Ho avuto un fine settimana impegnativo conclusosi con un saggio scolastico dove bambini e ragazzi si sono esibiti interpretando i giochi di un tempo.
Non mi sono informata sulle associazioni sportive, sul come e perché è stato organizzato. Ero lì solo in veste di zia acquisita di un bellissimo mattoncino di Lego blu.
Non ho fatto foto.
Mi sono limitata a guardar i salti, le coreografie e i fanciulli di tutte le età applauditi da una platea di genitori, parenti e amici. Ho osservato un momento durato un paio d’ore e preparato per un anno intero e ora sono qui, con la voglia di raccontarlo e condividerlo.
Giochi di un tempo: coordinazione costruttiva con i Lego
Già nella premessa ti ho spiato che al saggio si esibiva il mio nipotino acquisito. Età cinque anni abbondanti.
Orgoglio di zia a parte, sono rimasta affascinata dalle insegnanti e da come siano riuscite a coordinare e far sfilare i bambini con indosso scatole dipinte di blu, rosso e verde sulle quali erano stati applicati dei piattini di plastica, per rendere le scanalature dei Lego. Da piccola ne avevo molti, ci giocavo poco. In compenso mio fratello, molto più giovane di me, ha costruito di tutto e credo che conservi ancora un modello (enorme) di una specie di astronave madre. Sarà stato il suo periodo Star Wars…
Insomma, mi ha affascinato la coordinazione. Forse non perfetta ma, stiamo parlando di bambini in età prescolare con tanta, tantissima vivacità e energia da formare, incanalare, costruire…

immagine via DesignersPics
L’esibizione si è conclusa con i fanciulli disposti in modo tale da creare un sorriso bello colorato.
L’intento di costruire qualcosa divertendosi è stato raggiunto e quando Valentina Baldon ha annunciato che avrebbe scritto un approfondimento sulla Content Curation di questo specifico gioco ho pensato fosse interessante unire l’utile al dilettevole.
Ai Lego sono seguiti vari giochi. Ventiquattro, per l’esattezza. Anche se la tentazione è forte, forse è meglio che non te li racconti tutti e quindi faccio un po’ di selezione cercando di determinare perché mi abbiano colpito così tanto e a come li ho collegati alle competenze che vedo, ogni giorno, formarsi nella realtà virtuale.

immagine via Free Stock Photos
Giochi di un tempo: corsa coi sacchi, trasformazioni, capitomboli e sostegno collettivo
La corsa coi sacchi. Non l’ho mai fatta, sono troppo impedita. Voglio essere libera di muovermi e non amo gli strumenti che rischiano di farmi sentire ancor più goffa di quello che sono in realtà.
Poi sono entrate in scena delle bambine le quali, disposte in due file, si sono accucciate chiudendosi nei loro sacchi. Sembravano dei bruchi nei loro bozzoli e quando ne sono uscite hanno eseguito delle danze e dei movimenti che mi hanno ispirato grazia e leggerezza. Le bimbe farfalle, i sacchi gli involucri che ne sottolineavano la trasformazione.
Molto simpatiche ma il momento clou e stato quando è giunta la fase dei salti e delle capriole in aria. All’improvviso c’è stato un capitombolo, nulla di grave ma la platea si è accorta della delusione della piccola per l’esercizio non riuscito ed è esplosa in un applauso fragoroso quando si è rialzata e ha proseguito.
Gli spettatori sono il sostegno che non verrà mai a mancare se dimostri di non volerti arrendere. Mi hanno ricordato un altro articolo, scritto da Ludovica De Luca, dedicato al valore e all’importanza dei gruppi social.

Domino (immagine via Pixabay)
Giochi di un tempo, il domino: l’effetto di un gioco strategico e creativo
Tra i giochi di un tempo c’era anche il domino. Sai quelle tesserine nere con i punti bianchi con le quali si potevano creare piste lunghissime e contorte da far cadere? L’effetto domino è veramente affascinante. Ore e ore di lavoro per poi farlo crollare in pochi secondi.
Le interpreti non erano bambine ma ragazze e, come preparazione tecnica, sulla via per diventare atlete complete. Hanno interpretato bene lo spirito del gioco mostrandone sia il lato creativo, sia il lato strategico.
La creatività è saper progettare nuove immagini e/o associazioni e tempo fa ho cercato di darne una definizione confrontandola con il concetto di fantasia.
Le ragazze che ho visto, oltre ad interpretare delle tessere di domino, mi sembravano le parole disposte su un foglio bianco per creare un contenuto sempre nuovo, vario e fluido e rispettoso degli spazi bianchi e neri.
Sono diventate un contenuto e se l’impalcatura che vi è dietro crolla non è affatto un fallimento ma un’acquisizione di senso.

immagine via Pixabay
Giochi di un tempo: gli scacchi e considerazioni finali
Come avrai capito, il saggio è un mix di danza, ginnastica artistica e ginnastica ritmica. Ora, non è questa la sede (né ne ho le conoscenze) per fare una distinzione fra le ultime due discipline riportate ma spero di non andare in errore se dico che i maschi si sono esibiti principalmente in esercizi appartenenti alla ginnastica artistica dimostrando forza e resistenza fisica, soprattutto nelle isometrie e negli esercizi alle parallele ed emozionando il pubblico con i loro salti acrobatici.
Una squadra poi è stata particolarmente brava a mostrare le peculiarità di questa disciplina riproducendo gli spostamenti, le logica e il confronto strategico richiesto dal gioco degli scacchi.
Le emozioni, la paura di fallire, gli scontri e le conciliazioni e tutte quelle relazioni che si instaurano e si intrecciano nel percorso di un essere umano, determinano gli adulti di domani e le competenze da applicare nella vita e nel lavoro oggi. Ci vuole determinazione, pazienza e concentrazione per superarli e farli diventare esperienza e arricchimento personale. Quante metafore è in grado di generare una partita a scacchi…
Il gran finale è stato fornito dagli insegnanti i quali hanno condiviso le foto dei risultati ottenuti dagli atleti. Non devo mettermi a piangere, ho pensato. Non è necessario che mi commuova.Niente da fare, mi è scappata la lacrimuccia ma sarebbe stato peggio se avessi perduto l’opportunità di fare da spettatrice a questo saggio dedicato ai giochi di un tempo.
Io mi sono divertita. E tu, ti sei divertito a leggere questo resoconto?
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