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A Roma per l’evento #websucarta: che cosa è successo

11 Aprile 2016
A Roma per l'evento #websucarta: che cosa è successo

Sono reduce da un lunghissimo viaggio che dal Friuli mi ha portata al centro della penisola, Roma, a un evento ospitato dalla DoLab School, scuola di formazione sulle nuove discipline in ambito digitale per la presentazione del libro di Matteo Pogliani, Influencer Marketing: valorizza le relazioni e dai voce al tuo brand e seguito online sotto l’hashtag #websucarta.

Ad arricchire la presentazione, le riflessioni di professionisti del settore come Francesco Ambrosino, Federico Simonetti, Ludovica De Luca, Roberto Gerosa e Valentina Sala.

Le cose da raccontarti sono tantissime ma cercherò di essere diligente e ordinata in questo post che è un po’ riassunto, un po’ racconto e un po’ viaggio turistico.

Cominciamo?

Content Marketing, Strategia SEO e Blogging: che cosa è stato detto

Ad aprire le danze è stato, naturalmente, Francesco Ambrosino il quale ha sfruttato i suoi 15 minuti di parola per mostrare come strutturare una strategia di Content Marketing partendo da 6 passaggi fondamentali:

  • Chi (analisi del brand, del suo mercato di riferimento, della concorrenza e dei dati che già si possiedono individuando punti deboli e punti di forza),
  • Cosa usare per ospitare i dati raccolti o i contenuti elaborati (blog, video, ebook, white paper, risorse utili, podcast, webinar, magazine, infografiche e non solo)
  • Come ovvero chiedersi qual è il linguaggio, il tone of voice, lo stile e il taglio adatti per comunicare il brand secondo le possibilità offerte dallo strumento scelto,
  • Dove diffondere e promuovere il materiale raccolto e rielaborato (newsletter, Email, blog, social network, forum e community di settore)
  • Quando riconoscere il momento giusto per presentare i contenuti e quindi studiare il target di riferimento, il traffico sul sito, il tasso di apertura delle email, gli insight di Facebook, eccetera)
  • Perché è importante fare tutto questo e fissare gli obiettivi che si vogliono raggiungere (posizionamento, conversione, vendita)

Questi sono i punti di riferimento di un percorso ideale del Content Marketing che, a sua volta, ha senso solo nel momento in cui riesce a convincere un estraneo a diventare cliente e promotore indiretto dell’azienda stessa. Un percorso che si evolve in continuazione.

Dato che gli avanzava qualche minuto, Francesco Ambrosino è anche passato a illustrare alcuni esempi di strategie vincenti come 6sicuro, Content Marketing Italia, Internet Business Cafè e Marco Montemagno.

Per un attimo ho temuto di farmi venire un crampo alla mano per tutti gli appunti che avevo preso solo nel primo intervento e meno male che era il mio mentore a parlare e già conoscevo il suo modus operandi. 😛

Federico Simonetti è stato ulteriormente sintetico nell’illustrare la strategia SEO e a catalizzare l’attenzione del suo uditorio esordendo con un’importante verità:

“Il web gioca sul mercato dell’attenzione”

Ricordandoci, dati alla mano, che la nostra soglia d’attenzione supera di poco quella di un pesciolino rosso… -.-

Ma sono stata attenta e ho capito che SEO e content non sono due universi a sé stanti ma devono muoversi in sintonia per riconoscere quello che un utente vuole (informazione, indicazione o spiegazione) e quale sia la forma migliore per rispondere a qualsiasi tipo di bisogno (Guest Post, How to, recensione, Landing Page, Case History).

Quando, finalmente, stavo cominciando a capirci qualcosa, l’intervento di Simonetti però era già concluso. (Ma no!)

Mi sono “consolata” ascoltando Ludovica De Luca la quale ha spiegato come si gestisce efficacemente un blog dando una panoramica ampia e completa di che cosa vuol dire aprire un blog e gestirlo sia a livello personale sia professionale perché:

“Il blog fa parte di un ecosistema. Non è uno strumento a sé stante e diventa efficace nel momento stesso in cui viene inserito in una strategia di web marketing”.

È stato piacevolissimo seguire Ludovica ma ammetto di non aver preso tantissimi appunti al riguardo.

Più che altro ho elencato una serie di termini e frasi per ricordarmi di andare a rileggere i suoi post blog, cosa che ti consiglio vivamente di fare se, come me, ti stai formando e hai intenzione di far parte di questo ecosistema variegato e complesso che lei padroneggia perfettamente.

