Ho un fratello, più giovane, che è il mio opposto. In passato ci ho litigato spesso (soprattutto quando dovevamo contenderci il sugo delle bistecche o la televisione) ma agli scontri ne siamo sempre usciti fraternamente.
Io amo scrivere, lui non più di tanto eppure, quando gli salta la scintilla se ne esce con qualche storia interessante vestendo il ruolo di cantastorie improvvisato. Ho aperto la pausa racconto di giugno con una canzone poi arricchita dalla voce e dalle note di mio padre e dai disegni di un suo amico e ora chiudo giugno con La morte di Anaia, l’ingorda, scritta dal mio fratellino.
Personalmente, mi sono solo limitata a correggere e revisionare le porzioni di testo che mi suonavano poco chiare. Per il resto, la storia che leggerai oggi e giovedì prossimo non sono farina del mio sacco anche se il sangue è lo stesso. 😉
Piccola premessa sulla casata degli El-Fabri
Il servo cantastorie Dagrim dice che dall’unione di Lord Caril Fabri e la dama Lauril vennero alla luce le esatte incarnazioni dei Sette Peccati Capitali. Probabilmente sono voci maligne, messe in giro per spaventare i pavidi e i tonti poiché, di figli non ne ebbero Sette ma Sei…
Pausa Racconto di Daniele Fortunato: La morte di Anaia, l’ingorda
“Lavora, brutto cane! O la Padrona ti farà giustiziare!” disse il Motivatore, facendo schioccare la frusta. Queste erano le parole che davano il buongiorno al povero Cici.
Le giornate si erano fatte molto calde e il raccolto ne risentiva. Come tutti, anche il Motivatore era più irrequieto del solito. Un raccolto scarso avrebbe irritato i Padroni e chi lavorava per loro sapeva che il passo dall’irritazione alla collera era brevissimo e che si sarebbe manifestato in frustrate e torture inimmaginabili, dispensate senza alcun criterio.
“Sono stufo di questa storia!” disse Cici “Ogni giorno ci becchiamo frustate e minacce, per il caldo, la siccità. Come se fosse colpa nostra”.
“Lo so, lo so. Ma cosa vuoi farci?” rispose il bracciante accanto “Dovremo berlo noi questo vino, ce lo siamo guadagnato e, invece no, tutto andrà a quella strega!”
“Zitto! Non parlare così! Se il Motivatore ci sente saranno guai!”
“E chi se ne importa! Guardala… sembra il salame ammuffito che tengo appeso nel letamaio!”

immagine via Pexels
La Nostra Signora Lady Anaia di El-Fabri che oziava, “sdravaccata” su un’amaca, all’ombra delle fronde di due Gincobiloba osservò con disprezzo uno dei contadini che veniva colpito e trascinato via di peso, per essere fustigato o giustiziato.
Ultimamente la raccolta dell’uva si era fatta più dinamica. Per questo Anaia aveva deciso di starsene fuori a godersi lo spettacolo, ma il caldo e la siccità non le davano tregua e, con la gola secca e riarsa, spesso si recava in cantina per scegliere il vino con cui dissetarsi.Non si fidava dei servi o perché li reputava incompetenti per principio o perché, odiandola, avrebbero potuto approfittare dell’incarico per aggiungere alla bevanda un qualche amabile (e mortale) ingrediente.
Non si accorse minimamente della figura, ammantata di nero, che la seguiva. L’oscura figura si piazzò di fronte a lei che non ebbe nemmeno il tempo di urlare quando, con mano tremante per l’odio e la rabbia le cinse la gola. Anaia, sgranò gli occhi, incredula.
“Mi hai riconosciuto, vero? Ora pagherai per il tuo peccato. Morirai come hai vissuto, come un maiale!” tuonò l’aggressore.
La colpì. Anaia svenne…
Vuoi sapere come va a finire? Ecco il post per continuare!
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