In quanto fiorentino doc non potevo farmi scappare il Curriculum del lettore di Bernardo Mannelli e le mie richieste librose non sono state disattese.
Ciò che però mi ha lasciato perplessa al punto tale da farmi quasi venir voglia di prendere il treno per Firenze e rimproverare (bonariamente, s’intende) il mio ospite perché si è definito un pessimo lettore.
Il curriculum, secondo me, lo smentisce perché quello che conta non è la quantità di libri letti ma la qualità delle letture scelte in determinati periodi della propria vita. Bernardo forse non ha tanti libri da condividere ma sono comunque dei titoli importanti, che ne rivelano gli interessi e formazione e non sono per niente pessimi.
Precisato questo, divertiti a scoprire queste “pessime” letture.
Curriculum Del Lettore di Bernardo Mannelli: pochi libri ma buoni
Mi chiamo Bernardo Mannelli, ho 39 anni e mi occupo di digital in Confindustria Firenze. Ho un blog in cui segnalo tool utili per small business.
Mi ritengo una persona curiosa e con una grande voglia d’imparare, ma non sono mai stato un grande lettore o meglio mi considero un lettore schizofrenico: ci sono stati periodi della mia vita in cui ho letto abbastanza e periodi in cui non ho toccato libro per mesi (anni?).
Nonostante la mia famiglia fosse abituata alla lettura e alla scrittura di libri, infatti molti dei miei parenti sono stati insegnanti, alcuni anche autori come mio nonno Cesare Dei che ha scritto diversi libri per ragazzi fin dagli anni ’40, durante la mia infanzia non ero un gran lettore: i libri mi annoiavano e preferivo leggere fumetti o storielle leggere. Al tempo stesso la scuola non ha certo aiutato: vivevo la lettura come un dovere e non come un piacere, il risultato è stata una consapevolezza tardiva, ancora non del tutto compiuta.
INFANZIA
Durante la mia infanzia ho amato e continuo ad amare Clotilde e gli altri e Dalla parte di Clotilde di Roberto Galve. I due libri, un misto fra fumetto collage e dispensa civile, sono incredibilmente moderni nonostante siano stati pubblicati alla fine degli anni ’70 e raccontano la storia di una bambina, Clotilde appunto, immersa nella realtà cittadina e alle prese con problemi che ancora oggi viviamo. Lo smog, l’integrazione fra culture diverse, il sessismo, il rapporto con gli adulti, tutto visto con gli occhi di questa bambina, disincantata e terribilmente concreta che ricorda Mafalda.
Un altro autore che ho letto con piacere e che ha lasciato strascichi pesanti nella mia vita è stato Asimov. Tra tutti sceglierei Io, robot, il celebre romanzo in cui vengono espresse le tre leggi della robotica.
ADOLESCENZA
Il periodo più “buio” per la mia carriera di lettore. Mettici un po’ di stupida contestazione generazionale, un po’ di insofferenza verso il mondo scolastico, il risultato è stato quello di aver letto pochi libri che mi hanno lasciato quasi niente. Ricordo Ragazzi al laccio che racconta una storia di eroina e spaccio in una Roma anni ’80, il grandissimo Cent’anni di solitudine, quello sì, veramente importante e Il Signor Malaussène di Pennac e la sua celebre professione di capro espiatorio.
UNIVERSITÀ
Durante l’università ho ricominciato a leggere con più continuità anche se da quel momento in poi ho letto molti più saggi che romanzi. Un libro che mi ha cambiato la vita è stato La caffettiera del masochista di Donald A. Norman, un trattato di progettazione e design delle interfacce se non ricordo male. Tra l’altro si spiega perché utilizziamo la tastiera qwerty, che è chiaramente scomoda e poco intuitiva: lo hanno fatto apposta per rallentare la scrittura e fare in modo che i tasti delle vecchie macchine da scrivere non s’inceppassero. Tra gli altri saggi, molti che parlavano di storia contemporanea e degli anni di piombo: da Piazza Fontana a Ustica. Certamente di quel periodo mi è rimasto impresso No Logo di Naomi Klein, con tutto il carico di anti-globalizzazione che si è portato dietro.
MATURITÀ
Forse un periodo della mia vita in cui non sono entrato ancora completamente nonostante i mie quasi 40 anni. Il mio approccio schizofrenico alla lettura negli ultimi anni è diventato ancora più visibile e importante. Mi ha conquistato il bellissimo Le correzioni di Franzen, in cui si esplicita l’ossessione che abbiamo per la quotidianità, la soglia dell’attenzione pericolosamente sbilanciata verso il contingente, il pratico. Anche nel periodo della “maturità” saggi, quelli moltissimi, tutti tecnici: Social media Roi di Vincenzo Cosenza, un pilastro. Brand Identikit di Grizzanti, Social Media Mining di Marmo. Poi Intelligenza Emotiva di Goleman e, per tornare ai romanzi, Non è un paese per vecchi di McCarthy.
Non mi è passato però l’interesse per la geopolitica, ecco perché l’unica vera lettura che “divoro” è il settimanale Internazionale, questa sì, davvero costante e avida.
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