Ogni giorno c’è la giornata mondiale di qualcosa, del gatto, del cane, dell’amicizia, di mamma, papà, cugini e nonni e nipoti, della terra e chi più ne ha, più ne metta.
Tra le varie ricorrenze, quella che mi interessava di più e che si è “conclusa” sabato 23 aprile era la giornata dedicata al libro che mi ha fatto tornare in mente una domanda che mi è stata posta mentre leggevo In un milione di piccoli pezzi di James Frey:
“Com’è che scegli i libri?”
Bella domanda, mi sa che ci scrivo un post ed eccolo qui. Vieni a scoprire con quale criterio scelgo le letture di cui ti parlo su questo blog?
Scelgo libri e letture non adatte alla mia età o alla mia cultura
I libri sono un po’ come l’albero della conoscenza per Adamo ed Eva.
Hanno un qualcosa di proibito che mi ha attratto fin da ragazzina quando, di nascosto, trafugavo i giornaletti di mio padre perdendomi nelle storie di Dago, il rinnegato o di Alan Ford e il gruppo TNT e leggendo tutti quei testi che mi erano severamente vietati, perché contenenti temi scabrosi, come Spencerville e L’uomo che sussurrava ai cavalli o visioni potenzialmente traumatizzanti come una raccolta di racconti di Stephen King (infatti, non ho dormito per giorni dalla fifa).
A queste letture non adatte all’età che avevo, divoravo i romanzi classici scelti appositamente per me e che avevano l’obiettivo di fornire un insegnamento morale e sociale adeguato alla mia fanciullezza.
Nella maggioranza dei casi, mi andava anche bene. Sono sempre stata una lettrice onnivora ma in altri un po’ meno. Non dimenticherò mai quando ho chiesto un libro che mi parlasse dettagliatamente della persecuzione delle streghe e mi ritrovai con una raccolta di fiabe per bambini. Bello, non c’è che dire ma avevo 13 anni e quel libro, regalatomi con tutte le buone intenzioni di questo mondo, non aveva nulla che stimolasse la mia curiosità.
Non ho mai scelto i libri o i fumetti che volevo leggere, sono loro che sono arrivati a me per vie strane e, i primi tempi, sembrava dicessero:
“Non leggermi, non sono ancora adatto a te. Non puoi capirmi”.
Un po’ come dire a uno che soffre di vertigini di non guardare giù se si trova a una certa altezza da terra.
Erano (e sono) quelli i libri che attraevano la mia attenzione ed entravano a far parte dei testi che ho amato di più in assoluto. Tra questi, i primi che mi vengono in mente e che dovevano essere regalati ad altri (ma che mi sono tenuta io) sono stati Memorie di una geisha di Arthur Golden, L’importanza di capire di Lin Yutang e Cigni selvatici di Jung Chang. Me li ricordo ancora, in libreria, adagiati di faccia sugli scaffali con le loro copertine che, all’epoca mi sembravano bellissime perché strane, appartenenti a un mondo e a una cultura che non era la mia.
Per la verità, la scelta dei libri arrivava all’acquisto diretto in base anche all’espressione dubbiosa di genitori e commesse che occhieggiavano, con non molta discrezione, verso la narrativa per ragazzi o le novità che, peraltro, ho sempre snobbato. Tanto li potevo prendere in prestito in biblioteca o li leggevo a tempo perso quando lavoravo in libreria.
Scelgo i libri che conversano, insegnano e “umanizzano”
Molti libri mi attraggono per come se ne parla e spesso sembrano dare delle risposte a domande che mi pongo in un determinato momento.
Sono quei testi che inserirei nella sezione formazione professionale e personale, di libri sulla scrittura ne ho raccolti molti, molti ne ho letti e tanti altri ne ho ancora da leggere. A questi si aggiungono quelli dedicati al mondo del web e dei social, li scelgo perché possono rivelarsi un ottimo argomento di conversazione o perché sembrano in grado di favorire il contatto umano.
I libri li scelgo perché:
- favoriscono la conversazione e fissano un’umanità della quale fa parte anche il lettore che è varia e mutevole,
- aiutano molto anche nel leggere le persone, con i loro pregi e le loro debolezze,
- soddisfano quello che Jonathan Gottschall chiama L’istinto di narrare e
- mettono in guardia sui rischi dell’umanità transitoria e in divenire narrati da Jonathan Crary in 24/7.
Insomma, non sono io che scelgo i libri, sono loro che sembrano comparire nel momento e nel luogo giusti e leggerli non è mai sbagliato.
E tu? Com’è che scegli i libri?
Photo Credits: immagine in evidenza via negativespace.co
10 Comments
Sai che non ci avevo mai pensato? Un tempo li sceglievo molto per la copertina, però il detto “mai giudicare un libro dalla copertina” mi calza a pennello perché spesso ho comprato libri che non mi piacevano per niente all’interno. Un periodo, invece, li sceglievo per sentito dire sull’autore o su film che avevo visto e mi erao piaciuti moltissimo. Ultimamente li scelgo per varie cose, li guardo, li tengo in mano e li annuso, se mi attirano li prendo, diciamo che li adotto come si fa con un cane in un canile… E li tratto allo stesso modo, se potessi gli insegnarei a darmi la zampa!
Ricette da coinquiline, questa cosa dell’educazione cinofila applicata ai libri è decisamente interessante (e molto divertente): 😀
Ahahah, grazie 🙂 io adoro toccare, annusare e guardare, quindi un libro deve avere anche un buon odore quando me lo porto a casa!
Ma allora non sono sola! Anch’io annuso i libri. 😀 😀 😀
Allora anche tu sei curiosa di annusare il profumo a libri?
Molto, è un’abitudine che ho fin da piccola ed è diventata un’abitudine involontaria. A un corso universitario ho annusato un vecchio libro passato dal professore che faceva lezione sulla Storia del libro e della stampa. Sapeva di muffa e, anche se ho cercato di essere discreta, il docente m’ha beccata in pieno ma non l’ha interpretato come un gesto stravagante. A quanto pare anche l’olfatto ha una componente importante quando si studia un libro in ogni suo aspetto. 🙂
Oh, ottimo a sapersi! Non pensavo potesse esserlo 😀
In parte scelgo libri che sento nominare, o leggo classifiche personali su social.come Anobii o Goodreads. Se conosco qualche persona che mi affascina le chiedo subito che libri legge e corro a prenderli. In generale, quindi, prendo spunto da persone – reali o virtuali- che mi stuzzicano in qualche modo.
In libreria finisco sempre per scegliere un classico o un romanzo non ancora letto di autori che conosco già.
Interessante l’idea di scegliere libri che non avrebbero me come target…ci proverò!
Molto metodica e organizzata, Delia.
Ecco, io, pur essendo iscritta a Goodreads, non l’ho mai sfruttato come fonte di titoli o libri da leggere. Prima o poi approfondisco. 🙂
Li scelgo per titoli, per gli autori, le case editrici, per la quarta di copertina. Quasi mai li scelgo in base alle classifiche, qualche volta in base alle recensioni di lettori che mi sembrano abbiano tutto sommato il mio gusto. Non è un metodo infallibile, ma è giusto così: nn si può pretendere di azzeccare sempre. Con i classici ho molto sbagliato: ci sono libri che non puoi leggere troppo da giovane, non li cogli appieno!