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Storia di chi fugge e di chi resta di Elena Ferrante: leggere il terzo libro de L’amica geniale

29 Febbraio 2016
Elena Ferrante: Storia di chi fugge e di chi resta, volume terzo

Il cambiamento può essere qualcosa che si rincorre, qualcosa che si subisce e entrambe le cose. In ogni caso, è una concatenazione di eventi e di relazioni sintetizzata, con la solita forza attrattiva, dal titolo del terzo libro di Elena Ferrante, Storia di chi fugge e di chi resta.

Storia di chi fugge e di chi resta di Elena Ferrante: Elena e Lila, simboli di un’Italia in crisi

Il lettore torna alla storia delle due amiche e a un contesto storico e sociale carico di tensioni per l’Italia di quegli anni. I giovani di allora combattevano contro le istituzioni pubbliche sognando, desiderando, invocando a gran voce la rivoluzione e l’avvento di una società più giusta e uguale per tutti. Tuttavia e come si evince dai libri di storia e dai ricordi di cose non dette su quella che è stata una generazione allo sbando, ci si avvia verso un’amara realtà. Nulla é cambiato, tanto rumore per nulla.

La nuova rottura tra Elena e Lila quindi, si salda alla crisi di un’Italia che ha perduto la sua identità. Un’identità cercata e quasi raggiunta dalle protagoniste in Storia del nuovo cognome.

La voce narrante di Elena Greco si fa meno incerta e, malgrado la sua quotidianità venga abbondantemente stravolta, lascia il passo a uno sguardo distaccato su ciò che la circonda. Per quanto si forzi a convincersi del contrario, non subisce le correnti autodistruttive delle masse. L’equilibrio tra individuo e collettività è quanto mai più lontano.

Lenù è, in questo terzo atto de L’amica geniale, una scrittrice a tutti gli effetti.

Il suo primo romanzo ottiene un successo inaspettato ma non trova apprezzamento nella sua famiglia d’origine, né in quella d’adozione. Anche gli amici sembrano quasi deriderla e l’accusano di vivere fuori dal mondo, di aver studiato tanto per poi non capire nulla della lotta proletaria e delle ansie e delle angosce di un’Italia in subbuglio. Quello che doveva essere un successo, assieme al suo matrimonio, si rivela un incubo.

Elena Ferrante: Storia di chi fugge e di chi resta

Al contrario, Lila assume di nuovo prestigio agli occhi della Napoli dell’epoca.

Dopo aver generato non poco scandalo per aver abbandonato il marito e una condizione di vita materialmente agiata, sembra lasciarsi andare alla sconfitta poiché, sola, accetta di umiliarsi vivendo in condizioni lavorative che definirle degradanti è poco. Lila, agli occhi degli amici e militanti comunisti diviene però un’eroina dalla quale trarre ispirazione. Perché lei, al contrario di Elena, sa, capisce, soffre con e per loro. Subentra ancora il gioco perverso dove le personalità tratteggiate dalla Ferrante diventano intercambiabili e ancora una volta i confini si spostano e si confondono seguendo il tema, colonna portante di tutta la saga, della smarginatura.

Come negli altri romanzi, la sorte si rivela decisamente beffarda.

All’ascesa di una corrisponde il declino dell’altra e viceversa. Nel male e nel bene, diventano simboli di un Paese sull’orlo della distruzione totale, della morte delle ideologie.

Lila diviene il simbolo del riscatto della classe operaia? Elena diviene invece un simbolo di un’alta borghesia malata che si trincera dietro la maschera di una superiore intellettualità. E questo succede perché la prima decide di restare mentre la seconda, fugge.

Storia di chi fugge e di chi resta di Elena Ferrante: scontro tra cultura femminile e maschile

Malgrado la sua caduta di prestigio in quanto diventata d’un tratto una ricca signora che si dà arie d’intellettuale, Elena riesce comunque a risollevarsi e ad analizzare la sua condizione di donna, moglie e madre. Riflette quindi sul perché, dopo tanti sacrifici e umiliazioni, i suoi successi non le vengano riconosciuti ma, anzi, accolti con tiepido e accondiscendente interesse.

Le domande che la narratrice si pone confluiranno in un interessante ragionamento che si andrà a sommare a un altro tipo di lotta che si affaccia in quegli anni e che prenderà il nome di femminismo. Elena si sente giunta ad un punto morto e comprende che la causa dei suoi mali è proprio sé stessa perché, per amore dello studio e della conoscenza, ha tradito il suo essere donna e, con diligenza, ha cercato adeguarsi al ragionamento, all’intelletto maschile. Nulla di ciò che ha detto o pensato proviene da lei, la sua intelligenza non è altro che il frutto, un’estensione dei processi logici e culturali definiti dal pensiero dell’uomo.

“L’università non libera le donne ma perfeziona la loro repressione. […] La donna è il Soggetto Imprevisto”.

Ed è in quest’ottica che Elena arriva a guardare Lila con occhi diversi, a sentire la morsa della loro antica competizione. La prima è disprezzata perché, con diligenza, si è adeguata al mondo nel quale si è rifugiata mentre la seconda decide di toccare il fondo, di adattarsi allo status quo. Ma Lila non è capace di adattarsi e continua a rimanere una spina nel fianco per l’amica fuggita che così, dall’interno delle mura della sua bella casa, la immagina:

“[…] sarebbe riapparsa trionfante, ammirata per le sue imprese […] a dirmi: tu volevi scrivere romanzi, io il romanzo l’ho fatto con le persone vere, col sangue vero, nella realtà”.

Storia di chi fugge e di chi resta, mostra ancora una volta una complessa stratificazione di concetti, dati storici e pensieri. Quando sembra che le due donne si uniscono per divenire la rappresentazione di un’unica persona, ecco che ancora una volta si scindono.

Questo romanzo si rivela ancora più denso dei precedenti, quanto basta per procedere con il quarto e ultimo tassello intitolato Storia della bambina perduta.

Autore: Elena Ferrante
Titolo: Storia di chi fugge e di chi resta
Casa editrice: Edizioni E/O
Pagine: 382
Anno di pubblicazione: Ottava ristampa, luglio 2015
Prezzo: € 19.50

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