libri Recensioni

Leggere Giovanni Verga: una realtà noiosamente vera

15 Aprile 2016
Leggere Giovanni Verga: una realtà noiosamente vera

Concludo la settimana con la lettura, breve ma densa e complessa, de Pane nero e altre novelle rusticane di Giovanni Verga e, visto che ci sono, lascio anche una piccola riflessione sul romanzo simbolo del Verismo, I Malavoglia.

Leggere Giovanni Verga: piccola premessa su I Malavoglia

A indurmi a leggere I Malavoglia, tempo fa, sono stati i commenti non proprio positivi di amici e compagni di sventure studentesche.

Molte volte, infatti, mi sono sentita dire che la scrittura e le scelte narrative di Giovanni Verga sono pesanti, di difficile comprensione per l’abbondante uso di inflessioni dialettali o perché parla di una realtà che ormai sembra far parte del passato e nella quale il lettore non riesce a identificarsi.

Dato che poi la narrativa verghiana, facendo un paragone forse un po’ azzardato, non ha ricevuto un grande riscontro tra i suoi contemporanei come è avvenuto con Manzoni il quale, con I Promessi Sposi, ha assunto il titolo di padre del romanzo risorgimentale, lessi I Malavoglia un po’ per capriccio e un po’ per dispetto.

Quello che forse è difficile mandar giù quando ci si avvicina alle pagine lasciate da questo autore meraviglioso è che narra una verità sociale senza introdurre alcun elemento capace di cambiar le sorti dei suoi personaggi. Semmai le loro vicende volgono al peggio, a un realismo nudo e crudo. Insomma, con questo autore ci si può scordare bellamente il lieto fine o il colpo di scena capace di dare una svolta al ritmo narrativo.

Per questo, forse, ispira noia. Eppure a me è piaciuto molto leggere questo romanzo e le stesse immagini che mi ero costruita seguendo la storia della famiglia Toscano mi sono apparse anche con Pane nero e altre novelle rusticane.

Giovanni Verga: Pane nero e altre novelle rusticane

Leggere Giovanni Verga: Pane nero e altre novelle rusticane, immagini d’altri tempi

La bellezza, sia nel romanzo sia nelle novelle di Verga, è tutta nelle immagini.

Le descrizioni sono così dettagliate che quasi si sente l’afa delle giornate estive, i campi duramente lavorati e, attraverso gli oggetti e gli ambienti, sembra di rivivere anche gli stati d’animo di una classe sociale in continua lotta non per la vita ma per la sopravvivenza.

Non c’è speranza in un cambiamento o in un riscatto sociale.

Le cose rimangono tali e quali e anche le relazioni che noi oggi diamo per scontate mutano dall’innamoramento, dolce e delicato, al matrimonio vissuto come una gabbia d’infelicità non perché l’amore se ne è andato ma perché è stato corroso dagli stenti, dalle fatiche, dalla mancanza di sicurezza economica e dalla paura di non riuscire a mettere, semplicemente, un piatto in tavola.

“Le galline quando non hanno nulla da beccare nella stia, si beccano tra di loro”.

Leggere Giovanni Verga è come ricordare che ci sono cose, soprattutto nella realtà italiana, che non cambiano e dove i ricchi rimangono ricchi e i poveri rimangono poveri ma anzi, scendono ancora più in basso nella scala sociale perdendone anche in dignità e rassegnandosi a una Giustizia che non è affatto uguale per tutti:

“- Che Giustizia! – strillava compare Vito tornando a casa con la cavezza in mano – La Giustizia è fatta per quelli che hanno da spendere – “

Una verità noiosamente vera, anche se appartenente a un passato che non è poi così lontano.

You Might Also Like

3 Comments

  • Reply Bruna Athena 18 Aprile 2016 at 7:57

    Uh mammina, ammetto di avere un rapporto pessimo con Verga. Una delle poche cose siciliane che proprio non mi va giù!

  • Leave a Reply

    error: Content is protected !!
    %d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: