Oggi è il mio turno di inviare una Lettera allo scrittore secondo l’idea e l’iniziativa promossa da Bruna Athena.
Seguendo, come al solito, l’onda dei ricordi mi rivolgo a Carlo Lorenzini altrimenti noto come Carlo Collodi. Sì, proprio lui, l’inventore de Le avventure di Pinocchio, una delle storie più belle della letteratura italiana e che ha incantato tutto il mondo anche grazie alle animazioni targate Walt Disney.
Ecco il breve pensiero a lui rivolto.
Caro Carlo,
sappi che ho letto Le avventure di Pinocchio tutto d’un fiato ma solo in età relativamente matura.
Per la verità, a me il burattino di Mastro Geppetto mi stava in po’ antipatico perché la sua versione animata è stata la colonna sonora della mia infanzia e… la mia punizione.
Non ero proprio una bambina tranquilla e di bugie me ne sono scappate parecchie. Per questo mio padre o, come diresti tu secondo il linguaggio fiorentino (che peraltro adoro) il mi babbo mi “obbligava” a vedere il film, versione tutto sommato parecchio edulcorata, dedicato alle peripezie del burattino da te ideato.
“Ecco, vedi cosa succede a dir le bugie? Ti cresce il naso come a Pinocchio. Guarda e stai all’occhio”
mi ripeteva mio padre quando metteva su la cassetta Disney.
E sì che di fiabe da vedere ne avevamo una bella collezione ma, no, Pinocchio mi dovevo sorbire e forse è anche per questo che preferivo, per controbilanciare o per ribellione, guardare Alice nel paese delle meraviglie.
Il naso a me è cresciuto. Anche se di bugie non ne dico più (se non contiamo le mezze verità o quelle dette a fin di bene). Ho il sospetto che il nasone però non sia dovuto alle mie marachelle e omissioni di bambina. Insomma, qualcosa da mio padre avrò pur ereditato e ti assicuro che non è uno che dice bugie.
Ti sembra che stia divagando? E invece no, caro Collodi (o forse sì?).
Sappi però che non ti sto scrivendo per confutare la tua teoria sulle conseguenze fisiche del dire bugie ma per dirti che leggere Le avventure di Pinocchio è mille volte meglio del guardarne il cartone fino alla nausea (anche se i disegni e le espressioni di Figaro rimangono comunque esilaranti).
La tua opera è più bella, più dettagliata e, cosa curiosa, è un piacere leggere l’italiano del tuo tempo e di quanto possa risultare scorrevole ed elegante e pur con la comparsa di termini desueti o potenzialmente ampollosi mantiene comunque un aspetto colloquiale.
Rispetto al cartone ci sono molte più cose su cui riflettere e da cui trarre giovamento e, inoltre, è molto divertente, fantasioso e creativo oltre che acuto e molto intelligente.
Le avventure di Pinocchio è un romanzo attualissimo e rimane edificante, non solo per i bambini ma anche per gli adulti.
Per questo ti ringrazio per averlo scritto e spero tanto che tanti altri trovino la stessa meraviglia e lo stesso gusto che ho provato io quando mi sono addentrata in questa favola.
Leggerlo mi ha fatto far pace con una storia che da piccola mi metteva paura ma mi ha dato anche gli strumenti per distinguere il male dal bene, che ogni sogno costa fatica, di non dare mai per scontato l’affetto dei propri cari, di rider e trovar il lato ironico delle cose che non funzionano e di saper fallire e fare la cosa giusta.
Insomma, quella testa di legno di Pinocchio ha più buonsenso di quanto non ne abbia all’inizio ma questo non è qualcosa che si possiede in natura ma che si costruisce nel tempo e nel percorso che ognuno intraprende e da chi si preoccupa di fissare le basi per un orientamento educativo sano ed equilibrato.
Grazie di tutto,
un’allieva che cerca di dar ascolto al grillo parlante. 😉
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