Nella maggior parte dei casi i libri si scelgono in base alla trama o alla copertina ma, se fossero avvolti in carta da pacco e accompagnati solo da un brevissimo commento di una libraia?
Grazie all’iniziativa delle librerie Feltrinelli di #librialbuio ho scoperto Tutta un’altra musica di Nick Hornby e, non ne sono rimasta delusa.
Tutta un’altra musica e #librialbuio: storia di un primo appuntamento
Ho scoperto #librialbuio a ridosso del mio compleanno, sul finire del mese di maggio.
Confesso che all’inizio ero un po’ preoccupata. E se era un libro già letto? O noioso? O banale? Oppure ha una copertina orripilante? Poi mi sono detta:
“Ma che cavolo, ho l’occasione di leggere qualcosa di cui non conosco né trama né copertina. Perché lasciarmi sfuggire questa opportunità e non lasciare che sia l’istinto e un breve commento scritto a guidarmi?”
Detto fatto, ho acquistato. E sono stata brava, ho aspettato il giorno del mio compleanno per scartarlo. Un po’ di più prima di mettermi a leggerlo.
Tutta un’altra musica: prime impressioni
A leggere il nome Nick Hornby ho tirato un sospiro di sollievo. Ecco un autore che ho sentito nominare spesso ma che non avevo ancora mai avuto occasione di incontrare.
Piacere di conoscerti, Nick. Vediamo un po’ che cosa mi racconti, ho sentito parlare molto bene di te.
Il titolo, Tutta un’altra musica ha confermato il tema subodorato nelle poche parole di presentazione scritte a mano sulla carta da pacco. Non ne sono rimasta sorpresa ma non posso negare di aver provato un’emozione strana, di quelle che ti sussurrano all’orecchio che il caso non esiste. Forse perché la rubrica #DigiTalkRadio, in collaborazione con Valentina Baldon, è nata proprio in quel momento. Coincidenze? Non so…
La copertina non mi diceva e non mi dice nulla. Insomma, non l’avrei notata in mezzo agli altri libri. Va bene, non si può avere tutto e poi non è così male.
Leggere Tutta un’altra musica di Nick Hornby
“Avevano viaggiato dall’Inghilterra a Minneapolis per visitare dei gabinetti”
Ok, come incipit direi che trovarsi nel bagno di un pub inglese non è proprio il massimo ma è così che vengono presentati Duncan e Annie, in giro per l’America e sulle tracce di una rockstar semi dimenticata, Tucker Crowe.
All’inizio mi è parso che il romanzo partisse un po’ in sordina e si concentrasse troppo sulla relazione della protagonista con un uomo insopportabilmente banale e ossessionato da un musicista sparito dal mondo dello spettacolo per vent’anni.
Ci sono pagine e pagine di pensieri malinconici e frustrati di una donna intrappolata in un rapporto di coppia a senso unico, piatto e noioso. Una convivenza di quindici anni dove le giornate si presentano tutte uguali a sé stesse, vuote, senza figli. Insomma, una tristezza infinita fino a quando non arriva un CD con alcune tracce del mitico Tucker Crowe che favorisce il punto di rottura della coppia.
Duncan e Annie sono in disaccordo sulle qualità di un’opera d’arte e esprimono il loro punto di vista con delle recensioni che vengono pubblicate online.
Ed ecco che Tutta un’altra musica si fa interessante e Nick Hornby comincia a diventarmi molto molto simpatico perché alla trama principale, la ricerca dell’amore e/o dell’altra metà della mela dopo un lungo periodo di letargo emotivo, si aggiungono riflessioni:
- sul cambiamento dei comportamenti sociali in rapporto al tempo e alle distanze grazie all’avvento di Internet. Al lettore sembra quasi di avere per le mani una definizione di tempo perduto in rapporto alle distanze recuperate che determinano l’uscita di Annie e Tucker dalle rispettive bolle in cui si sono rinchiusi e ricordare sé stessi e ciò che veramente desiderano.
- sul perché, ad un certo punto della vita, si desiderano o si ha paura di avere dei figli e di come questi due sentimenti contrapposti identifichino la maternità e la paternità.
“Ecco perché anche lei voleva dei figli. I bambini, secondo un luogo comune, erano il futuro, ma non era vero: erano il presente, il presente attivo e irriflessivo. […] Ritardavano la nostalgia dei genitori”.
- sulla rinuncia all’arte per amore o per senso di colpa e sull’impulso a rassegnarsi, ad accontentarsi di ciò che non si ha per poi dirsi felici di un’esistenza comune o rovinati dal ricordo di un passato straordinario.
Sia Annie sia Tucker sono arrivati ad una fase in cui è necessario operare un cambiamento per poter tornare a vivere e la cosa affascinante è che è proprio Duncan, il personaggio meno malleabile e più propenso a mantenere lo status quo di un’esistenza rivolta al passato, a dare la spinta finale per far in modo che ciò avvenga:
“Le persone che hanno talento non necessariamente ne riconoscono il valore, perché a loro viene tutto spontaneo e a quello che ci viene spontaneo non diamo mai valore”.
Leggere Tutta un’altra musica è stato strano (adoro le stranezze) perché, malgrado lo stile di scrittura relativamente asciutto e semplice di Nick Hornby, non ci si accorge subito di essere all’interno di un romanzo elaborato e, cosa curiosa, la finzione dell’opera letteraria in sé risulta sorprendentemente verosimile perché rende ordinario ciò che spesso e volentieri si percepisce come straordinario.
Non saprei cosa aggiungere riguardo a questo romanzo e forse è meglio così perché così avrai lo spazio sufficiente per dire la tua nei commenti o per immergerti in questa lettura.
Scritto questo, ti lascio i dati del testo e ci leggiamo al prossimo libro. 😉
Autore: Nick Hornby
Titolo: Tutta un’altra musica
Titolo Originale: Juliet, Naked
Traduzione: Silvia Piraccini
Casa Editrice: Guanda
Collana: Le Fenici
Pagine: 316
Anno di pubblicazione: Novembre 2014, terza edizione
Prezzo di copertina: € 11
Libri dello stesso autore: Un ragazzo e Come diventare buoni
Photo Credits: immagine in evidenza via negativespace.co
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