2003
Era l’anno della Biennale di Venezia intitolata Sogni e conflitti. La dittatura dello spettatore e del quale acquistai il catalogo ufficiale e l’anno in cui conseguii il diploma di maturità in Grafica Pubblicitaria e Fotografia. Un anno che chiuse un capitolo della mia vita per iniziarne un altro.
2016
È l’anno scelto per leggere Il Bonami dell’arte. Incontri ravvicinati nella giungla contemporanea di Francesco Bonami. L’ho appena concluso pensando di svagarmi un po’ ma, alla fine, mi sono resa conta di aver acquistato un libro che mi ha condotto al ricordo di un’altro.
Piccola premessa, la controversa Biennale di Venezia del 2003
Mi ricordo molto, molto poco dei padiglioni visitati. Ci andai perché sentivo che era mio dovere.
Insomma, stavo uscendo dall’Istituto d’Arte per poi affrontare la Facoltà di Lettere, volevo mantenermi aggiornata. Temevo di dimenticare l’arte, i discorsoni adolescenziali che ruotavano attorno ad essa e gli insegnamenti dei professori che, nel corso della loro carriera professionale, hanno contribuito alla formazione di ogni classe e studente, non solo della mia.
Non ho mai desiderato diventare un’artista. Mi piace disegnare, ma non sono mai stata questa gran cima. Il percorso artistico l’ho scelto perché voglia di studiare ne avevo poca (o meglio, non avevo acquisito ancora alcun metodo di studio) e perché sembrava la scelta più semplice. (Come no).
Non rimpiango questo periodo, anzi, se dovessi tornare indietro farei le stesse scelte. Compresa quella di visitare la Biennale di Venezia del 2003.
L’unica cosa che ricordo però è un’opera vagamente inquietante che riproduceva un bambino la cui testa era infilata sotto il cappuccio di un cappotto e che sembrava una rana gigante. Rimasi a fissare quella che doveva essere una scultura per un bel po’. Mi metteva a disagio, aveva un ché di soffocante. Qualcosa di puro veniva fagocitato, in parte, da una forma riconoscibile ma non definita. Proprio strana.
Un’altra cosa. Non ho dimenticato il prezzo esorbitante del catalogo. Perché acquistarlo? Perché era un libro che raccoglieva le opere e le installazioni di artisti d’avanguardia. Perché sentivo che, con il tempo, quell’acquisto avrebbe acquisito valore e perché, malgrado non avessi colto i vari messaggi e le narrazioni che si nascondevano dietro il filo conduttore seguito dalla Biennale sentivo che prima o poi mi sarebbe tornato utile. (E perché, visto che non ho e non avrò mai la possibilità di accaparrarmi l’opera del momento, il catalogo riesce a soddisfare la mia bibliofilia senza nulla togliere a un pizzico di collezionismo).
L’Arte si rinnova in continuazione pur mantenendosi coerente con concetti universali dell’effimero,dell’umano e forse, anche dell’inutile.
In genere, la mia capacità di comprensione non va oltre al futurismo e a quegli astrattisti che, nel veicolare un messaggio, utilizzano un diversi linguaggi. Vasilij Kandinskij, ad esempio, mi piace molto perché i suoi dipinti rendono visiva, con i colori, le linee e le forme geometriche, la forma d’arte perfetta, la musica. Per il resto, l’Arte delle installazioni mi risulta ostica, ermetica, strana e, in certi casi, pure brutta.
Ognuno ha un suo personale senso estetico. Il mio, a quanto pare, è forse un po’ anacronistico. C’è voluta una puntata di Booklovers su Sky Arte (programma molto carino e ben strutturato che, purtroppo non fanno più) incentrata sulla satira per farmi tornare sui miei passi. Ho provato una sorta di nostalgia per il mondo dell’arte e mi segnai uno dei libri di Francesco Bonami.
Leggere Il Bonami dell’arte. Incontri ravvicinati nella giungla contemporanea
Leggere questo libro di Francesco Bonami voleva essere un modo per svagarmi un po’. Non sono mai stata una lettrice selettiva. Disordinata e curiosa come al mio solito, l’impulso nostalgico del momento mi ha condotta su queste pagine.
Pur con diversi rimpianti per non aver visto abbastanza mostre o per non aver continuato a raccogliere Art Dossier e riviste di settore come se non ci fosse un domani, leggere Il Bonami dell’arte è stato fantastico.
L’autore tratteggia, con lo spirito arguto che lo contraddistingue, le qualità, i difetti, le fissazioni, i punti deboli e i punti forti dei nomi più noti e delle personalità più influenti del mondo dell’arte.
L’intero libro è una mostra in forma scritta. Le aree predisposte all’esposizione delle opere (spesso non più ampie di una facciata) sono gli artisti, le opere sono le impressioni di Bonami una volta che è entrato in contatto con la loro personalità.
Non tutti rimangono impressi ma, tra le figure più affascinanti sono rimasta incantata da John Cage:
“Dopo un po’ che ero in sua compagnia mi sono reso conto di respirare l’ossigeno della vera libertà […] mi sembrava che fossimo diventati due canarini e il loft la grande gabbia dalla quale non avevamo alcuna intenzione di uscire: era comoda, spaziosa e zeppa di allegria”.
Ho ammirato la capacità di adattamento e di analisi del cambiamento colto in Richard Prince:
“La sua serie di quadri, fatta prendendo immagini da Instagram, è la prima riflessione seria sui social media da parte di un artista contemporaneo non certo giovincello”.
Per poi rivedere la “rivalità” vigente tra Arte e Natura, accennata, sempre da Bonami, in occasione di uno dei suoi incontri con il collezionista d’arte russo Leonida Mikhelson:
“L’essere umano deve aver inventato l’arte per consolarsi di non aver potuto creare roba come le stelle, il ghiaccio o le foreste tropicali. E anche le nuvole, perché no”.
Solo questi tre micro estratti, tra 65 esponenti dell’Arte Contemporanea, sono sufficienti per leggere e rileggere questo piccolo libro.
Il lettore riesce a comprendere i retroscena dell’arte che è un continuo sentire, osservare, stupire o infastidire, profetizzare. Farne a meno è impossibile perché induce comunque alla riflessione e a una lettura originale di ciò che circonda confondendo la realtà con il sogno e (per chi si guadagna da vivere con questa effimera materia) venderla.
Molte delle figure lette le ho ritrovate nel catalogo della Biennale di Venezia e quelle opere che a me parvero incomprensibili hanno acquisito maggiore significato perché si ha uno scorcio dell’umanità di quella giungla che è il mondo dell’arte, con tutti i suoi pregi e difetti. Nel mio piccolo, mi è sembrato di scoprire che l’istinto, più che la memoria, mi aveva condotta sulla via di un percorso circolare che, apparentemente, si è chiuso riportandomi al punto di partenza. Ed è stata un’esperienza di lettura piacevole e stimolante.
A proposito, l’opera che mi è rimasta impressa per 13 anni è dell’artista Hannah Greely, si intitola Silencer. Non è presente ne il Bonami dell’arte ma questa è l’immagine presente nel catalogo:
Che dici? Ti va di leggere il libro di oggi? Ecco i dati:
Autore: Francesco Bonami
Titolo: il Bonami dell’arte. Incontri ravvicinati nella giungla contemporanea
Casa Editrice: Electa
Collana: SmArtbooks
Pagine: 125
Anno di pubblicazione: 2015
Prezzo di copertina: € 12.90
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