La De Luca ha poi stretto le fila del discorso spiegando che cos’è un blogger comunicatore, ricordando che un’ottima strategia di blogging è quella capace di conciliare gli opposti e scegliendo come Case History i blog de Il Cucchiaio d’argento, Multicash e Nel Salento.

Una cattedra universitaria per Ludovica, subito!

 

Social Media e l’analisi KPI secondo Roberto Gerosa e Valentina Sala

“Noi digital worker siamo visti un po’ come dei bambini che passano il tempo a giocare”.

Così ha esordito, con ironia, Roberto Gerosa quando ha parlato di Social Media e PMI consigliando alcuni strumenti e norme di galateo in grado di neutralizzare i nefasti risultati delle strategie affidate al “cuggino” di turno.

Molto spesso, infatti, chi mette a punto una strategia social si occupa non solo di promuovere l’azienda con la quale ha avviato una collaborazione ma anche e soprattutto di seguirla nella delicatissima fase dell’acquisizione di clienti. E questo non è un gioco ma richiede competenze specifiche e la conoscenza degli strumenti adatti per svolgere un lavoro professionale, molto lontano da quello che si crede che sia, un hobby.

Con ironia e leggerezza, il fondatore di Social Daily ha raccontato le gioie e il dolori di chi lavora sul web, ha spiegato qualche strumento per velocizzarsi (Canva, Pablo, Landscape, buttonoptimizer) e lasciato qualche consiglio pratico su come avviare una comunicazione online senza dimenticare l’importanza di coltivare e preservare i rapporti umani perché sono quelli che definiscono la professionalità di un social media manager.

Quindi, secondo Roberto, le opportunità lavorative nel mondo dei social ci sono ma la comunicazione non è e non deve mai essere unilaterale. Un aspetto che non deve mai passare in secondo piano, anche quando si ha uno splendido gatto come assistente. (A proposito, il micio si chiama Micro. L’ho scoperto grazie a Silvia Comerio).

Con Valentina Sala sono state stravolte tutte le certezze e le competenze che credevo di aver acquisito dopo un anno di blogging. Concordo pienamente con Francesco Ambrosino quando dice che questa professionista dell’ e-commerce dovrebbe aprire a sua volta un blog dove condividere la sua esperienza e le sue conoscenze.

Il suo intervento ruotava intorno all’analisi KPI che, a detta sua, è:

“a metà tra il buco nero, dove la maggioranza delle persone fa le cose a caso e Matrix, dove vige una continua e ossessiva analisi di dati e statistiche”.

Valentina ama i numeri (sigh e sob) e li usa con creatività (mitica!) e cognizione di causa perché:

“Chi non misura, non migliora”.

Devo ammettere che mentre l’ascoltavo oscillavo tra il “devo assolutamente mettermi all’opera e definire i miei obiettivi e darmi delle regole” e il “ma cosa ci sto a fare qui, tra persone che sanno quello che fanno mentre io vado a naso?” e l’ho confessato apertamente anche alla relatrice stessa, una volta concluso l’evento.

Tuttavia, se ho affrontato 7 ore di treno è proprio per questo, capire cosa fare. Le parole di Valentina erano quelle che mi servivano per pormi le domande giuste e formulare delle risposte che fossero quanto più plausibili possibili.

Insomma, ha instillato in me dei dubbi sani e che ho intenzione di risolvere se voglio fare il passaggio da blogger per passione a blogger comunicatore, anche per aziende. Caspita, potevo chiederle il suo #CurriculumDelLettore

Matteo Pogliani, la star dell’evento #websucarta

Per ultimo, ma non per importanza, Matteo Pogliani ha presentato il tema su cui ruota il suo libro Influencer Marketing: valorizza le relazioni e dai voce al brand pubblicato da Dario Flaccovio e con prefazione del sempre mai troppo stimato Riccardo Scandellari.

Alla domanda Chi sono gli influencer? Matteo ha dato una risposta lunga ma che non può essere assolutamente male interpretata. Ti riporto gli appunti, se ho avuto qualche svista, segnamela pure nei commenti e provvederò a correggere:

“Gli influencer sono quelle persone che, grazie a competenze, autorevolezza e credibilità hanno assunto una posizione preminente in un determinato settore.

Sono coloro che sono in grado di far accadere le cose perché sono anche bravi a creare relazioni svestendo il messaggio che intendono veicolare dalle sovrastrutture commerciali rendendolo, di conseguenza, più autentico.

Per far ciò, l’influencer fa leva sulla sua reputazione alla quale è molto attento.

