogol’ non è privo di un certo umorismo rivelando tutta la capacità di indagine dell’animo umano che caratterizza la forza e il fascino della letteratura russa. Questo fa de Il cappotto una lettura che, tutto sommato, non è mai fuori stagione.
Che ne dici? Ti va di provare a leggerlo anche tu? Intanto che ci pensi, ti lascio qui i dati e ci vediamo al prossimo libro. 🙂
Autore: Nicolaj Gogol’
Titolo: Il cappotto
Titolo originale: Sinel
Traduzione: Clemente Rebora
Casa editrice: Feltrinelli
Collana: Universale Economica Feltrinelli / Classici
Pagine: 100
Anno di pubblicazione: febbraio 2015 (Settima edizione)
Prezzo di copertina: € 6.50
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