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Leggere Farsi capire di Annamaria Testa

18 Gennaio 2016
Leggere: da Luisa Carrada a Farsi capire di Annamaria Testa

Dopo aver affrontato i libri di Luisa Carrada, mi sembrava doveroso approfondire il discorso su web writing e comunicazione leggendo Farsi capire di Annamaria Testa, fondatrice di Nuovo e Utile.

Di primo impatto però mi sono trovata in difficoltà nello scrivere questo post e quindi, più che una recensione, ti lascio una serie di associazioni e pensieri sorti in corso di studio e, parafrasando un capitolo del libro, punteggiature.

Farsi capire di Annamaria Testa

Leggere Annamaria Testa: Farsi capire, un concentrato di materie umanistiche e scientifiche

Prima di tutto vorrei specificare che cosa intendevo quando ho ammesso di aver incontrato delle difficoltà. Non è facile, per me, costruire un discorso sensato seguendo le impressioni provate durante la lettura e tenendo conto delle mie lacune personali.

Semplicemente, ho espresso un mio disagio culturale che nasce dalla mia formazione universitaria in Lettere. Negli anni, sia online sia offline, sono nati spesso dei confronti con amici e studenti laureatisi, invece, in Scienze della Comunicazione. Conversazioni che a volte si concludevano con un’affermazione come questa:

“Lettere e comunicazione sono due cose diverse”

e che mi facevano percepire una sorta di rivalità tra le due facoltà. Tuttavia, questi due mondi non sono poi così lontani da impedire di ipotizzare una sorta si complementarietà o trasversalità tra di essi ma, per appurare delle somiglianze, ho cercato di documentarmi. Per sentirmi preparata, per formarmi.

Per questo motivo, Farsi capire si rivela fin dal primo capitolo un ottimo manuale che ha notevolmente diminuito il mio iniziale disagio culturale facendomi sentire più adeguata e potenzialmente adatta a sperimentare ed esercitarmi nella comunicazione scritta, non solo per diletto ma anche per lavoro.

Il lettore, infatti, viene guidato passo passo in ogni fase comprendente il processo comunicativo avvalendosi anche di studi di linguisti, teorici e studiosi come Noam Chomsky, Roman Jakobson, Ferdinand De Saussure e tanti altri. Studiosi che ho incontrato anch’io nel mio percorso di studi e che, per il momento, riposano nelle montagne di carte, riassunti e schemini eseguiti in vista di questo o quell’esame.

Farsi capire tocca diversi temi. Si concentra nell’illustrare che cosa sia un comunicatore professionista, specifica i fattori e le modalità con i quali si forma un atteggiamento creativo (e del quale ho cercato di trovare a modo mio una definizione in Creatività e fantasia: complementari ma non uguali) precisando che è impossibile non comunicare, parla dei vincoli e delle relazioni che entrano in gioco quando si deve farsi capire, appunto.

Mi sono sentita perfettamente a mio agio quando ha delineato una piccola panoramica storica sulla nascita della retorica, di come essa influisca nella strutturazione di un discorso logico, emozionale e persuasivo. Certe cose, quando le studi, ti fanno soffrire ma, quando realizzi quanto siano importanti anche in una formazione differente dalla tua allora capisci che non tutto è perduto e i pomeriggi passati a studiare sono serviti a qualcosa.

Il pregio maggiore di Farsi capire è che a conclusione di ogni capitolo viene stilato un riassunto che riporta i punti fondamentali trattati. Anche se, a mia volta, ne avevo creati di miei scoprendo poi che Annamaria Testa aveva previsto anche questo impulso. 🙂

Malgrado i riscontri positivi, il libro di Annamaria Testa non è proprio facilissimo da leggere.

In alcuni punti ho avuto difficoltà di comprensione, in altri mi sembrava di aver scoperto l’acqua calda e in altri ancora ho pensato di aver sbagliato tutto ma, alla fine, non mi è sembrato che Lettere e Comunicazione fossero così diverse fra loro. A cambiare non sono le competenze richieste a un comunicatore professionista, ma le finalità attribuite alle stesse.

Farsi capire, leggerlo ascoltando anche i pareri contrari

La scorsa settimana è uscito un doppio post sull’importanza dell’ascolto. Io mi sono lasciata andare ai ricordi per riscoprire La storia di Momo mentre Cora Francesca Sollo ha contribuito esprimendo il suo punto di vista, specificando le problematiche che incontra nel suo lavoro nel campo della comunicazione per aziende.

La capacità di ascoltare è un tema affrontato anche in Farsi capire ma, mentre leggevo, mi sono ricordata di aver prestato l’orecchio anche a chi ha dato un parere discordante sulla qualità del lavoro di Annamaria Testa.

In primis, le è stata contestata una poca cura nell’uso della lingua italiana oltre che diverse imprecisioni grammaticali. A parte qualche refuso (che scappa anche ai migliori dei migliori) io non ho trovato nulla di quanto mi è stato paventato ma è anche vero che non sono un grammatico né un accademico puntiglioso e intransigente e questo mi porta a “valutare” lo stile di scrittura dell’autrice come semplice e corretto, coerente con quanto va insegnando.

In fondo, non dichiara da nessuna parte di possedere la verità assoluta sull’argomento proprio perché parla di una vastissima gamma di fattori e regole che influiscono e determinano una comunicazione efficace.

“È possibile che (la comunicazione) sia una faccenda complessa. E che lo sia perché siamo complessi noi”.

In parole povere, a me il libro è piaciuto e, l’ho trovato utile e ben strutturato. E tu?

Autore: Annamaria Testa
Titolo: Farsi capire. Comunicare in modo efficace, interessante, persuasivo
Casa Editrice: Bur saggi
Pagine: 427
Anno di pubblicazione: dicembre 2014
Prezzo di copertina: € 12

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2 Comments

  • Reply Francesco 18 Gennaio 2016 at 11:31

    La tua recensione, Rita, è invitante, impeccabile e generosa. Io sono tra coloro che imputano alla Testa le imprecisioni grammaticali; il che non m’impedisce tuttavia di apprezzare il tuo lavoro. Purtroppo, va strutturandosi una nutrita scuola di consiglieri che assomiglia molto a quella di coloro che danno i numeri vincenti per l’estrazione del lotto: se sono così bravi a tirare fuori il coniglio dal cilindro perché non lo fanno per sé? È per lo meno strano che agiscano con tanto altruismo. Dal mio punto di vista, chi vuole imparare a comunicare o a scrivere deve prendere tra le mani i saggi o i classici della letteratura, non ha bisogno di queste stramberie. In quanto alla grammatica, l’evidenza non si può negare: non si tratta di refusi o di sviste, ma di errori veri e propri, abbandonati sul blog Nuovo e Utile. E ribadisco, come ho fatto in precedenza: chi si propone di dare consigli sulla scrittura deve conoscere la grammatica… Diversamente, sarebbe simile a quel macellaio che non distinguesse il pollo dal maiale, ma avesse una bella macelleria.

    • Reply Rita Fortunato 18 Gennaio 2016 at 12:02

      Per le competenze che ho di grammatica, il libro mi è parso come da recensione (che per la verità è più una riflessione generica e generale) e quindi sostanzialmente corretto. Tuttavia, a suo tempo, ho letto anche le tue considerazioni per poi correggermi. Grazie mille per il tuo prezioso riscontro, Francesco. Chiaro e diretto, come sempre. 🙂

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