Scrittura creativa

Pausa racconto: le ali dei ricordi, terza parte

19 Maggio 2016
Pausa racconto: le ali dei ricordi, storia di Angelica e Alessio, terza parte

Penultimo appuntamento con la storia di Alessio e Angelica ne Le ali dei ricordi.

Se solo ora hai trovato il tempo per fare una pausa racconto, ecco cosa è successo nella prima e nella seconda parte.

Buona lettura e, alla prossima settimana con il finale. 🙂

Casa Mirelli non era certo un’abitazione comune, ma un’antica villa ricoperta di edera e circondata da un parco poco curato, punteggiato qua e là da statue in stile neoclassico. Un tempo quel giardino era stato l’orgoglio della defunta padrona di casa la quale, con l’aiuto di giardinieri accuratamente scelti, aveva adornato ogni angolo con piante e fiori esotici e profumatissimi. Malgrado l’evidente stato di abbandono, si vedeva che una volta era stato un giardino bellissimo. Ma il fascino del parco si era spento con la dipartita della signora e ora le belle piante erano quasi del tutto soffocate dalle erbacce.

Alessio si avvicinò al cancello sbarrato, si presentò al custode che sonnecchiava nel casotto adiacente e, dato che era ancora presto, motivò la sua presenza dicendo che era stato chiamato dal padrone di casa per approfondire alcune questioni lavorative.

Il custode, dopo un’occhiata sospettosa, citofonò in casa, per chiedere conferma alla servitù interna.

“Un certo Alessio Giacomelli la sta cercando!” blaterò al citofono il segretario personale del magnate, evidentemente addetto anche a tutte le comunicazioni domestiche, oltre che svogliato assistente di Angelica.

“Alessio Giacomelli? Questo nome non mi dice nulla”

“Ho il tesserino aziendale” disse Alessio quando si accorse che la conversazione tra il custode e l’interlocutore all’interno alla casa non stava volgendo a suo favore. Lo consegnò al custode che appoggiò il documento sullo schermo del citofono, così che il segretario potesse riconoscere volto e codice identificativo.

“Ah, sì! Me lo ricordo. Va bene, lo faccia entrare” disse l’uomo il quale, una volta chiusa la comunicazione, si rivolse ad Angelica, immobile e impassibile di fronte alla finestra del salotto adiacente all’ingresso principale: “È il ragazzo di stamattina. Quello che le è quasi caduto addosso in azienda. Se lo ricorda, miss?”

La ragazza distaccò leggermente il capo dalla vetrata, alzò le spalle con indifferenza e ritornò alla sua occupazione.

Il segretario non si meravigliò. Fece entrare Alessio in anticamera e lì gli chiese di attendere mentre andava ad informare il dottor Mirelli, chiuso nel suo studio.Le porte che davano alle sale adiacenti erano chiuse a chiave, ma una di esse, il ragazzo lo percepiva, dava l’accesso al salotto dove Angelica sostava, assorta.

Dal fiore appuntato nel taschino si staccò un petalo che, come mosso da un sottile filo d’aria, andò a posarsi sulla maniglia della porta giusta. Alessio la sfiorò e quella, magicamente, si socchiuse.

Un racconto al mese_Riflessioni di una farfalla

“Che magia è questa?” si domandò il ragazzo, leggermente preoccupato. Bastava un piccolo tocco e si sarebbe aperta del tutto, permettendogli il passaggio. Non riusciva a decidersi. Era lì per Angelica ma aveva fatto un pasticcio chiedendo di parlare con il padre. In fondo si era introdotto in casa con l’inganno e sarebbe stato ridicolo dire che una fata bambina l’aveva spinto a condursi fin là.

Una mano invisibile gli tolse ogni indugio e lo spinse delicatamente all’interno della stanza.

“Buonasera signorina Mirelli!” esclamò cordialmente Alessio non ottenendo, però, alcuna risposta.

“Prima mi è accaduto un fatto veramente straordinario e volevo proprio raccontarglielo!” continuò il ragazzo, per nulla scoraggiato. Angelica, questa volta, volse il capo verso il suo interlocutore e i suoi occhi si fissarono sul fiore che portava sul taschino. Alessio se ne accorse e prontamente glielo porse.

Non appena le mani della ragazza toccarono i petali del fiore, un minuscolo sorriso aleggiò sul suo volto e delle scie luminose partirono dalle sue scapole disegnando delle ali di farfalla come quelle delle fate che il giovane aveva ospitato sulle sue spalle. Dapprima impercettibili, poi più sicure, le ali cominciarono a sbattere leggiadre sollevando il corpo della ragazza che si ritrovò in piedi, sorridente, di fronte ad Alessio.

Manca il finale? Nessuna paura, ecco qui la quarta e ultima parte. 🙂

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2 Comments

  • Reply Marcello Trombetti 19 Maggio 2016 at 7:11

    Molto bello questo romanzo

    • Reply Rita Fortunato 19 Maggio 2016 at 8:22

      Non è proprio un romanzo ma grazie, Marcello. Il tuo apprezzamento mi fa ben sperare di poter essere in grado, un giorno, di scriverne uno. 🙂

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