I più credibili sono molto selettivi nelle loro collaborazioni e tutti (nel nostro piccolo) siamo influencer perché i primi ad essere tali sono le persone che ci amano.

Detto ciò, ci sono 5 livelli di influencer:

  • i consumatori che hanno un ottimo utilizzo dei social ma la cui competenza e autorevolezza è pari a quella dei clienti di riferimento e a cui il brand si rivolge,
  • gli esperti sono un gradino un po’ più su dei consumatori. Hanno una conoscenza abbastanza verticale su un tema e riescono ad arricchire il messaggio di una competenza specifica. Un esempio? I blogger.
  • i guru, sono quegli esperti che hanno saputo diventare vere e proprie celebrità nel proprio campo ponendosi come veri e propri punti di riferimento,
  • i vip sono coloro che hanno una vastissima audience ma non le competenze necessarie per influenzare. Con loro subentra un meccanismo di emulazione che si riscontra soprattutto nel settore della moda.

Le relazioni che l’influencer è capace di mediare sono un qualcosa che è stato coltivato nel tempo, non che si può comprare con un tot la chilo.
Il fattore umano non va sottovalutato perché è da esso che si ricava utilità e sinergia, le tecnologie e i tool dedicati sono strumenti. Il tool più importante, quindi, resta l’uomo, il cervello”.

Capito che cos’è un influencer?

Ad un certo punto della presentazione c’è stato un momento molto curioso che non posso non portarlo ad esempio di quanto detto da Matteo Pogliani. Quest’ultimo, infatti, ha chiesto se in sala era presente Simone Bennati per sapere se era o meno d’accordo di quanto stava illustrando.Tutti si sono girati e guardati attorno per vedere se c’era, curiosi del suo parere.

Peccato che non ci fosse, molto probabilmente avrebbe influenzato l’andamento della conversazione e delle relazioni che Pogliani è stato in grado di far accadere.

I relatori di #websucarta al DoLab School di Roma

#websucarta: la cena e l’apparizione di Simone Bennati

Allora, Simone Bennati ha da poco compiuto 33 anni (ovviamente portati splendidamente) va in giro con magliette con la scritta “bestemmiare aiuta”, le sue proverbiali incazzature con il servizio ATAC e sulle cose che non vanno nel mondo virtuale e reale fanno ridere e consolano i web workers di tutta Italia alle prese con clienti e “cuggini” e ha una foto profilo dove si vede un pizzetto e un collo che si credeva non avesse.

A leggere i commenti, il selvatico blogger di Bennaker.com se ne va in giro tutto incassato e incazzato. E chissà perché, l’immagine scritta che dà di sé è stata sufficiente per permettermi di individuarlo quando, in posa plastica alla Fonzie, attendeva l’arrivo di Francesco Ambrosino e di una ventina di persone da portare a cena in un ristorante di specialità napoletane.

Lì per lì ho pensato di andarmi a presentare ma l’espressione che sembrava dicesse “che guardi?” mi ha fatto desistere. Ho preferito attendere conferma sulla sua identità da parte del mio mentore.

“Francesco, credo che il tipo che si sta avvicinando sia Simone Bennati. Ma non sono sicura…”

“Quello è Simone Bennati!!!”

ha gridato Ambrosino mandando in vacca ogni mio tentativo di discreto e sottolineo discreto riconoscimento facciale lanciandosi (non sto scherzando) ad abbracciarlo e salutarlo.

Una volta fatti tutti i convenevoli e le presentazioni, Simone, che alla fine si è rivelata una persona molto gentile e di compagnia, ci ha portati tutti nel locale scelto e a cena si è parlato del più e del meno ma anche di lavoro.

Sì, lo so, Ambrosino aveva tassativamente vietato discorsi seriosi però io volevo il biglietto da visita di Bennati che, guarda caso, non ce l’ha:

“Veramente non ho neanche un portfolio, anche se sono un grafico web designer da più di 10 anni”

mi ha spiegato, serafico.

E così è nato un abbozzo di conversazione che, se dovessi scriverci un post intitolerei (più o meno) La grammatica delle immagini e, dato che questo pezzo si sta rivelando più lungo del previsto, cercherò di andare dritta al senso, al succo del discorso.

Tutto parte dal fatto che molte persone vedono il grafico come lo strumento per mettere in pratica le velleità artistiche o il gusto soggettivo, a volte anche discutibile, del committente.

