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Leggere le lettere di Antoine De Saint-Exupéry

12 Agosto 2016
Lettere di giovinezza all'amica ritrovata di Antoine De Saint - Exupéry

Ho perso il conto di tutte le volte che ho letto Il piccolo principe di Antoine De Saint-Exupéry. Ogni volta vi ho sempre trovato una sfumatura nuova, una morale più o meno nascosta, un insegnamento o una variante emozionale sconosciuta.

Definire lo stile di scrittura di questo autore è impossibile, è particolare, indefinibile e leggere Lettere di giovinezza all’amica inventata è stata un’esperienza strana, ma bella.

Lettere di giovinezza all’amica inventata. 100% De Saint-Exupéry

Va bene, l’affermazione 100% De Saint-Exupéry fa tanto etichetta di un capo d’abbigliamento d’alta moda. Di quelli che presentano una linea, un taglio semplicissimo, anonimo quando appeso ad una stampella e che, una volta indossati diventano, quasi per magia, spettacolari. Ci si accorge della particolarità del tessuto e le forme (quelle giuste) del modello vengono risaltate con naturale ricercatezza.

Saint-Exupéry è uno stilista delle parole. Non è semplice come può sembrare e in Lettere di giovinezza all’amica inventata si ha l’impressione di osservare il dietro le quinte, il prima del grande capolavoro universalmente noto che è Il piccolo principe.

Si tratta di rapporto epistolare dichiarato fittizio fin dal titolo ma che, missiva dopo missiva, evoca una serie di immagini che quasi fanno credere al lettore che l’amica non sia inventata.

Antoine-De Saint-Exupéry-lettere-di-giovinezza-all-amica-inventata

È un dialogo interiore visivo. I segni grafici sono disposti in modo tale che, una volta letto un periodo, compaia un’immagine. Frase, immagine. Lettera, panoramica di uno stato d’animo. Biglietto, lo scatto di uno stato emotivo. Questo è! Più che leggerle, si vedono le speranze e i sogni di un giovane scrittore che però era già pienamente cosciente della sua unicità:

“Non si deve imparare a scrivere, ma a vedere. Scrivere è una conseguenza”.

Ammetto però di essermi incagliata nella lettera parigina in cui il giovane scrittore parla di metafisica. In poco meno di cinque paginette mette a confronto gli obiettivi delle opere di Ibsen con quelle di Pirandello preferendo il primo al secondo. Mi ha colpito questo passaggio:

“[…] solo con una disciplina sempre vigile è possibile educare correttamente il proprio pensiero che è comunque ciò che abbiamo di più prezioso. Che dovremmo avere di più prezioso. Ma la gente vuole invece aumentare la propria memoria, le conoscenze e le parole ma non coltivare l’intelligenza. Cerca di ragionare correttamente, non di pensare correttamente. Confonde”.

C’è dunque una differenza tra ragione e pensiero e mentre ragionavo su quanto avevo appena letto pensavo che dovevo leggere qualcosa di Ibsen e riprendere un qualche libro di Pirandello. Del primo devo ancora scegliere, del secondo c’è Uno, nessuno e centomila che m’aspetta sul comodino.

Ad ogni modo, le Lettere di giovinezza all’amica inventata sono una bella anticipazione di un Antoine Saint-Exupéry che deve ancora rivelarsi con Volo di notte (che non ho mai letto e che recupererò quanto prima) per poi essere consacrato sul panorama letterario con Il piccolo principe.

Ti lascio con un’ultima citazione tratta dal libro di oggi:

“Mi stanco presto di me stesso, Rinette, e così non farò mai niente nella vita. Ho troppo bisogno di essere libero”.

Questo piccolo, infinitesimale, passo ha un qualcosa di profetico. 100% De Saint-Exupéry. Vero?

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