Incontrare Noemi Bengala di persona è stato strano perché, nel momento stesso in cui si è presentata, mi ha dato tutta l’attenzione dei suoi occhioni verde scuro. Mi sembrava che guardasse un oggetto curioso e bellissimo quando di fronte non aveva altro che me.
Ero indecisa se mi conveniva seguire l’impulso di tenerezza che mi ispirava e abbracciarla o trattenermi e trovare una scusa per allontanarmi da quello sguardo. Non so perché ma, quando mi rendo conto che non sono io ad osservare ma è qualcun altro che osserva me, sopraggiunge il pensiero di fuggire. Molto strano, di solito non sono timida.
Ha prevalso la seconda opzione, quella della fuga. Il sorriso gentile di Noemi mi aveva destabilizzato però, quando mi sono trovata da sola ad aspettare il mio compagno in una città grande come Roma, lei c’era. Mi ha tenuto compagnia attenuando le preoccupazioni che probabilmente colgono tutti quelli che si trovano in territori che non conoscono e, al momento del saluto (quello vero) si è insinuano il sottile dispiacere di non averla ringraziata adeguatamente per la sua presenza cortese e discreta.
Per rimediare ho letto Safari…
Il dovere/piacere di leggere Safari di Noemi Bengala
La presenza di Noemi Bengala sui social è strettamente connessa alla sua attività di promozione del suo libro, Safari. Non mi era insolito trovare di tanto intanto l’immagine della copertina corredata di qualche porzione di testo, per ingolosire alla lettura e mi piace come si presenta, come Una donna al contrario. Allo stesso tempo, l’autrice mi confonde per la sua personalità sfaccettata, difficile da inquadrare, impossibile da etichettare (e questo è un bene).
Solo quando l’ho incontrata di persona mi sono sbilanciata promettendo di leggere il suo romanzo e, se all’inizio ho affrontato le prime pagine per un dovere auto imposto, il mio stato d’animo è mutato non appena sono arrivata a questa frase:
“Una volta ho letto che nell’universo non esiste bene o male, esiste solo l’equilibrio e tutto accade in direzione di quell’equilibrio”.
Nulla accade per caso e Safari è diventato il libro che dovevo leggere il quel momento, di cui avevo bisogno. Mi sono sentita di nuovo in compagnia di Noemi attraverso le parole e i racconti di Lisa, la protagonista. Solo che non ero ferma ad aspettare nella stazione della capitale italiana ma mi muovevo in terre mai viste, se non attraverso i documentari in televisione, compagna di viaggio silenziosa messa a parte di pensieri ed emozioni di uno spirito libero.
La lettura di Safari è stata un’esperienza meravigliosa perché i paesaggi, gli incontri, le emozioni provate e assaporate sono fluite naturalmente dalla mente dell’autrice al testo, dal testo alla mente del lettore per poi immettersi nei percorsi del cuore. Riflette sulla natura femminile e ne riabilita anche i lati distruttivi come la collera.
“La collera, l’ira sono forze creatrici che, indirizzate nel modo giusto, possono creare la vita. La rabbia scioglie i blocchi, fa emergere i desideri più puri, rappresenta il risveglio, tira fuori la nostra creatività. È il nuovo, perciò non ha affatto valenza negativa e non va sporcato da questa concezione”.
Safari, il viaggio, è anche un modo per Lisa per prendere le distanze dal suo vissuto e dalla sua terra natia simboleggiato dal ruolo del genitore:
“Il male che ti procura un genitore è viscerale e, a volte, prenderne le distanze è l’unico modo per rimanerne vivo e continuare a sperare nel vostro rapporto”.
Non è condanna ma una presa di coscienza di quanto possa essere complicato, stratificato e ricco di contrasti un rapporto (familiare, territoriale, relazionale e tanto altro ancora) che, inscritto in convenzioni sociali e culturali tradizionali e a volte anche ottuse, spesso viene dato per scontato.
L’autrice utilizza i luoghi, i personaggi e i frammenti di donne diversissime fra loro per aiutare sé stessa e il lettore (ma forse sarebbe più corretto parlare di lettrice) a trovare la sua dimensione, il suo equilibrio.
Safari sembra quasi la rivisitazione in chiave moderna del mito di Pandora ma, se la curiosità del mito femminile, causa dei mali che affliggono l’esistenza mortale e imprigionano la speranza, la curiosità di Lisa e lo stile di scrittura di Noemi Bengala collaborano per mantenere aperto il varco creatosi dando alla speranza nel cambiamento il tempo e lo spazio necessari per attecchire.
Insomma, Safari è uno dei romanzi più belli che mi siano capitati fra le mani o, per la precisione, sull’applicazione Kindle del mio smartphone e spero che anche a te che mi segui giunga il momento, l’occasione di leggerlo.
Se l’hai letto, come ti è sembrato? Ti ha dato le stesse sensazioni che ho cercato di descrivere in questo post?
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