Edizione speciale e Guest Post specialissimo (mi sento uno strillone) di Cora. La blogger di Social Muffin, innamorata del lato buono del web, mi ha fatto l’onore e il piacere di contribuire all’integrazione del post pubblicato in mattinata Troppe chiacchiere e poco ascolto: vai da Momo che ti passa, dicendo la sua su cosa vuol dire imparare ad ascoltare nel mondo digitale.
Potevo non pubblicare il suo contributo? Certo che no!
Vieni a leggere! 😀
Imparare ad ascoltare, ne parla SOCIAL MUFFIN
Quando mi hai scritto, ero su un treno che mi portava da Milano a Genova. Nuova città, nuovo cliente, nuova avventura. Con la testa (ed il cuore, come sempre), però, ero immersa nella scrittura di una certa cosa che parlava – tu guarda il destino, a volte, che giri immensi che fa per farti capir che sei sulla strada giusta, certe volte!- dei fraintendimenti in una conversazione digitale. Ragionavo sul fatto che, per quanto dotati di strumenti adattivi – come emoticons, emoji o faccine che si vogliano chiamare, – noi abitanti del digitale capiamo sempre quello che vogliamo capire. Questo proviene da una brutta abitudine che ci siamo portati dietro dal pianeta madre – l’offline – e che continuiamo, inevitabilmente a riproporre nelle conversazioni online.
Si sente solo quello che si vuol sentire, non si ascolta. I bisogni, le priorità, le emozioni. Si ignora il 90% di quello che l’altro dice per svariati motivi. Il primo è la coperta di Linus di ogni essere umano: l’egoismo. Gli utenti sono egoisti: vogliono solo quello che preferiscono avere, secondo i loro tempi, i loro modi, le loro abitudini di consumo. E noi, professionisti o dir che si voglia, dobbiamo correre dietro alle loro esigenze, loro che dettano i tempi, loro che dettano i consumi. Una volta, però, non era il ruolo del marketing quello di guidare? Mi sarò sicuramente persa qualche passaggio, al solito! 😉
Qualche giorno fa Cinzia di Martino parlava del ruolo del marketing, anzi del brand, come quello del pater familias. Non sbaglia un colpo: la metafora è calzante al 101%! Le funzioni del brand sono ascoltare, ascoltare, ascoltare e poi – solo in un secondo momento – agire, con coerenza ma rapidità. Non è facile, esattamente come fare il genitore. La fase di audit è, se si dà il tempo alle persone di fare le cose, quella fondamentale. Dice tutto di tutti. Ed è quella che risolve i problemi. Ecco quindi il secondo motivo per cui si ignora quello che le persone dicono: l’utente non ha un briciolo di pazienza (e nemmeno i brand, se è per questo). Vuole tutto e subito, conosco parecchie persone fatte così, me compresa!
Terzo, e spero, ultimo (se ne trovo ancora giuro mi metto a piangere su Periscope): gli utenti vogliono esattamente quello che vogliono. Esatto: non vogliono sentire ragioni, scuse, ritardi e quant’altro ti abbia fatto ritardare anche di un solo minuto qualcosa che li riguarda. Anche per scrivere questo contributo, ho spostato di qualche minuto altri impegni. E’ solo qualche minuto eppure, nel web, significano ore. E’ la percezione del tempo (o meglio, della memoria) di cui Monia Taglienti ha dato una definizione meravigliosa:
La memoria (ndr. ed io aggiungerei, il tempo) è in un certo senso ciò che siamo, è vita.
Quindi, io non perderei altro tempo, altra memoria ed altra vita. Comincerei da ora, in questo preciso istante, in qualunque posto dello spazio-tempo e dell’universo conosciuto ci si trova, ad aprire bene le orecchie prima che la testa. Perché se non si impara ad ascoltare, difficilmente si otterrà ciò che si vuole. Se qualcuno manifesta un’esigenza ben precisa e la si ignora, la seconda o magari la terza volta, poi, le conseguenze arrivano e sarà inutile piangere sulla Cocacola versata: io te l’avevo detto ma se tu non ascolti è un problema tuo. Quindi, impariamo ad ascoltare tutti. Io ci sto già provando, e tu? 🙂
Photo Credits: immagine in evidenza via Pixabay
1 Comment
Ringrazio Cora e te per la mention 🙂 Ho scritto quel post in un momento particolare della mia vita sentimentale e familiare e per questo motivo sono davvero molto legata a quelle righe.
La memoria nel web è vita, è vero, ed è come se oggi vivessimo in compagnia di una doppia memoria data da quella online e quella offline che si sovrappongono.
Occorre badare ad ognuna di esse e come dice giustamente Cora, occorre imparare ad ascoltare se stessi, la rete e il reale.
Un abbraccio forte