Siamo già giunti al venerdì, giorno in cui mi dedico al commento di un libro letto e, questa volta, la scelta è ricaduta su Tonio Kröger di Thomas Mann.
Non è stata una scelta facile, sotto certi aspetti mi sono obbligata a dare a quest’autore un’altra possibilità. Un po’ perché citato con ammirazione da Francesco Mercadante nel suo Curriculum del lettore e un po’ perché mi aveva colpito la Lettera allo scrittore di Bruna Athena la quale affermò che spesso e volentieri la sua opera è stata oggetto di non poca incomprensione.
Ho così cominciato a sfogliare Tonio Kröger cercando di tenere a bada un mio personale pregiudizio e lasciando che la narrazione scorresse, morbida e allo stesso tempo ricca di tensioni, sotto i miei occhi.
Leggere Thomas Mann: piccola premessa su La morte a Venezia
Per specificare cosa intendo per pregiudizio personale, devo fare qualche passo indietro e tornare alle superiori quando il professore di fotografia ci mostrò La morte a Venezia, film diretto da Luchino Visconti negli anni ‘70. Punto focale della narrazione è il sentimento amoroso che Gustav, un vecchio compositore (che per la verità mi parve pure un po’ viscido) prova per un fanciullo di nome Tadzio.
Lo trovai interminabile, lunghissimo, noioso. Non accade niente e il finale è di una tristezza immane.
In seguito lessi il libro per comprendere perché non fossi riuscita ad apprezzare l’adattamento cinematografico e, cosa insolita, una volta conclusa la lettura, ho preferito il film al libro.
Non compresi Thomas Mann proprio perché vi è un profondo contrasto tra il suo stile, come dice Bruna, freddo e ponderato, e la materia che modella. La ferocia dei sentimenti, in primis quello amoroso, viene ingabbiata in una forma che oserei dire asettica eppure la scandalosa sensualità della trama riesce comunque a emergere, pur facendo di tutto per celarla. All’epoca, ne rimasi doppiamente delusa e abbandonai La morte a Venezia, semisepolto da altri titoli letti e da leggere. Ciò non toglie che una voce letteraria singolare e particolare come la sua non può rimanere a lungo senza ascolto così, quando ho scoperto di possedere Tonio Kröger ho pensato di armarmi di pazienza e riprovarci.
Leggere Thomas Mann: un piccolo pensiero su Tonio Kröger
Mi ha affascinato. Pur ritrovando quel modo di scrivere che tanto mi aveva annoiato ne La morte a Venezia, Tonio Kröger mi ha affascinato.
Ti avviso subito che non è un libro che si beve come se fosse un bicchiere d’acqua quando si è assetati. Diciamo che va sorseggiato, gustandone con i sensi tutte le sfumature e le emozioni che ne scaturiscono.
Partendo da un Tonio quattordicenne, innamorato dell’amico Hans, l’atletico e biondissimo Hans, ho provato pena (ma non commiserazione) per come il ragazzo già vivesse con lucida consapevolezza e non poco tormento il suo essere diverso, perché figlio di madre straniera e perché già allora si dilettava nella scrittura di versi poetici.
La sensibilità è un’arma a doppio taglio. Se da una parte mostra quello che è invisibile ai più, dall’altra funge da amplificatore delle sensazioni e delle emozioni. La ragione e il desiderio di amare gli altri per quello che sono e di esserne ricambiati allo stesso modo si fa molto più struggente.
La stessa cosa accade con il primo amore adolescenziale per Ingeborg, giovinetta solare e biondissima.
Curioso come Thomas Mann ribadisca pedissequamente i tratti somatici delle popolazioni nordiche. Aggettivi posizionati in tratti strategici della narrazione per sottolineare la distanza che c’è tra Tonio e la realtà che lo circonda e che sottolineano l’umiliazione e i tormenti interiori del protagonista trovando il loro culmine nel corso di una festa danzante.
Emozioni forti che il giovane Kröger vorrebbe imprigionare nel sonno e nel tempio della conoscenza perché gli fa troppo male viverle.
“Vorrei dormire, ma tu devi ballare…”
Tonio fuggirà e si lascerà andare alla Letteratura per poi confessare all’amica Lisaweta che tutto ciò che lo ha reso celebre come artista e intellettuale è il prodotto di un morto profondamente innamorato della vita. Più e più volte sono tornata indietro a rileggere il suo lungo monologo, ascoltato dalla garbata e attenta confidente, trovandolo toccante in certi punti, decisamente ostico in altri.
Non saprei dirti se mi è piaciuto o meno leggere questa storia di Thomas Mann.
Mi ha lasciato tanti pensieri e sensazioni da rielaborare ma forse è questo il fascino di tale autore, la capacità di lasciare qualcosa capace di catturare il lettore nel profondo pur utilizzando lo strumento imperfetto del linguaggio letterario. Se ti va di leggerlo, clicca qui e fammi sapere! 🙂
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