Che sia un esperto nella comunicazione visiva che conosce il significato e il messaggio che può veicolare un determinato colore o un font non passa neanche nell’anticamera del cervello a chi vuole “solo” un volantino o il template di un sito. E, secondo Simone è pure inutile mettersi a spiegarlo per il semplice motivo che… non si sputa nel piatto in cui si mangia.

Quindi al malcapitato grafico non resta altro che obbedire come un automa e disinnamorarsi completamente di un lavoro che sarebbe splendido se fosse guidato da collaborazione e rispetto dei ruoli e dei compiti ma che invece deve essere assoggettato a un gusto soggettivo e completamente privo delle regole, della grammatica delle immagini.

Questo avviene perché non è facile definire il linguaggio grafico mentre, quando si passa alla scrittura e quindi all’italiano le regole sono quelle e vanno rispettate. Anche l’ignorante lo sa e non osa contestare le scelte di chi crea contenuti e lavora con le parole in modo professionale.

Tuttavia, la paura di non mostrare il velo d’ignoranza che ricopre i non addetti ai lavori (dicesi paura delle figure di merda) non è che sia un deterrente. Simone lo spiega molto bene e senza mezzi termini (com’è nel suo stile) ne I 5 buoni motivi per non fare il grafico o web designer. Motivi che comunque ben si adattano a ogni mestiere legato al web e ai social.

#websucarta: gli amici virtuali fattisi reali

Ora mi tocca concludere veramente quest’esperienza intensa e gratificante che mi ha portata a Roma dopo 7 ore su un treno sia all’andata sia al ritorno e che rifarei volentieri.

Oltre ai relatori e alla degustazione di specialità napoletane (pizza!!!) non posso far a meno di ricordare con gioia l’incontro con:

  • Lisa Bortolotti, “amicizzata” da pochissimo su Facebook e della quale ho appena scoperto il suo blog personale Cappuccetto Bianco dove parla di strategie economiche per le PMI e reti territoriali.
  • Flavius Florin Harabor di InsideDevCode, programmatore di Venezia che ho incontrato per la prima volta a Roma e che su Facebook ha lasciato una nota simpaticissima dove narra i suoi spostamenti lungo lo stivale.
  • Silvia Comerio di Oidart la quale ha un compagno con una stretta di mano micidiale e un sorriso e una grazia nel rivolgersi alle persone che incantevoli è dir poco. È lei che mi ha fornito il nome dell’assistente felino di Roberto Gerosa, suo mentore e ora che ci penso, mi sono dimenticata di chiederle che profumo usa perché è buonissimo!
  • Giovanni Amato e Maria Luisa Sanfilippo, coppia catanese che ha affrontato il viaggio in macchina arrivando freschi come rose (qual è il loro segreto, non lo so. Nel dubbio li ho abbracciati per accertarmi che fossero veri).
  • Noemi Bengala, dolcissima e bellissima. Grazie per avermi fatto compagnia mentre aspettavo il mio fidanzato, lasciato a spasso per Roma nel corso dell’evento. Leggere il tuo libro, Safari, è ora diventata una promessa che voglio mantenere quanto prima.
  • Francesca Sollo, Cora del mio cuore! Mi dispiace se non sono bassa tanto quanto mi avevi immaginata però, anche tu, dovevi proprio metterli i tacchi? Se ti capita di salire al Nord, avvisami che abbiamo un bel po’ di chiacchiere da farci e, mi raccomando, porta con te il calore e l’affetto che proviene dal tuo sorriso. Nell’attesa c’è telegram, messenger, email, posta normale, piccioni viaggiatori. 😀
  • Fabio Piccigallo, peccato che non avevi con te il tuo biglietto da visita. Ripiegherò studiandomi On Marketing  (aiuto, c’è tantissimo materiale da leggere. Ce la posso “farcela”!)

Oh caspita, ma quanto ho scritto? Forse è meglio che non mi addentri a descriverti la passeggiata romana del giorno successivo all’evento. Ti lascio una piccola galleria fotografica e ti ringrazio per essere arrivato fino alla fine di questo post!

Un abbraccione e al prossimo post (più breve, promesso 😛 )

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2 Comments

  • Reply Sara Daniele 11 Aprile 2016 at 16:13

    Bellissimo post. Una descrizione perfetta e dettagliata. Peccato non esserci incrociate, di sicuro ci saluteremo alla prossima 🙂

    • Reply Rita Fortunato 11 Aprile 2016 at 18:23

      Grazie, Sara Daniele!
      Di sicuro ci saranno altre opportunità da cogliere e ci incontreremo. 😊

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