Ieri ho concluso la lettura de Le ali della vita di Vanessa Diffenbaugh e oggi è arrivato il momento di parlarne, seguendo la rotta di un volo verso casa dalle traiettorie contorte ma dettate dalle correnti del cuore.
Leggere le ali della vita, viaggio verso un’idea più reale di famiglia
Non so se per colpa nostra o per retaggio culturale ma, siamo ancora abituati a vedere la famiglia secondo canoni rigidi e tradizionali come se fossero le uniche soluzioni possibili per poter ritrarre una realtà sociale sana, equilibrata e felice. Un quadretto idilliaco e, fondamentalmente, utopico.
Con Le ali della vita, Vanessa Diffenbaugh ha dipinto una famiglia credibile. La protagonista, Letty, è madre di due ragazzi cresciuti dai nonni che fuggono in Messico, il loro Paese di nascita, lasciandola sola a ricoprire il ruolo materno per il quale si sentiva inadeguata.
Letty è stata una ragazza madre. Il primogenito, Alex, è frutto di un amore adolescenziale mentre Luna è la conseguenza di una delle notti di disperazione di una Letty giovane e persa, che lavora come barista per poter aiutare parenti mai visti e viventi al di là del confine americano e che affoga nell’alcool la disistima e il senso di fallimento che prova verso sé stessa.
Questo il quadretto familiare descritto dall’autrice, questo il nucleo più verosimile e vicino alla realtà di quanto possa sembrare. Certo, l’ambiente nel quale si muovono i personaggi che si delineano è diverso dalla realtà nostrana ma i meccanismi, le difficoltà, le paure e il bisogno di riscattarsi facendo la cosa giusta o seguendo il cuore, sono le stesse. Sono universali.
“I miei sbagli fanno male.
Ma l’amore mi può curare.
Non è mai troppo tardi per spiccare il volo”.
Nelle prime pagine del libro, Letty è convinta di non essere in grado di badare ai suoi figli. Le ci vuole un incidente stradale e la generosità di chi non ha niente per capire che è il momento di tornare indietro, di assumersi le sue responsabilità e di affrontare le sue paure.
“Per il solo fatto che si trovavano in un ospedale pubblico, Letty sapeva che ognuno di loro era povero, e quel rifiuto le fece salire le lacrime agli occhi. Il che le procurò altri dolci, altri fiori, altri fazzoletti con i bordi all’uncinetto, finché pensò di essere sepolta viva dalla loro generosità”.
Nel corso della narrazione, con pazienza e un battito d’ali alla volta, la famiglia si ricostituisce. Cerca di tornare in traiettoria, di spiccare il volo e lo fa seguendo i veri canoni capaci di renderla unita e armoniosa; l’amore e la comunicazione rimodulata secondo le regole dell’ascolto. Per quanto fittizia (ma neanche tanto se si ricorda che la scrittrice attinge molto dalle sue esperienze personali) questa famiglia è reale perché costituita da un gruppo di individui il cui legame va oltre quello biologico e che scelgono ogni giorno di stare assieme, di aiutarsi, di comunicare, di volersi bene, di proteggersi a vicenda. Un gruppo di individui consapevoli delle proprie debolezze ma anche della loro forza interiore su cui fanno leva per guadagnarsi un posto nel mondo.
Leggere Vanessa Diffenbaugh: un piccolo excursus sui paradossi sociali
Le ali della vita mantiene il livello de Il linguaggio segreto dei fiori. L’autrice conferma ampiamente il suo talento nel trattare e denunciare, con delicatezza incantevole, tematiche dolorose inerenti i rapporti familiari, la povertà e le istituzioni scolastiche che guardano più al distretto e alla classe sociale invece di garantire a priori le pari opportunità e il diritto allo studio, di tutti.
Il romanzo illumina anche sul tema dell’immigrazione e di come esso viene gestito su suolo americano. Emblematico il caso di Yesenia, figura dolcissima e sfortunata, la cui condizione e permanenza negli Stati Uniti dipende da regole politico-burocratiche che non le riconoscono la cittadinanza, pur essendo praticamente nata, cresciuta ed educata come un’americana. Non è altro che un’ospite invisibile ma tenuta sotto stretto controllo. Invece di essere tutelata, Yesenia è quindi minacciata dalla piaga del bullismo e dal rischio di espulsione.
Di tutti i personaggi (bellissimi, non c’è che dire) Yesenia è quella per il quale il lettore non può fare a meno di provare affetto e ammirazione. La sua famiglia è la madre Carmen. La sua famiglia è Alex. Il legame con loro è la sua casa. Peccato che quei legami non vengono visti dalla legge e, per far in modo che essi continuino mantenendo un’illusione di opportunità, in linea con il mitico Sogno Americano, non può far altro che confidare nella benevolenza delle leggi del Paese ospitante. Un paradosso per un luogo che vanta una tradizione tanto liberale ma che viene comunque accettato dalla stessa Yesenia con dignità e determinazione e affrontato con tutto l’amore che prova per chi fa di tutto per farla sentire a casa.
Il finale de Le ali della vita è dolce e amaro allo stesso tempo, come ne Il linguaggio segreto dei fiori e non avrebbe potuto essere diversamente. Vanessa Diffenbaugh ha una scrittura scorrevole e semplice e i contenuto che offre sono validi, affrontati con equilibrio e lucidità. Chissà se ha già deciso di scrivere un terzo libro… io ci spero!
A proposito, una delle cose più curiose e interessanti dei romanzi di quest’autrice è la copertina. Non è mai uguale. La mia copia de Il linguaggio segreto dei fiori aveva un tulipano, un fiore che annuncia una dichiarazione d’amore. Per Le ali della vita bisogna fare attenzione ai ciondoli e ora ho realizzato di aver la gabbia che rappresenta, guarda caso, il coraggio di cambiare.
E la tua copia? Quale ciondolo ha in copertina?
Autore: Vanessa Diffenbaugh
Titolo: Le ali della vita
Titolo originale: We Never Asked for Wings
Traduzione: Alba Mantovani
Casa editrice: Garzanti
Pagine: 334
Anno di pubblicazione: maggio 2015
Prezzo di copertina: € 18.60
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