Se lunedì credevo di non riuscire a terminare per tempo la lettura de L’amica geniale di Elena Ferrante, oggi che è venerdì e dovrei lasciar correre i pensieri cercando di catturare un qualsiasi tema, non riesco ad aspettare. Devo dirti qualcosa sul secondo volume, Storia del nuovo cognome.
Storia del nuovo cognome di Elena Ferrante: la giovinezza
L’opera di Elena Ferrante è scandita in fasi esistenziali. Se L’amica geniale copre l’infanzia fino ad arrivare all’adolescenza, Storia del nuovo cognome è incentrato sulla giovinezza e il livello di coinvolgimento che ne prova il lettore non si abbassa ma aumenta così come le tensioni tra Lila ed Elena si fanno ora più aspre, ora più impercettibili. In ogni caso, quando il loro rapporto fatto d’amore e odio, di sostegno e competizione sembra giungere ad un equilibrio, si sfalda e sembra frantumarsi definitivamente per poi tornare il punto focale dell’intera narrazione.
Elena continua a studiare pur sentendosi fuori posto, fuori luogo, estranea a tutto ciò che la circonda e perfino a sé stessa e Lila, rifugiatasi nel vincolo coniugale, scopre amaramente di essersi invece intrappolata in un meccanismo al quale non riesce e non può, caratterialmente parlando, sottomettersi. Segue quindi un’altra forma di ribellione e, di conseguenza, di riflessione della condizione femminile e del suo ruolo di moglie e madre.
Che cos’è la giovinezza se non un intrigo di desideri, paure, sensazioni e sentimenti inesplicabili? Questa sembra la domanda centrale che il lettore si pone spontaneamente e che si accavalla alla voce narrante di Elena Greco. Tuttavia, man mano che si procede nella lettura non si capisce se questo stato d’angoscia perenne e altalenante è davvero determinato da tale quesito o se la Ferrante si diverte a confondere chi legge inghiottendolo in immagini, parole e scorci che si fanno via via più intricati.
Storia del nuovo cognome di Elena Ferrante: la smarginatura
Il concetto di smarginatura appare già ne L’amica geniale ma con Storia del nuovo cognome questo avvenimento, questa assenza di margini, di limiti, di confini assume una valenza, un significato più chiaro e sembra avere a che fare con la differenza che esiste tra personalità e identità.
La fase di sviluppo è conclusa con il matrimonio di Lila e, mentre Elena pensa che l’amica abbia incontrato l’amore, la sicurezza emozionale e, soprattutto, un’identità il secondo romanzo si avvia a narrare con minuzia la vera e propria fase di formazione. Si ha la sensazione di intuire che la scoperta, la coscienza di sé da parte delle due giovani donne non equivale al possedere un’identità definita, riconosciuta dai contesti nei quali esse si muovono.
Con Storia del nuovo cognome non si parla tanto di personalità ma di ricerca, di analisi e costruzione di un’identità capace di fare i conti con il passato per poter poi cambiare il futuro.
Il problema (e forse il tratto più angosciante) è che se le personalità di Lila e Elena sono chiare e nette (una è cattiva, l’altra è buona, una è estrosa l’altra metodica, una è ignorante ma astuta e manipolatrice e l’altra è colta ma ingenua e insicura) quelle degli uomini che le circondano e con cui si scontrano, no. La smarginatura, così la nomina Lila nel momento stesso in cui la prova mentre osserva con il fratello maggiore, Rino, è un primo segnale rivelatore di questa differenza.
Se le due amiche o nemiche hanno una forte personalità ma lottano per affermare e crearsi una loro identità, gli uomini e l’universo maschile in generale possiedono già un’identità forte, tramandata di padre in figlio e, nel generale, da una cultura e società patriarcale che vede la donna come un essere inferiore, subalterno, non più importante di un bene, una proprietà oggettiva.
Una donna è identificata come tale in quanto dipendente, assoggettata al maschio. Di converso, quando l’identità e il ruolo del maschio viene messa in discussione o anche solo osservata più a fondo da una delle due protagoniste, essa sembra crollare, fuoriuscire dai confini convenzionali rivelando una personalità diversa da quella mostrata in pubblico.
Subentra così un gioco di specchi e di illusioni giostrati con una precisione chirurgica, da far accapponare la pelle. Non tutto è come si vede o si sente e la teoria delle maschere di Pirandello sembra divenire più concreta rendendo il modo di scrivere e la storia della Ferrante ancora più denso e, allo stesso tempo, provvisto da una forza attrattiva indescrivibile.
Infatti, ho appena finito di leggere il terzo volume della saga, Storia di chi fugge e di chi resta ma… te ne parlerò lunedì prossimo.
Autore: Elena Ferrante
Titolo: Storia del nuovo cognome
Casa Editrice: Edizioni E/O
Pagine: 470
Anno di pubblicazione: Ristampa luglio 2015
Prezzo di copertina: €19.50
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